Non più, non ancora: intervista esclusiva a Francesca Rosso

Francesca Rosso è giornalista, copywriter e sommelier. Vive a Torino e collabora con La Stampa. Laureata in Storia e critica del cinema con una tesi sulla danza, ha conseguito un master in mediazione culturale e religiosa e poi un dottorato sulla dimensione comunicativa della danza nel cinema di Bollywood negli ultimi venti anni. Per fare ricerca sul campo ha vissuto tre mesi a Mumbai dove ha curato per La Stampa il blog Bollywood Party, che è diventato un ebook (40k). Danza odissi, la danza classica dello stato dell’Orissa. Ha pubblicato nel 2008 Cinema e danza, storia di un passo a due (UTET Università) e nel 2011, Zuppe, zucche e pan di zenzero, la cucina mostruosa di Tim Burton (Il Leone Verde). Insegna yoga e nel 2018 ha iniziato a meditare grazie al protocollo MBSR (Mindful based stress reduction). Non più, non ancora, edito da Golem Edizioni, è il suo primo romanzo.

Questa la trama ufficiale del romanzo: Chiara è una donna in bilico, sospesa fra non più e non ancora. È una suora, ha 48 anni, di cui 25 passati a insegnare italiano alle superiori. Un evento la manda in crisi non con la fede ma con l’istituzione: il velo, le regole, tutto le sembra troppo stretto. Così parte per il Brasile in cerca di se stessa. La vita da laica non è facile: tutto è da imparare, dalla gestione del denaro a cosa fare quando arriva una scintilla di innamoramento. Soprattutto se arriva Diego, un uomo non del tutto risolto. Chiara si sente a metà di un fiume che sta attraversando: ha lasciato una sponda conosciuta e l’altra riva è ancora lontana. È proprio lì, in quel tempo e luogo sospeso, tutto può succedere. Fra personaggi bizzarri, natura generosa e analfabetismi affettivi, Chiara cercherà la sua vocazione. Dubbi, slanci e fughe intessono una trama leggera e profonda che mescola colori, sapori e sensazioni seguendo la musica del cuore. E che ci parla, con ironia e tenerezza, di quella parte di noi che vive di paure e desideri con la speranza e il timore che diventino realtà.

Se volete saperne di più, leggete l’intervista alla scrittrice!

Hai carta bianca e tre aggettivi per descriverti…

Curiosa, appassionata, in bilico.

Mai senza…?

Amore e cura per quello che si fa. Passaporto. Ironia e autoironia. Leggerezza nel senso di Calvino, di “planare sulle cose dall’alto”. Bagaglio in stiva. Sempre solo a mano.

Cosa ti piace leggere?

Di tutto, romanzi e saggi, filosofia. Non amo molto i generi. Amo chi sa raccontare con leggerezza le cose più profonde. Libri del cuore: l’Odissea, Furore, tutta Elizabeth Strout.

Se dovessi esprimere tre desideri?

Far diventare Non più, non ancora un film. Condurre un programma radio o tv. Partire anche subito.

La tua vita in un tweet?

Scrivo e danzo. Ascolto i sensi e la musica delle parole. Tutto è danza e armonia.

Parlaci del tuo romanzo. A chi lo consiglieresti e perché?

Non più, non ancora è la storia di Chiara, una donna in bilico fra due mondi. Per 30 anni è stata una suora e ora è in crisi non con la fede ma con l’istituzione, le regole, l’abito. E chi di noi non si trova fra un passato e un futuro? Fra qualcosa che conosce ma in cui non si riconosce più e qualcosa che attrae ma fa paura perché è ignoto e tutto da esplorare. Lo consiglierei a chiunque si senta sospeso, in bilico, funambolo. A chiunque non sappia se cambiare vita, casa, amore, città.

Come sono nati i personaggi?

Mi sono venuti a trovare, alcuni ispirati da persone reali, altri del tutto inventati e poi ho solo lasciato che interagissero.

Le ambientazioni scelte provengono dal reale o sono anche una proiezione dell’anima?

Molti luoghi sono reali, alcuni sono proiezioni. Tutto è pervaso dall’anima.

Come puoi riassumere ai potenziali lettori il tuo romanzo? Qual è il messaggio che hai voluto trasmettere?

Non vorrei riassumere per non svelare troppo. Vorrei solo dire che è una storia classica, tipo fiaba, strutturata in tre parti, come la forma sonata, il sillogismo, tesi-antitesi-sintesi. Ogni capitolo, brevissimo, è concepito come un micro-racconto che lascia qualcosa in sospeso. Se c’è un messaggio è quello di vivere con coraggio, senza paura, di abitare la virgola fra “non più” e “non ancora”. Allargare le maglie del tempo per far entrare la meraviglia del vivere istante per istante, come fa Chiara.

Sei già al lavoro su un nuovo manoscritto?

Ho un paio di personaggi che cominciano a fare colazione con me al mattino e ad addormentarsi insieme a me.  

Silvia Casini

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