Ricchi di fantasia: recensione

A causa della temutissima crisi economica che ci attanaglia, nel nostro paese (come in altri) sono venuti fuori dei nuovi poveri che purtroppo rientrano nella sventura di coloro che risultano essere vittime di tale crisi; un contesto drastico che ha dato i suoi frutti anche nel cinema, dando quel giusto spunto a realizzatori vari della settima arte, dediti ad ogni genere possibile.

Nell’ambito della commedia ecco quindi spuntare da noi questo Ricchi di fantasia, opera divertente e accattivante, che mette due mattatori del nostro cinema come Sergio Castellitto e Sabrina Ferilli al servizio di una trama che dell’impoverimento economico ne fa uno spunto da cui partire; la regia è affidata a quel Francesco Miccichè già realizzatore di un lungometraggio graffiante come Loro chi?, co-diretto con lo sceneggiatore Fabio Bonifacci, quest’ultimo, assieme a Miccichè stesso, anche autore dello script del presente Ricchi di fantasia.

Completano il cast la presenza di Valeria Fabrizi, Matilde Gioli, Antonio Catania, Antonella Attili, Stefano Ambrogi, Paola Tiziana Cruciani e Paolo Calabresi.

La storia è quella dell’operaio Sergio (Castelitto), un uomo sposato e con famiglia a carico, che a malapena riesce a mantenere le spese con il suo lavoro edilizio; in tale contesto il nostro uomo di casa vive anche una storia clandestina con Sabrina (Ferilli), una donna anch’ella coniugata, stufa del suo matrimonio e con velleità da cantante ormai andate perse.

Complice uno scherzo fatto dal suo caro amico Nando (Calabresi), Sergio ben presto si ritroverà in mezzo alla strada senza il becco di un quattrino e la sua famiglia, più quella di Sabrina, sul groppone, tutti vittime di una becera beffa che li ha fatti credere di vincere una lotteria milionaria.

Ma quando si ha voglia di andare avanti e si conserva parecchia fantasia, a cosa servono i soldi? Solo che dimostrare di poter realizzare i propri sogni senza l’utilizzo del denaro non è un gesto facilmente realizzabile, e questo Sergio e Sabrina lo sanno bene.

Strizzando l’occhio alla cara e vecchia commedia di una volta, cercando quindi di tirar fuori delle risate graffianti da un contesto attuale quanto tragico, Ricchi di fantasia prende forma in modo molto faticoso nella sua ora e quaranta di durata.

Non che il film di Miccichè sia pessimo, anzi, l’opera diverte e il risultato riesce a strappare delle sane risate, non travolgenti ma congegnate quanto basta pur di fare il loro dovere, solo che l’esilità del tutto non sembra mostrare una messa in scena e un coinvolgimento recitativo degno di nota; a volte le battute sono quanto di più prevedibile si possa recepire in materia e gli stessi Castellitto e Ferilli, anche se divertiti nel coinvolgimento di questo film, spesso risultano abbastanza fuori parte.

Stando a questi dettagli inutile dire che lo script è di un’esilità ben visibile (colpo di scena finale telefonatissimo e scontatissimo) e che determinati particolari servono solo per rendere questo prodotto qualcosa di più della commedia facile quale è (i soliti dettagli sulle ideologie politiche dei personaggi, come la nonna “dubbiamente” comunista interpretata dalla Fabrizi o la figlia/ragazza madre “peace and love” della Gioli, tutti messi in modo proprio superficiale); ma nonostante la succitata caterva di difetti che Ricchi di fantasia potrebbe mostrare, non possiamo però che ammettere la simpatia di fondo del risultato finale, il quale in fin dei conti riesce a farci ridere dell’Italia cinica e priva di valori (economici e morali) che Miccichè descrive nel suo lavoro, strizzando addirittura l’occhio a vari titoli della nostra storica commedia che fu (dallo scherzo di Eccezzziunale…veramente allo scambio di ruoli di Miseria e nobiltà).

Insomma come gioco citazionista va più che bene, come commedia di costume invece viene penalizzato da una resa abbastanza approssimativa.

Mirko Lomuscio