Le assaggiatrici: recensione

Se c’è una cosa che adoro, sono le chiacchierate. Ancor più se l’oggetto attorno al quale gravitano le parole e i sorsi di tè, riguardano i libri.

E così, in un pomeriggio di metà Settembre, mentre fuori il cielo è chiuso da un’afa insolita, mi ritrovo ancora una volta al tavolino della Storytelling Libreria a discorrere di storie che non sono nostre, ben lontane dal quotidiano che ci azzardiamo a vivere.

“L’unico modo di sopravvivere è assaggiare il mondo, per quanto velenoso possa essere”.

Parliamo di Le assaggiatrici edito da Feltrinelli.

Parliamo di Rosella Postorino, una donna di quarant’anni, editor e scrittrice, che per caso inciampa nella storia vera di Margot Wolk e del suo “lavoro” alla caserma di Krausendorf, e rielaborandola a suo modo, ci racconta un  aspetto inedito della Germania nazista.

Siamo nell’autunno del ’43 e la protagonista del romanzo, Rosa Sauer è una donna come altre, sola. Il giovane marito è un soldato impegnato al fronte e lei si trova a doversi trasferire da Berlino al paesino di Gross-Partsch nella dimora dei suoceri.

Qui le SS la ingaggiano per essere una delle “assaggiatrici” di Hitler. Rosa, insieme ad altre donne del posto, entra nella Tana del Lupo ed è costretta a mangiare il cibo cucinato da Briciola, il cuoco del Fuhrer, per scongiurare ogni possibile tentativo di avvelenamento.

Ogni boccone potrebbe essere l’ultimo, ucciderla. Ma lei… ha fame.

Fame e paura.

E’ questa è solo la prima delle dicotomie analizzate tra le pagine.

Rosa Sauer narra ricordando il passato; il senso di colpa radicato nella sua anima. Grazie a questo “lavoro” lei è sopravvissuta, ma non sempre sopravvissuto è sinonimo di giusto.

Con voce sensibile ma ferma, la Postorino tocca fino in fondo il tema dell’ambiguità delle pulsioni umane, soprattutto in una situazione estrema come quella che vede la Germania sotto il regime nazista.

L’essere vittima e colpevole, lasciarsi andare a sensazioni che dovrebbero rimanere sopite sotto il peso della violenza e l’impotenza forzata di fronte alle brutture, in contrasto con l’istinto di sopravvivenza.

Le dinamiche relazionali che si instaurano nell’ambiente chiuso della mensa,  tra le donne come lei. Alleanze, amicizie, rivalità. Il cercare attenzioni che possano alleggerire quegli stati d’animo che gravano sul petto.

E’ un sussulto di emozioni forti che mettono il lettore di fronte a realtà inesplorate, crude e dolci, a loro modo.

Rosella Postorino conquista la Giuria dei Lettori al Premio Campiello 2018 con 167 voti su 278.

Sul podio una donna che racconta storie di donne, addentrandosi nel complicato universo femminile con occhio vigile e critico su ogni sfaccettatura.

E’ un vero, orgoglioso, trionfo.

 

Erika Carta

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