Renfield: recensione

Renfield è il nuovo film diretto da Chris McKay che racconta il morboso rapporto fra il Conte Dracula, interpretato da Nicolas Cage il suo fedele servitore, magistralmente impersonato da Nicholas Hoult .

Con una bizzarra e insolita narrazione, che alterna momenti di grande intensità ad atmosfere paradossali splatter, a volte cariche di comicità, il lungometraggio attraversa e analizza gli aspetti della relazione tossica fra il “servo” Renfield e il suo “padrone”.

La chiave di lettura di questa commedia horror gotica, è la metafora che viene utilizzata per portare sullo schermo le dinamiche patologiche di subordinazione quotidiane che spesso si instaurano sul luogo di lavoro fra dipendenti e dirigenti.

Il servitore Renfield, rendendosi tristemente conto che dopo aver trascorso  secoli a soddisfare ogni richiesta del folle sanguinario vampiro, si sente ora soffocato dalla perversa personalità narcisista ed egocentrica del Conte, decide di unirsi a un gruppo di sostegno composto da esseri umani per uscire dalla spirale tossica che lo costringe, contro la sua volontà, a procurargli le vittime.

Nel corso di  una sparatoria, Renfield conosce un vigile urbano di nome Rebecca Quincy (Awkafina). La ragazza, nella sua cristallina semplicità, lo instraderà in un percorso di disintossicazione dalla nefasta figura del suo padrone, accompagnandolo in una sorta di vita parallela “normale” in cui l’altruismo e l’aiuto verso il prossimo  lo avviano una redenzione interiore.

Purtroppo, nonostante la sua volontà di allontanarsi dal male, nel protagonista resterà comunque radicata la dipendenza affettiva generata dalla relazione tossica che lo costringerà a fare i conti con i demoni del passato.

La pellicola, in modo innovativo, accompagna lo spettatore nel costante confronto fra il mondo reale e il fantastico, fornendo spunti di riflessione.

Mitchell Amundsen con la sua fotografia sottolinea e ricrea questo dualismo, alternando colori misti e saturi a tonalità fredde per accentuarne i contrasti.

 

Vera Borniotto

© Riproduzione Riservata