Red: recensione

Il 25esimo film Pixar Red (titolo originale Turning Red) arriva su Disney+, travolgente come un enorme panda rosso.

Il film diretto dalla premio Oscar Domee Shi (per il corto Bao) inizia come una divertente metafora della pubertà, ma fra comicità fisica in perfetto stile Pixar e uno storytelling emozionante, riesce ad essere molto di più di una parabola. Pixar conferma che, anche se uscirà solo in streaming, le sue storie sono vero Cinema.

Colpisce innanzitutto per la nostalgia che subito pervade chi ha 30 anni o poco più è che si ritrova immediatamente a immedesimarsi in questa ragazzina tredicenne cinese Meilin “Mei” Lee, che vive a Toronto, è molto dotata, ma si trova anche alle prese con i propri desideri, le proprie timide ribellioni tipiche della fine dell’infanzia e l’esigenza costante, l’imperativo, di non deludere la madre Ming, la quale gestisce il tempio di famiglia dedicato al panda rosso, e che da sempre da Mei si aspetta la perfetta figlia. E lo dice la stessa Mei nei titoli di testa.

Chi di noi non si ritrova in questi primi 5 minuti di animazione, alzi la mano! Chi di noi adolescenti a cavallo del millennio, non ha provato almeno una volta le pressioni e le ambizioni genitoriali su di sé.

Chi di noi non si è mai sentito abbastanza per non dover deludere i propri famigliari?

Ecco, tutto cambia quando una mattina la meticolosa e precisissima Mei scopre di essersi trasformata in un gigantesco panda rosso. La vita di Mei non sarà più la stessa. Ma questo non deve per forza essere una tragedia: il film non tratta questa trasformazione come una classica maledizione da invertire, ma come qualcosa che fa parte di Mei e Mei dovrà capire se accettare o no il cambiamento, che poi è proprio la chiave di tutto, anche nel rapporto con sua madre Ming.

Infatti tutto ruota intorno al rapporto conflittuale tra madre e figlia, che non si capiscono, e per equivoci di comunicazione (come il credere che il problema di Mei siano le prime mestruazioni, quando in realtà la questione riguarda la trasformazione in panda rosso) fanno accadere episodi grotteschi sia a casa, che a scuola.

Quello che salva Mei e ci restituisce l’importanza dell’essere davvero accettati e compresi, è l’amicizia. Sono le amiche di Mei, Miriam, Pryia e Abby, tutte diverse e tutte speciali ad accettarla così come è, sia come Panda che come Mei.

La cosa molto bella tra l’altro è che questo cerchio di complicità e fiducia  dato dalle sue amiche permette a Mei di controllare le proprie emozioni, quindi la trasformazione in Panda rosso, ma anche attraverso di esso di esprimere se stessa senza più freni, con gioia ed entusiasmo che Mei non si era mai permessa di esternare prima, come studentessa modello, ma che adesso come animale panda, può. E anzi piace a tutti, li conquista e si diverte.

Ci sono qui tematiche prettamente femminili o peculiari della famiglia di Mei, ma l’originalità di questi film animato passa anche per il racconto delle tradizioni della famiglia sino-canadese di Mei, oppure nel mostrare il talento delle ragazze e la loro passione per le boyband. Ma chiunque si troverà a storcere il viso in imbarazzo mentre Ming raccoglie il quaderno su cui Mei ha scarabocchiato. Questa storia è unica. E proprio per questo universale, come anche i sentimenti quali la vergogna è la rabbia o l’emozione della prima infatuazione, con l’esagerazione data dai gesti e dalle espressioni enfatizzate, che ricordano molto nelle grafiche alcuni anime anni ‘90 (primo fra tutti: Sailormoon, la nostra Usagi con gli occhi a cuore è identica a Mei quando sogna a occhi aperti il suo ipotetico boyfriend).

Un film animato divertente, che commuove e fa riflettere anche sulle dinamiche tossiche che ci si porta dietro nelle varie generazioni, anche senza volerlo. Il problema di Mei si scoprirà essere molto simile a quello della madre con sua nonna, le questioni irrisolte possono minare le relazioni tra genitori e figli, e lo fanno a specchio, senza che ce se ne renda conto.

Ma la soluzione c’è, c’è sempre, basta guardarsi dentro, capirsi, accertarsi, abbracciare anche quella parte di sé che non ci piace, o che pensiamo non vada bene, per noi o per altri.

Ricucire gli strappi famigliari si può e si deve e questa pellicola Pixar fa vedere come sia difficilissimo farlo, ma anche sorprendentemente semplice come tendere la mano, o accettare uno spirito di panda rosso in famiglia.

 

Samanta Crespi
 
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