La cucina incantata – Le ricette tratte dai film di Hayao Miyazaki: intervista esclusiva a Silvia Casini

Gastronomia e cinema sono due mondi capaci di offrire esperienze sensoriali uniche e indescrivibili. Chi ha compreso a pieno questa filosofia è il maestro Hayao Miyazaki, che con le sue storie è riuscito a incantare grandi e piccini. E se c’è una cosa che non manca mai nei lungometraggi di Miyazaki è il rapporto tra i personaggi e il cibo.

Per questo motivo abbiamo intervistato Silvia Casini, che assieme a Raffaella Fenoglio e a Francesco Pasqua, ha scritto La cucina incantata – Le ricette tratte dai film di Hayao Miyazaki pubblicato da Trenta editore.

La cucina incantata propone una serie di ricette tratte dai film del grande regista in tre stuzzicanti varianti. Preparatevi quindi ad avere l’acquolina in bocca con la pancetta sfrigolante de Il castello errante di Howl e la torta Siberia di Si alza il vento: Miyazaki vi aspetta.

Che relazione c’è tra il libro del caffè e quello su Miyazaki?

La connessione è il cibo, le bevande e guarda un po’ proprio il caffè. In Kiki – Consegne a domicilio c’è proprio una scena esemplare dedicata al caffè. Compiuti 13 anni Kiki, una streghetta simpatica e maldestra, parte alla ricerca di una città bagnata dal mare in cui svolgere il suo anno di apprendistato. In compagnia dell’inseparabile gatto nero parlante Jiji, Kiki arriva nella città di Koriko dove inizia a guadagnarsi da vivere facendo consegne a domicilio a cavallo della sua scopa di saggina. Sarà la panettiera a offrirle una tazza di caffè rigenerante per farla mettere a suo agio.

Si può gustare una pietanza o bere un caffè guardando un lungometraggio?

Con Hayao Miyazaki la risposta è sì. Perché con lui tutto è possibile. L’impatto visivo delle sue opere è sempre variegato, festoso, pieno di un certo lucore e nel guardarle si ha persino la sensazione di aver messo in allerta tutti i sensi. A confermare questa impressione c’è l’amore di Miyazaki per il cibo. È indubbio che si ha l’acquolina in bocca davanti ai suoi banchetti, alle sue minestre fumanti, ai suoi stuzzichini invitanti. Per Miyazaki la gastronomia è cultura, è vita, è memoria, è cuore.

In generale, cinema e gastronomia sono interconnessi. Vi è mai capitato che una scena di un film vi coinvolgesse così tanto da percepirne persino il profumo? Dall’irresistibile odore di cioccolato in Chocolat a quello di acqua e rose in American beauty… il cinema è pieno di suggestioni olfattive. E quelle legate al caffè sono tra le più rinomate. Tanto che fare una lista completa dei film in cui l’oro nero ha dato il meglio di sé arricchendo intere sequenze o semplici inquadrature con le sue inebrianti nuvolette, è pressoché impossibile.

L’importanza del cibo nelle opere di Miyazaki?

Gastronomia e cinema sono due mondi capaci di offrire esperienze sensoriali uniche e indescrivibili. Chi ha compreso a pieno questa filosofia è proprio il maestro Hayao Miyazaki, che con le sue storie toccanti ricche di magia, immaginazione, valori, tradizioni e anche cibi appetitosi. Non è un caso, infatti, che tutte le pietanze presenti nei suoi lungometraggi siano esteticamente invitanti e stuzzicanti; pazienza e cura del dettaglio nel “raccontare” sapori e profumi sono da sempre i suoi ingredienti imprescindibili. Una maestria del disegno tale da riuscire a trasmetterci tutta la fragranza di una verdura o la sofficità di un panino. Un’esperienza multisensoriale, che ci restituisce una quotidianità familiare attraverso piccoli gesti, che vanno dallo sfrigolare della pancetta al borbottio di una zuppa in pentola. Un’esperienza che Miyazaki ci dona ricordandoci che il cibo è rappresentazione di una cultura, specchio di un mondo.

Un’esperienza che Miyazaki ci dona ricordandoci tutto il rispetto e l’affetto che dobbiamo al cibo in quanto rappresentazione di una cultura, specchio di un mondo; un cibo che si fa, in altre parole, portatore di impegno, ringraziamento, emblema di affetto e solidarietà. Pensateci bene: qual è l’elemento che unisce l’universo di Ponyo a quello di Lupin, di Howl e di Porco Rosso? Non c’è un personaggio che non sia di buona forchetta: Ponyo col suo ramen, Sheeta col suo egg toast, Lupin III coi suoi spaghetti con le polpette, Porco rosso col suo salmone immerso nella besciamella, celebrano tutti la gratificazione, soprattutto emotiva, che il cibo dà loro. Certo, senza troppo esagerare, perché altrimenti si rischia di fare la fine dei genitori di Chihiro, la protagonista de La città incantata, trasformati in maiali per ingordigia!

