Shape of you – La linea del tuo volto

Ecco un nuovo racconto scritto da Samanta Crespi. Si tratta di una sorta di song-fic d’amore ispirata alla canzone Shape of you di Ed Sheeran.

Buona lettura!

Se non l’avesse vista ballare in mezzo a tutta quella calca fatta di umanità sudata e mediocre, Temi’ell avrebbe sicuramente considerato quella serata sprecata. Stava finendo di bere la sua birra ghiacciata, e schiumosa al punto giusto, quando alle sue fini orecchie da elfo, era giunta morbida come una carezza, la sua voce. Aveva sovrastato le altre, come fosse una melodia composta solo per lui.

Lo stregone aveva lasciato il boccale sul bancone e ravvivandosi i corti capelli rosso scuro con la mano, si era fatto largo tra la folla fino a raggiungere la pista da ballo.

“Ehi tesoro, ti va’ di ballare con me?” Aveva domandato gridando per farsi sentire, oltre il frastuono.

La giovane donna aveva continuato a muovere i fianchi a ritmo, scuotendo lievemente la testa.

“Sono impegnata” Aveva detto lei sorridendo.

Temi’ell guardandosi intorno non aveva scorto nessuno accanto alla donna dai lunghi capelli azzurro cielo, perciò si disse che forse poteva insistere con lei.

“Ed il tuo cavaliere invisibile ha un nome? Così che possa chiedergli il permesso per ballare con te”.

“Sono sola questa sera, ma sono comunque già impegnata” Ripeté lei, soffiando nel suo orecchio, mostrandogli l’anello lucido che portava all’anulare.

“Cosa sarà mai un ballo?”  Chiese spavaldo lui ignorando la fede argentea al dito di lei.

“Sei uno che non molla facilmente vero?” Urlò la ragazza dagli occhi castani per farsi sentire sopra la musica del locale.

“Non quando si tratta di una donna così” Disse l’elfo, e senza aspettare ulteriore risposta, la prese per i fianchi e la trascinò con sé.

Ailenor, questo il nome dalla ragazza dai capelli celesti, oppose una certa resistenza, ma neanche poi troppa, allo sconosciuto intrigante che la teneva salda con una mano sul fianco.

La musica fece una pausa, per poi ricominciare, e fu in quel momento di silenzio, che Temi’ell le porse la propria mano callosa, la cui pelle era screpolata dal sole e dal vento della costa, per accompagnare i suoi passi.

“Come ti chiami dolce sirena?” Chiese lui, sorridendole com lo sguardo, consapevole della propria avvenenza.

“Mi chiamano in molti modi, ma suppongo che nella tua lingua il mio nome suoni più o meno come Ailenor”. Gli rispose lei, facendo cadere lo sguardo malizioso dell’elfo nel vuoto.

“E tu che te ne vai in giro a rubare balli alle coppie, a che nome rispondi?” Gli domandò lei cercando di tenere una certa distanza fra loro, anche se lui, doveva ammetterlo, odorava di buono, di tempesta, di onde, di libertà e di fuoco.

“Temistocle, per servirla mia signora, ma tutti qui mi conoscono come Temi’ell”. Lo stregone abbozzò un lieve inchino e, nel rialzarsi, incontrò nuovamente gli occhi castani di lei, che ora con le luci al neon del locale assunsero una sfumatura dorata. Non poteva giurarci, ma Temi’ell era quasi sicuro che Ailenor fosse arrossita prendendogli la mano.

La canzone interruppe le loro presentazioni e lo stregone pensò che, ironia della sorte, quello poteva essere il brano perfetto per loro due.

Temi’ell non aveva mai dato peso a frivolezze come il colpo di fulmine, o l’amore, era fermamente convinto che queste fossero solo dolci menzogne con cui la maggior parte delle persone maschera un bisogno, che sia esso carnale o spirituale.

Girl, you know I want your love

Your love was handmade for somebody like me

Come on now, follow my lead

I may be crazy, don’t mind me

Lui la desiderava, era bellissima, e probabilmente, non era l’unico ad aver fatto certi pensieri su di lei quella sera, eppure sentiva che c’era dell’altro non era solo attrazione, Ailenor sapeva di buono, di casa, di qualcosa di sconosciuto ad un giramondo come lui.

“Mi piace molto il modo in cui ti muovi…” azzardò Temi’ell spostando i piedi a ritmo con lei, che la danza sembrava averla nel sangue.

“Anche tu non sei male, per essere uno stregone…” Lo punzecchiò lei, sorridendo per la prima volta al suo accompagnatore.

“Faccio del mio meglio, anche se credo di soffrire ancora per il -male di terra-“ Ammise un po’ imbarazzato l’elfo dagli occhi blu come le acque dei mari più freddi.

“Sei stato molto per mare?” Chiese lei, alzando di nuovo la voce per farsi sentire da lui.

“Circa due anni ho solcato le acque, senza mai metter piede a terra. Sono approdato con la mia nave tre giorni fa” Temi’ell mentre raccontava ebbe l’impressione che la druida avesse un sussulto e negli occhi le intravide un luccichio, come se si sentisse a disagio.

