Slumber: Il demone del sonno in blu-ray – recensione

La paralisi del sonno è un disturbo che può colpire indirettamente qualsiasi tipo di persona. Si manifesta con la totale immobilità del corpo, ad eccezione degli occhi e dei polmoni, al risveglio, ma l’attività celebrale rimane nella fase REM. Chi ne è colpito è dunque vittima dei propri sogni, o ancor più spesso incubi, senza riuscire a muoversi. Si hanno visioni macabre o si crede di sentire delle voci inquietanti molto vicine e non si può far nulla per fermarle, finché, nel giro di pochi minuti, il corpo non si risveglia del tutto. Molti la definiscono come l’esperienza più terrificante che si possa mai vivere, e non è causata da un qualche fattore ultraterreno, ma dalla nostra mente e dal nostro corpo.

Ebbene, qualche genio ha voluto dare proprio una risposta sovrannaturale a questo disturbo! Perché ciò che si definisce uno dei terrori più grandi che una persona normale possa mai provare non è già abbastanza inquietante di suo! Tale inutilità è stata presentata in Slumber: Il demone del sonno, film del 2017 diretto dall’esordiente Jonathan Hopkins. Come viene detto nei titoli iniziali, “ispirato a eventi reali”, una tagline tanto abusata quanto Leonardo DiCaprio nei film di Scorsese.

Una dottoressa specializzata nei disturbi del sonno, che però ha problemi a restare sveglia di notte mentre osserva i pazienti (seriamente, chi l’ha assunta in quell’istituto?), traumatizzata dal fatto che, da piccola, suo fratello morì durante un attacco di sonnambulismo, decide di studiare il caso di un bambino affetto da paralisi del sonno e, in contemporanea, sua sorella e i suoi genitori affetti da sonnambulismo.

Ma quali effetti? La bambina che gioca con le cesoie, il padre che cammina per la sala credendo di stare cullando il suo bambino precedentemente morto e la madre che mette nel frullatore tutto ciò che le capita a tiro. Insomma, tali genitori si preoccupano più del disturbo loro figlio e non del fatto che le loro azioni potrebbero involontariamente far del male a loro o ad altri? Anziché un istituto specializzato sui disturbi del sonno, si sarebbe dovuto chiamare un ospedale psichiatrico!

A ogni modo, tale dottoressa, interpretata da Maggie Q (Divergent, Insurgent, Designated Survivor), prende a cuore il loro caso e scopre (non direttamente, dato che anziché osservarli VA A PRENDERSI UN CAFFÈ) che il bambino, durante la paralisi, sembra essere schiacciato sul letto da una qualche forza invisibile come dimostrano anche i segni che riporta addosso.

A salvare la situazione ci penserà il non più Doctor Who Sylvester McCoy (dubito che il vero Dottore avrebbe cercato di aiutare persone così incompetenti), il quale spiega appunto che il tutto è causato da nientemeno che un incubus, e che lo si dovrà fermare proprio nei sogni.

Il problema principale di questo film non è tanto l’incompetenza della dottoressa o dei suoi colleghi, o la poca cura che i genitori mostrano per loro stessi o per i loro figli, o addirittura il fatto che il sopra citato McCoy reciti in maniera tale da prendere il film ancora meno sul serio di quanto meriterebbe, senza neanche parlare di un climax tanto banale quanto povero di pacing. Il vero punto dolente, come già citato nell’inizio, è che si vuole dare inutilmente tinte paranormali ad un’esperienza inquietante proprio perché è reale e potrebbe succedere a chiunque. Non sarebbe stato più interessante se fosse stato più un horror psicologico, dove il tutto accade nella mente del protagonista? O magari una raccolta di storie brevi, stavolta però tratte realmente da storie vere, riguardo a cosa succede durante la paralisi?

Slumber è un B-Movie come molti altri, pieno di jumpscare, una sceneggiatura debole e con una buona premessa sfruttata male. A parte gli attori, che nonostante tutto svolgono bene i loro ruoli, e un paio di momenti di tensione, è un film dimenticabile come molti altri.

Se si vuole approfondire di più l’argomento, si veda piuttosto il documentario The Nightmare, del 2015. Non è narrativa, ma è ugualmente inquietante, e prende sul serio l’argomento.

 

Andrea De Venuto

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