Benedetta follia: recensione

Intramontabile Carlo Verdone, grande nome della nostra commedia italiana, e soprattutto romana, che sempre torna a farci sorridere sui grandi schermi con una sua nuova pellicola, appuntamento fisso ormai da alcuni anni targato Filmauro, ovvero prodotto da Aurelio e Luigi De Laurentiis.

Oggi l’autore di Un sacco bello si presenta al cinema con un titolo che è tutto un programma, ovvero Benedetta follia, lungometraggio pensato e concepito in modo da poter guardare agli strambi tempi odierni, fatti di uomini di mezza età alle prese con social particolari, come quelli basati sugli incontri sentimentali.

In tal caso il nostro Verdone si affida quindi ad un team di svecchiamento, un pugno di professionisti nuovi che possano portare quel giusto appeal alla sua opera, soprattutto quando si tratta di confrontare anziani con i giovani; è quindi ad un film come Lo chiamavano Jeeg Robot che il noto regista romano guarda per questa sua nuova opera, prendendo dal titolo di Gabriele Mainetti gli sceneggiatori Nicola Guaglianone e Menotti, con i quali ha steso lo script, più il musicista Michele Braga (compositore della colonna sonora assieme a Tommy Caputo); ma soprattutto, dal successo del noto cinecomic tutto italiano, il Carlo nazionale prende con sé la spontaneità recitativa di Ilenia Pastorelli, chiamata al cospetto del noto attore/regista ed usata come spalla esilarante per questa trama tutta rock’n’roll e spiritualità.

La storia è quella del mite uomo religioso Gualtiero (Verdone), il padrone di un negozio di articoli per vescovi e cardinali, felicemente sposato con la bella Lidia (Lucrezia Lante della Rovere) da almeno venticinque anni.
Solo che dopo tale periodo, proprio nel giorno dell’anniversario, lei decide di mollare il suo noioso marito, lasciando quest’ultimo con una serie di pensieri e soprattutto un vuoto incolmabile, difficile da lasciare alle spalle.

Questo fino a quando non appare nella vita di Gualtiero l’irruenza di Luna (Pastorelli), una ragazza dai metodi sbrigativi e la parlata colorita, presentatasi al negozio dell’uomo per un annuncio di commessa; il suo arrivo metterà la vita sentimentale di lui davanti ad una serie di rinnovamenti, in primis la ricerca di un’anima gemella tramite un’applicazione.

Ovvio che l’esperienza porterà in Gualtiero qualche problema di troppo, ma è anche vero che per il nostro uomo divorziato la sua esistenza di mezza età comincerà anche ad avere un senso, almeno in un certo modo.

Con quel suo sguardo “malinconico”, sempre pronto a far pensare e ridere di cuore tra una gag e l’altra, Verdone apre le danze della sua pellicola Benedetta follia con un’immagine datata 1992, rifacendo il verso al film Troppo forte: il nostro attore/regista in una veste simil-Oscar Pettinari (e ritoccato in digitale) si esibisce in una corsa in moto, davanti gli occhi della sua amata Lidia/Lante della Rovere; subito dopo si passa ai tempi d’oggi e quel suo protagonista è ora un ligio uomo di mezza età, senza voglia di divertirsi e di fare altre “follie” nella vita.

Dicendo questo citiamo subito il punto di partenza di questo lungometraggio, termometro di giudizio di una generazione non più dedita allo scapicollarsi, ma adagiata sulla propria noiosa esistenza, anche quando si tratta di confrontarsi con leve molto più giovani; e su ciò Verdone basa gran parte della riuscita di Benedetta follia, duettando alla grande con una vulcanica Pastorelli, brava oca giuliva capitolina, anche capace di sottili momenti intimisti nei lati più seriosi.

Infine vale poi lasciarsi andare dalla carica comica di questa nuova escursione “verdoniana”, ricca di sequenze esilaranti (tra le molte va citata la perversa gag del telefonino col nuovo tormento “Lo famo in 4G”) e l’intrusione di qualche guest del caso, sia in scena (Paola Minaccioni nei panni di una donna ipocondriaca, momento anche abbastanza fiacco a dire il vero ma funzionale in fin dei conti, e Maria Pia Calzone di Gomorra in quelli di un’infermiera) che fuori scena (il coreografo Luca Tommassini che si è occupato dell’onirica sequenza di ballo simil-trip).

Grazie a Benedetta follia è possibile quindi ammettere che la verve comica di un grande autore come Verdone, attivo ormai da 40 anni, non è per niente finita, dimostrando invece, seppur con qualche imperfezione, come il nostro artista romano riesca ancora oggi a creare godibili pellicole che lasciano pensare e sorridere al contempo.

 

Mirko Lomuscio

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