“Sei un marinaio dunque, oltre che un passabile ballerino…” dedusse lei, mentre cercava invano di tenere a freno l’emozione.

“Così mi offendete, mia sirena, ho forse l’aspetto è il piglio scialbo di un marinaio qualunque? Possibile che non si noti che Io sono un pirata, uno degli ultimi per giunta!”. Dichiarò lui tra lo scherzoso e l’indignato.

Fu a quella rivelazione che la giovane Ailenor comprese tutto, ed ebbe la certezza di averlo già incontrato, stremato, morente, livido, quasi annegato.

Era stata proprio lei ad averlo tratto in salvo dalle acque gelide, un anno addietro, dopo una tempesta nei Profondi Mari del Nord, una zona dove nessuno osava mai avventurarsi con le navi. Nessuno tranne quel pazzo elfo con la sua nave, la Bucaneve.

Aveva trascinato a riva quell’uomo esanime, dai capelli rossi lunghi e insabbiati, la barba rossiccia ed incolta e dalle buffe lentiggini sul viso, lo aveva baciato, restituendogli tramite il soffio magico di sirena, il respiro e la vita.

Come il naufrago aveva riaperto i bellissimi occhi grigio blu, come quel mare in tempesta, lei era fuggita, tuffandosi in mare lontano da lui, e da quell’emozione troppo forte data dal battito impetuoso del proprio cuore.

Ailenor era una druida, ma anche una sirena, una delle ultime nei mari del Nord. Non poteva certo farsi vedere da un comune elfo, per di più un pirata, questo avrebbe significato per lei l’esilio dai meravigliosi fondali e la rinuncia ai propri poteri.

“Capisco… “ disse solo lei, con la mente ormai distante e il corpo rigido, come un tronco di legno, tra le braccia dello stregone.

I’m in love with the shape of you

We push and pull like a magnet do

Although my heart is falling too

I’m in love with your body

“Che succede? Sembra che tu abbia visto un fantasma…” Temi’ell la guardò con aria sorpresa e un po’ preoccupata.

“Devo andare… perdonami”.

Ailenor si staccò bruscamente dall’uomo affascinante, e pericoloso, che le cingeva il fianco e scappò via, verso l’uscita del locale.

Una volta fuori continuò a camminare spedita verso la spiaggia, mentre le note di quella strana canzone, ancora la accompagnavano in lontananza.

La druida si ritrovò a piangere senza capirne il motivo, mentre si avvicinava al mare con passi incerti, cerco di scacciar via quelle lacrime puerili ed inopportune.

Soffrire per qualcuno che non avrebbe potuto mai avere non aveva senso, si disse la giovane donna dai capelli azzurri, mentre con grazia si sfilava le scarpe rimanendo a piedi nudi sulla sabbia umida e scura.

“Non sarei mai dovuto entrare in quel locale!” Disse, imprecando ad alta voce contro se stessa, convinta che nessuno, in quella notte fredda e stellata, la stesse ascoltando.

“…Ti saresti persa il ballo con la persona più interessante di tutto il pub!” Disse Temi’ell, apparendo, silenzioso come un gatto in agguato, alle sue spalle.

“Non conosci né cosa sia la modestia né cosa sia un rifiuto vero?” Gli rispose lei senza guardarlo, con gli occhi bruni puntati verso la linea dell’orizzonte dove il mare si confondeva col cielo nero.

“E tu dici mai la verità su di te?” La spiazzò lo stregone con quelle parole così dirette, che però ottennero l’effetto desiderato. Ailenor si voltò verso di lui pietrificata dal panico.

“Cosa vorresti dire?” La voce della ragazza tremò, nonostante lei volesse ostentare una falsa sicurezza.

“Dico che ho capito chi sei, e anche da chi stai fuggendo, ma credo tu stia andando nella direzione sbagliata… Non troverai risposte fra la spuma delle onde”.

Lo stregone parlò sicuro di sé e, mentre Ailenor indietreggiava finendo coi piedi nudi sul bagnasciuga, lui avanzava verso di lei con passi decisi, riempiendo, involontariamente, i propri stivali di sabbia compatta e scura.

“Tu non sai di cosa parli…” Gli rispose fredda la druida, sollevando una mano e frapponendo il braccio fra loro, come per tenere a distanza l’elfo dai capelli rossi.

“Sai, Alieenor, stasera è stata davvero una gran bella serata, e penso che, per concluderla in bellezza, adesso ti bacerò. Da troppo tempo aspetto di sfiorare di nuovo quelle tue labbra per vedere se sanno di salsedine e di oceano, come quel giorno…”

Temi’ell accorciò ulteriormente la distanza fra loro e le accarezzò il viso, illuminato solo dalla fioca luce della luna e dai neon del locale in lontananza.

