Belli ciao: recensione

Nuovi anfitrioni della commedia proveniente dal sud, il duo comico televisivo Pio e Amedeo tenta nuovamente il colpaccio nelle sale cinematografiche, interpretando da protagonisti una nuova pellicola dopo l’esperienza di Amici come noi e quella collettiva di Ma tu di che segno sei?, entrambi datati 2014.

In questa nuova occasione, dal titolo Belli ciao, a dirigerli dietro la macchina da presa troviamo il Gennaro Nunziante sodale collaboratore di tanto cinema fatto per Checco Zalone, avendo realizzato i primi quattro film del noto comico pugliese, e visti questi precedenti non era inevitabile che ritentasse tale approccio anche con Pio e Amedeo, corregionali del protagonista di Cado dalle nubi.

In questo lungometraggio vediamo i nostri due protagonisti alle prese con una trama che mette nord e sud a confronto, la provincia del meridione contro la mentalità rigida di Milano, inscenando una risibile guerra ormai raccontata di pellicola in pellicola nel nostro paese, con i dovuti risvolti comici del caso.

Abitanti di un pesino della Puglia, Pio e Amedeo sono cresciuti assieme nello stesso percorso esistenziale, ma con ambizioni assai diverse; mentre il primo è intenzionato a divenire un uomo d’affari a Milano, l’altro decide di buttarsi nella medicina rimanendo nel suo luogo di nascita.

Di fronte a tali decisioni, la vita li dividerà per sempre, fin quando dopo venti anni Pio non si ripresenta al suo luogo di nascita, per meri scopi professionali.

Tale situazione porterà quindi l’amico Amedeo a trasferirsi a Milano per qualche giorno, con la conseguenza di creare una serie di prevedibili guai che metteranno Pio, e la sua nuova realtà milanese, di fronte alla propria vera natura meridionale.

Data l’esigenza del nostro cinema di spaziare nella commedia con quanti più comici di matrice televisiva possibili, Belli ciao porta questi due beniamini del piccolo schermo al cospetto di una storia scritta su misura per loro, proprio come Nunziante fece con l’asso del box office Zalone.

Ma a differenza di quest’ultimo, la comicità di Pio e Amedeo risulta essere più leggera, da siparietto comico per gli show tv, senza però che il loro film perda qualitativamente in simpatia, anche perché, nonostante non sia un capolavoro nel suo genere, Belli ciao il proprio dovere di divertire ed intrattenere riesce a farlo egregiamente.

La carta vincente è sempre questo confronto nord/sud che snocciola anche punte di vero cinismo, senza calcare troppo al mano ovviamente, ed i due protagonisti animano un paio di caratteri divertenti con la propria carica comica; da una parte un Pio in versione cinico longobarda dalla parlata stile “cumenda”, dall’altra il disastroso meridionale Amedeo che funge da anima candida della situazione, attorniati entrambi di gag costruite ad hoc e che riescono nelle loro intenzioni.

Nunziante si conferma regista capace di trasporre su grande schermo una certa ironia comico televisiva, come quella mostrata con le opere zaloniane, e lo fa adeguandosi all’assurda costante che italiani del sud e quelli del nord mal sopportano le rispettive usanze, nota che già di per sé crea le dovute tragicomiche risate.

E sulla spalle di Pio e Amedeo tale principio sta più che bene, i quali con Belli ciao danno vita ad un’opera che fa il suo dovere nel modo più divertente possibile.

Mirko Lomuscio