Lo strano viaggio di un oggetto smarrito: intervista esclusiva a Salvatore Basile

Lo strano viaggio di un oggetto smarrito è stato un caso editoriale che ha conquistato il cuore di tutte le case editrici del mondo, perché è una fiaba contemporanea ricca di buoni sentimenti e speranza.

Il libro narra la storia di un ragazzo che ha dimenticato cosa significa essere amati e di una ragazza che ha fatto un patto della felicità, nonostante il dolore. In sostanza, è il racconto di due destini, di due anime perse capaci di colorarsi le giornate a vicenda per trovare la forza di affrontare le difficoltà.

Per saperne di più, abbiamo intervistato l’autore di questo gioiellino letterario, ed ecco cosa abbiamo scoperto…

 

Ha carta bianca e tre aggettivi per descriversi…

Flemmatico. Tormentato. Ottimista

Mai senza?

Musica, libri, la mia famiglia, i miei cani, i miei amici, il mio Mac, le sigarette, una cucina attrezzata, la possibilità di cambiare idea. E tanto altro…

Cosa le piace leggere?

Sono un lettore onnivoro, passo dalla letteratura ai gialli, dai saggi alla fantascienza. Leggo perfino le etichette del bagnoschiuma. Ma non i manuali di istruzioni: mi fermo alle prime due righe e mi si annebbia il cervello.

Se dovesse esprimere tre desideri?

Vedere le mie figlie realizzate e felici. Vedere le mie figlie realizzate e felici. Vedere le mie figlie realizzate e felici.

La sua vita in un tweet?

In ogni caso, ci provo.

Ci parli del suo ultimo romanzo. A chi lo consiglierebbe e perché?

Il mio ultimo romanzo è, per ora, anche il primo. È stato definito “una favola moderna” e ne sono molto lusingato. È chiaro che mi sentirei di consigliarlo a chiunque. Però sono fiero di un riscontro: le persone che lo hanno letto e che vivevano un periodo difficile della loro vita, mi hanno scritto e ringraziato per il sollievo e la speranza che hanno ritrovato nelle pagine del libro.

Come nascono i suoi personaggi, vi è un collegamento con la realtà?

I personaggi sono sempre un mix tra realtà e fantasia. Nel momento in cui cominci a immaginarli, possono assumere le sembianze di persone che conosci realmente. Allora ti suggeriscono modi di parlare, di affrontare le situazioni, perfino di vestirsi e gesticolare. Ma la partenza, almeno per quanto mi riguarda, è sempre un atto immaginario.

Le ambientazioni che sceglie provengono dal reale o sono anche una proiezione dell’anima?

Amo inventare i luoghi del racconto, dare ai paesi un nome inesistente, per avere la possibilità di descriverli in piena libertà. Però, allo stesso tempo, faccio sempre riferimento a zone che conosco. Nel romanzo, ad esempio, Miniera di Mare è un luogo immaginario, così come Piana Aquilana, che non esiste. Eppure so che la storia comincia sul litorale laziale e termina sull’Appeninno abruzzese.

Come può riassumere ai suoi lettori il suo romanzo? Qual è il messaggio che vuole trasmettere?

Lo strano viaggio di un oggetto smarrito racconta di un ragazzo che vive in una stazione ferroviaria, senza mai uscirne, circondato dagli oggetti smarriti che trova sul treno. Ha paura di vivere perché è stato abbandonato da sua madre quando aveva 7 anni. L’incontro fortuito con una ragazza, Elena, e il ritorno (sul treno) del suo diario, che sua madre aveva portato con sé, gli danno la spinta per uscire dalla stazione e partire, alla ricerca della vita. Sarà proprio il viaggio, gli incontri, le rivelazioni sul destino di sua madre, la scoperta di nuove emozioni e l’amore per Elena, a fargli vedere la vita sotto una nuova angolazione. Per quanto riguarda il “messaggio”, credo che sia ciascun lettore a trovare un’idea, un suggerimento, una chiave di lettura nascosta nella storia. Personalmente, avevo solo voglia di raccontare come la vita vada vissuta in pieno, senza farsi sconfiggere dalla paura dell’ignoto.

È già al lavoro su un nuovo libro?

Sono quasi a metà del secondo romanzo, grazie a Garzanti che mi ha incitato a scrivere ancora. E spero di terminarlo entro l’estate.

 

Silvia Casini

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