Ailenor sapeva di doversi sottrarre a quel contatto, il mare era così vicino le sarebbe bastato qualche passo e sarebbe potuta scomparire nel blu, in un luogo dove quell’elfo impertinente non avrebbe potuto seguirla. Eppure la giovane donna non si mosse, anzi, lasciò che quell’affascinante mascalzone indugiasse con quelle sue dita ingioiellate, e callose, sul suo volto, percorrendone il profilo fino a infilarsi fra i suoi lunghi capelli che ricordavano il cielo all’imbrunire.

“Mi chiamo Ailenor, faresti bene a ricordarlo pirata.” Lo minacciò lei, con l’ultimo barlume di lucidità che le era rimasto.

“Altrimenti?” Continuò lui, per nulla turbato.

“Scoprirai quanto può essere pericoloso sfidare una druida…” lo ammonì Ailenor.

“Ma dolcezza, tu non sei solo una druida, o mi sbaglio, e la bellissima sirena che mi ha salvato quel giorno non eri tu?”

Temi’ell la stava provocando con quel suo piglio tutto particolare e quegli occhi azzurri ardenti come il fuoco, voleva che lei cedesse, che ammettesse la verità.

La musica intanto faceva da sfondo a quel loro momento così carico di tensione, ad Ailenor parve di sentire ancora quel brano così orecchiabile di poco prima, ma forse la sua era più un’impressione dovuta all’emozione, che altro.

I’m in love with your body

And last night you were in my room

And now my bedsheets smell like you

La donna dalle lunghe ed ondulare ciocche azzurro scuro, arrossì lievemente, ascoltando le parole della canzone, come se pensasse che  forse non sarebbe stato poi così male lasciarsi sedurre da Temi’ell.

Era inutile negarlo, le piaceva, ma Ailenor sapeva bene di non poter rischiare un coinvolgimento con lui, non quando l’anello al proprio anulare le ricordava chi aveva promesso di sposare.

“E anche se fossi stata io a salvarti quel giorno, questo cosa cambierebbe? Ormai è trascorso più di un anno…un anno in cui tu non mi hai mai cercato!” Rammentò lei, cercando di nascondere la propria debolezza di fronte all’elfo dai capelli arruffati.

“Un anno durante il quale non ho mai smesso di sognarti e di desiderarti. Forse eri tu ad essere sorda ai miei richiami? Non so per voi sirene cosa conti, ma so cosa è importante per me…” Tutta la spavalderia che aveva caratterizzato le parole e gli atteggiamenti dello stregone fino a poco prima, sembrava come scomparsa, sostituita da un’espressione di indecifrabile tristezza, o forse rabbia, Ailenor non lo capiva. Era come sopraffatta dalle parole di lui che, aveva lasciato andare la sua nuca, ponendo le mani sui fianchi e lasciandole addosso un senso opprimente di vuoto e di bisogno.

“Che cosa vuoi stregone?”

Lo chiese quasi con disprezzo, ma in realtà era esasperata e sfinita, la giovane sirena dagli occhi dorati non vedeva l’ora di gettarsi in mare e allontanarsi da quel cuore impavido, quale era quello di Temi’ell.

“Solo un bacio, non mi sembra di chiedere le stelle…” Disse lui, addolcendo un po’ il tono della voce. Ailenor non fece fatica a pensare che qualsiasi altra ragazza al suo posto, sarebbe già capitolata molto prima, desiderando molto di più che un bacio da lui. Ma lei, lei aveva una missione, ed un fidanzato devoto ad aspettarla sul fondo del mare, non doveva cedere, neppure su una ridicola richiesta come un semplice bacio.

Ailenor era certissima di voler dire di no allo stregone, ma tutto quello che fece fu, invece, avvicinarsi a lui e schiudere le labbra rosso-violette, come fosse magneticamente attratta da quella bocca impertinente e bugiarda.

Temi’ell, il pirata, sorrise e inspirò forte il profumo di lei, prima di prendere dolcemente possesso di quelle labbra baciate dal mare.

Quel bacio sapeva di acqua e sale, di bianche conchiglie e variopinti coralli, era come se attraverso la bocca di lei, lui potesse sentirsi un tutt’uno col mare e i suoi fondali, il che per un pirata come Temi’ell, era una cosa elettrizzante.

Passò dolcemente la lingua sul labbro inferiore di lei, e per un attimo gli parve di sentirla pronunciare il suo nome in una nuvola di languido desiderio.

 L’elfo indugiò ancora, assaporandola in un dolce scambio di emozioni e sensazioni, la sabbia sotto i loro piedi sembrò vibrare in risposta a quella crescente eccitazione, ma quando Temi’ell riaprì gli occhi, della bella sirena  nessuna traccia. Allo stregone non rimase che fissare il solitudine, il mare ammantato di nero, frangersi sulla scogliera e schizzare qua e là gocciolino d’acqua salmastra.

“Alla prossima mezzanotte mia dolce sirena…” pronunciò lui, ad alta voce, perfettamente consapevole che, da qualche parte di quella grande distesa d’acqua, lei lo stesse ascoltando.

 

Samanta Crespi

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