Lasciarsi un giorno a Roma: recensione

Nonostante la carriera d’attore che lo vede indaffarato in svariate opere uscite negli ultimi anni, Edoardo Leo nel contempo è riuscito a ritagliarsi un ruolo da regista che, dal 2010, lo ha visto alla direzione di ben quattro titoli (Diciotto anni dopo, Buongiorno papà, Noi e la Giulia e Che vuoi che sia); il quinto lungometraggio che gli consente di essere sia dietro che davanti alla macchina da presa è una produzione Sky Original, dal 1° gennaio in prima TV su Sky Cinema e in streaming su Now nonché disponibile on demand, il cui titolo è Lasciarsi un giorno a Roma, co-produzione con la Spagna che narra di una crisi di coppia dopo ben dieci anni di convivenza.

Loro sono lo scrittore Tommaso (Leo) e la spagnola Zoe (Marta Nieto), una manager di una società sviluppatrice di videogiochi, che vivono insieme in bellissimo appartamento, svolgendo ognuno la propria attività professionale.

Lui però in gran segreto è anche redattore per una rubrica sentimentale, dove col nome fittizio Marquez dispensa consigli a coppie in crisi e innamorati incerti.

Ma un giorno  incombe nella lettera di una donna che dice di non amare più il proprio partner.

Tommaso riconosce fra quelle parole la sua Zoe, ed approfittando del suo ruolo di consigliere anonimo comincia un rapporto di soli messaggi con la propria compagna, cercando di vederci meglio sulla situazione instabile che la loro storia sembra stia vivendo.

Ennesima trama italiana di rapporti di coppia in crisi, Lasciarsi un giorno a Roma già da queste esili premesse non riesce a far scaturire grande interesse nello spettatore, mostrandosi agli occhi di tutti per il film sempliciotto quale è; tutto questo però non basta per farselo piacere ad ogni costo, anzi, Leo regista rincara la dose in ambizioni narrative e di scrittura cercando di mettere nel mezzo anche una storia alternativa con i personaggi interpretati da Claudia Gerini e Stefano Fresi, i quali, nel ruolo di due amici conoscenti di Tommaso e Zoe, vivono un matrimonio in seria crisi perché lui incolpa la donna ad essere troppo presa a fare il suo lavoro (è sindaco di Roma!).

Tutto ciò getta alle ortiche ogni intenzione convincente del caso e con esso anche qualsiasi tipo di risvolto inscenato da questo articolato script (steso a quattro mani da Leo assieme a Marco Bonini, Damiano Bruè e Lisa Riccardi), dove possiamo anche vedere una futile descrizione della vita capitolina di oggi (i due comuni protagonisti vivono in una casa a dir poco immensa) come anche gratuite parentesi inclusive che nulla portano all’economia del racconto (amici gay fidanzati e coppie multietniche gettate nel mezzo).

In fondo è un gran peccato che Lasciarsi un giorno a Roma risulti così privo di originalità, anche perché Leo regista tenta di fare qualcosa di diverso nel mentre, soprattutto grazie a questo espediente (comunque tipico di altro cinema leggero venuto prima) della messaggistica anonima tra i due innamorati in crisi, ma nulla può di fronte a tanta prevedibile superficialità e al conseguente vuoto di cui si permea la visione questo titolo indirizzato perlopiù al piccolo schermo.

E finché il suo habitat è meramente televisivo allora tanto vale non indignarsi più di tanto per la poco riuscita di Lasciarsi un giorno a Roma.

Mirko Lomuscio