Ore 15:17 – Attacco al treno: recensione

Ormai la cosa è ben chiara: Clint Eastwood ha intenzione di fare sul serio. Un’affermazione che trova una sua spiegazione grazie ai tempi cinematografici che viviamo oggi, popolati da miriadi di pellicole con protagonisti supereroi dell’altro mondo, perlopiù ricchi di poteri speciali.

Tra queste opere il buon “texano dagli occhi di ghiaccio” intende quindi aprire un suo discorso personale sul concetto stesso di eroe, parlando ormai di personaggi “veri” che non molti conoscono e che dovrebbero avere una loro degna popolarità; tale discorso si era aperto con American Sniper, storia del compianto cecchino di guerra Chris Kyle, ed è poi proseguito con Sully, resoconto di un salvataggio aereo manovrato dal pilota di linea Chelsey Sullenberger.

A compimento di una degna trilogia in riguardo, ecco che allora Eastwood volge il suo sguardo verso altri tre personaggi “veramente” eroici, e questi rispondono al nome di Alek Skaraltos, Anthony Sadler e Spencer Stone; loro non sono quelli che hanno sventato un attentato terroristico su di un treno, il Thalys n.9364 diretto a Parigi, il 21 agosto del 2015.

Una vicenda che ha fatto il giro del mondo e che non poteva rimanere in disparte per la cinematografia odierna, tanto da attirare l’attenzione del ben noto Clint, il quale, traendo ispirazione dal libro scritto da Skarlatos, Sadler e Stone insieme a Jeffrey E. Stern, mette su fotogrammi l’essenziale da sapere riguardo a quella scottante vicenda e a ciò che l’ha portata ad essere ben conosciuta.

Innanzitutto, particolarità di non poco conto di questo Ore 15:17 – Attacco al treno, il trio di ragazzi stesso è protagonista del lungometraggio, senza che nessun attore o star internazionale potesse ricoprirne la parte sminuendo le vere emozioni del momento; una scelta voluta da Eastwood che in tal caso fa veramente la differenza.
In seguito la trama narra la crescita di questi tre eroi, dalla giovanissima età, quando erano piccoli studenti di una scuola cattolica, fino alla vita militare ed al lungo viaggio in giro per l’Europa, dove in men che non si dica si ritroveranno faccia a faccia con l’orrore del terrorismo; ma insieme sapranno affrontarlo senza alcuna paura.

Che al buon Clint stia a cuore parlare dei veri coraggiosi appartenenti al mondo reale si era capito, quello che però preme notare è come sia assolutamente assente una vena romanzata del caso, la quale può sempre aiutare per trainare un certo discorso.

Non che Ore 15:17 – Attacco al treno sia un film che dimostri alcun interesse in riguardo, anche perché il concetto duro e puro di cosa trasformi un uomo in eroe arriva con tutta sincerità, ma il suo svolgimento si limita a mostrare la vita dei protagonisti, mostrandoceli in tutta la loro controversa esistenza; controversa perché è pur sempre di soggetti dediti al militarismo sfrenato e al patriottismo senza remore quelli che vediamo (tant’è che Stone sin da piccolo tiene tra le armi da addestramento anche un fucile vero nell’armadio), quindi è difficile prendere delle parti precise in riguardo, inutile negarlo.

Il fatto è che anche stavolta, come con American Sniper, Eastwood firma un’opera filo-america, filo-militarista e, addirittura, filo-cristiana, ma senza però usare la degna struttura romanzata dell’opera interpretata da Bradley Cooper; con Ore 15:17 – Attacco al treno si limita a mostrare l’arco vitale nudo e crudo di tre giovani eroi che ottennero i loro cinque minuti di gloria nello sventare un attacco terroristico, tutto perché si trovavano al posto giusto nel momento giusto e con le qualità giuste.

Ma tolto ciò non è che si possa dire null’altro del film, anzi, non lasciatevi ingannare dal titolo stesso, perché è proprio in cinque minuti di visione che è possibile trovare le emozioni dell’attentato in questione; in quel lasso di tempo si racchiude il senso buono dell’intera opera.

Forse un po’ troppo poco per ritenerlo all’altezza della filmografia dell’Eastwood regista.

 

Mirko Lomuscio

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