Le amiche del ventaglio: intervista esclusiva a Maria Concetta Distefano

Maria Concetta Distefano, traduttrice dall’inglese dei “Gialli” Mondadori e collaboratrice di Confidenze e Confessioni Donna, scrive da anni per la rivista Intimità. Molti suoi racconti sono presenti in varie antologie letterarie. 

Da due anni collabora con la casa editrice Edisco di Torino per la produzione di Easy Readers (Letture semplificate di capolavori della letteratura inglese e americana).

Le amiche del ventaglio edito da Hogwords edizioni è il suo primo romanzo, e narra la storia della combattiva Irene, che vive con il marito, una gatta sorniona e una figlia già grande che, sul punto di andare a convivere col fidanzato, si trova a domandarsi con preoccupazione se la madre riuscirà a cavarsela senza di lei proprio adesso che ha tutti gli acciacchi della menopausa. Sarà dura. Irene preferisce, però, scherzarci su e con le amiche fonda un club per ritrovarsi e chiacchierare dei rispettivi problemi. Quando una di loro sparisce all’improvviso, Irene, spinta dal suo indomabile spirito di iniziativa, non può fare a meno di indagare. 

Per saperne di più su questo libro, abbiamo intervistato l’autrice ed ecco cosa ci ha svelato.

Ha carta bianca e tre aggettivi per descriversi…

Solare, altruista, scrupolosa.

Mai senza?

Un taccuino e una penna!

Cosa le piace leggere?

Soprattutto letteratura al femminile, italiana e straniera; gialli, tanti gialli, anch’essi italiani e stranieri e, se in inglese o francese, in lingua originale. Inoltre, a volte – dipende dal momento – anche manuali divulgativi di psicologia. Rileggo spesso i classici.

Se dovesse esprimere tre desideri?

Desidererei innanzitutto mantenere un buono stato di salute fisico e mentale; vedere il mio libro Le amiche del ventaglio diventare una fiction tv o un film per il cinema (esageriamo!); scrivere fino a tardissima età (vedi desiderio numero 1).

La sua vita in un tweet?

Studi classici: Sicilia. Università: Pisa. Docente d’inglese:Torino. Viaggiatrice, traduttrice, scrittrice. Moglie, mamma e nonna felice.

Ci parli del suo ultimo romanzo. A chi lo consiglierebbe e perché?

Il mio ultimo romanzo è anche il primo! Ho al mio attivo circa 500 racconti e romanzi completi da trenta cartelle per varie riviste femminili e alcuni racconti in antologie di premi letterari (Confidenze del cuore – 10 storie d’amore e di passione/Oscar Mondadori Varia 2003; Io allo specchio, racconti di donna, Sperling & Kupfer, 2004; Il prima e il dopo edito da Baldini Castoldi Dalai, 2007 ecc.) ma Le amiche del ventaglio hanno costituito il salto nella… grande dimensione! Ed è, esso stesso, un “meta romanzo”. La narratrice onnisciente, Irene, è infatti cosciente di star scrivendo un romanzo ed elucubra sul modo di scrivere un romanzo partendo dal mestiere di narratrice. È un libro terapeutico, scritto per esorcizzare la paura della menopausa vissuta da molte donne come fine di un’era (quella fertile e più femminile) per passare ad un’altra (sterile e più senile e forse priva di sogni e progetti forti). Le “ mie donne” non si arrendono all’età e al detto “tota mulier in utero” e decidono che hanno ancora molte chance. Sia nella vita di relazione con gli altri che nella sfera della vita sessuale! Non solo! Forti della loro complicità, riescono ad evolversi tecnologicamente, a diventare social, e persino ad aiutare concretamente una delle amiche più giovani a risolvere i suoi problemi finanziari. Quando poi proprio quest’amica più giovane scompare, le amiche non esitano un attimo a vestire i panni delle detective e a svolgere indagini al limite del poliziesco! Nel libro c’è anche una voce fuori campo, quella della giovanissima figlia della narratrice onnisciente che, leggendo di nascosto il libro che la madre va man mano scrivendo, decide di dire la sua sulle vicende delle “Bacucche” e anche di parlare dei suoi problemi “generazionali”, cioè di quelli di persone fra i venti e i trent’anni. Consigliato a tutti. Uomini e donne. Agli uomini per aiutarli a capire qualcosa di più sulle loro compagne di vita e le donne in generale, e alle donne perché sono certa che possa nascere un processo d’identificazione con una o tutte le amiche del ventaglio e da queste trarre forza per affrontare la vita e le sue sorprese con verve, ottimismo e tanta calviniana leggerezza.

Come nascono i suoi personaggi, vi è un collegamento con la realtà?

I miei personaggi, anche quelli delle storie per le riviste femminili per le quali scrivo da decenni, nascono da un’attenta osservazione delle persone, dei loro modi di dire, fare, pensare. Sono un’ottima ascoltatrice e di solito parlo poco. Quindi, sì, nascono da un forte collegamento con la realtà.

Le ambientazioni che sceglie provengono dal reale o sono anche una proiezione dell’anima?

Direi entrambe le cose. Di solito faccio muovere i miei personaggi in ambienti a me noti per non cadere in errori “geografici”. Quando viaggio, riempio interi taccuini con appunti su luoghi e persone, e mi faccio “bombardare” dalle sensazioni che un luogo mi trasmette e perciò le ambientazioni, in questo senso, sono anche una proiezione dell’anima.

Come può riassumere ai suoi lettori il suo romanzo? Qual è il messaggio che vuole trasmettere?

Riassumere mi è un po’ difficile, ma ci provo. Trattasi di sette donne, cinque delle quali sono decisamente in fase menopausale – Irene (narratrice onnisciente), Adriana, Betta, Emy (un’inglese molto sui generis) e Rossana che decidono di fondare un fan club, un club del ventaglio (strumento imprescindibile causa caldane), per incontrarsi a chiacchierare dei loro problemi a tavola. Invitano a unirsi al club anche una donna più giovane, Ghita, alle cui vicende personali e finanziare le altre cinque si appassionano.  Man mano che la storia procede vengono a galla molti problemi legati alle vite delle protagoniste: tradimenti, rapporti conflittuali con le madri, misfatti compiuti in età giovanile, malattie e molto altro. A un certo punto Ghita scompare e le amiche si fanno un puntiglio di cercarla. Temono il peggio. Svolgono indagini che le porteranno a viaggiare in Piemonte e perfino in Francia e… come dicevo prima, c’è anche una voce fuori campo, quella di Laura, figlia della narratrice onnisciente Irene e distinguibile dalle altre perché scrive al presente e in corsivo. Laura critica le Bacucche, soprattutto la madre, e racconta dei problemi suoi e del suo fidanzato e anche di alcuni amici coetanei fornendo, a sua volta, uno spaccato della sua generazione compresa fra i venti e i trenta anni.

È già  al lavoro su un nuovo libro?

Certo! Un altro libro “corale”, con nuovi protagonisti e un filo giallo sicuramente poco “battuto”, un filo giallo che parla di “bogus parts” aeronautiche, cioè pezzi di ricambio per aerei non autentici che possono causare veri e propri disastri aerei Non mancheranno vicende di cuore e riflessioni su temi a me cari: l’età non più giovanile, l’integrazione degli stranieri ecc.

 

Silvia Casini

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