Insomma, scherzi a parte, nei lungometraggi di Miyazaki, se c’è una cosa che non manca mai è proprio il rapporto tra i personaggi e la gastronomia. Gastronomia che ricopre, come abbiamo accennato, anche un importante aspetto simbolico considerato che ogni singola portata assume un ruolo cardine nello sviluppo della storia – ora rassicurante, ora nostalgico – sottolineato dall’amore che i personaggi emanano quando sono tra i fornelli. Ogni dettaglio diventa così un pretesto per saldare e trasmettere il forte legame tra gastronomia e memoria, tra gusto ed emozioni, per apprezzare l’unione familiare e tra amici, restituendo significato alla sacralità dell’esistenza. È indubbio: guardare i film di Miyazaki significa perdersi in un labirinto di sentimenti ma, anzitutto, ritrovarsi nei ritmi e nelle vite dei protagonisti degustando con loro, seppur idealmente, certi piatti (forse) mai provati.

Infatti, la filosofia sottostante i lungometraggi di Miyazaki mette sempre in evidenza le caratteristiche di Madre Natura: equilibrio puro, necessario e armonico. Ecco perché nelle sue opere il gusto si lega ai colori e agli oggetti disposti sulla tavola: le portate, sapientemente cucinate, rimandano all’ancestrale armonia del creato. Quante volte vi è venuto appetito vedendo le pietanze magicamente raffigurate nelle sue pellicole?

La verità è che impossibile resistere a certe sequenze gastronomiche, perché gli ingredienti usati sono variopinti e saporiti; gli intingoli densi e allettanti. Ogni impasto è un chiaro segno dell’intima comunione tra società giapponese e arte culinaria, intesa non solo come appagamento dei desideri primari, ma soprattutto come gioia sensoriale.

La ricetta più iconica inserita nel libro?

Oltre a portare alla ribalta la storia di Giovanni Battista Caproni, conte di Taliedo e pioniere dell’aviazione, Si alza il vento ha un ulteriore grande pregio: ridare al mondo la torta Siberia. Piccola e densa, la torta Siberia compare in una scena del film. Quando, Jiro torna tardi dal lavoro e dopo aver comprato due fette di torta al piccolo alimentari di quartiere, offre il pacchetto ad alcuni bambini per strada. Sono malnutriti per la guerra, e il loro volto stanco si gonfia di spavento quando lui gli si avvicina per offrirglieli. Il loro volto è quello del Giappone nella seconda guerra mondiale, e i modesti tranci di Siberia sono il simbolo più profondo della sua identità. La Siberia è una torta con impasto di castella (pan di spagna di origine portoghese), farcita con una pasta morbida di fagioli rossi (yokan). Creata nel Kanto all’inizio del XX secolo, si crede debba il nome alla somiglianza con la transiberiana (una rotaia nella neve) o alle torte a strati russe. San Roza del distretto Yagisawa di Nishi-Tokyo, è un locale modesto e rimasto quasi uguale a com’era all’inizio della sua attività avviata ben 37 anni fa. Dopo l’uscita del film ora ne vende più di 100 al giorno.

E con lui si sono risollevate tantissime aziende produttrici di questo dolce come la Coty Bakery di Yokohama e la Yamazaki Baking Co.

La più divertente da ricreare a casa?

Gli anpan ripieni (una sorta di panini farciti) di Anko o la Sponge Cake di Zeniba de La città incantata. Immancabile la pancetta sfrigolante de Il castello errante di Howl oppure lo stufato di verdure di Laputa – Castello nel cielo. Per i puristi c’è il bentō de Il mio vicino Totoro. Per i coraggiosi c’è il salmone con besciamella e carote che compare in Porco Rosso.

Hai scritto il libro con altri due autori, come vi siete divisi i compiti?

Francesco Pasqua e io abbiamo pensato alla parte cinematografica, mentre Raffaella Fenoglio ha curato le ricette. Abbiamo preso in esame 11 film diretti dal maestro Miyazaki, nello specifico:
Lupin III – Il castello di Cagliostro (1979)
Nausicaä della Valle del vento (1984)
Laputa – Castello nel cielo (1986)
Il mio vicino Totoro (1988)
Kiki – Consegne a domicilio (1989)
Porco Rosso (1992)
Principessa Mononoke (1997)
La città incantata (2001)
Il castello errante di Howl (2004)
Ponyo sulla scogliera (2008)
Si alza il vento (2013)

Ogni film viene analizzato dal punto di vista cinematografico, dopodiché ci sono le ricette originali e alcune varianti più occidentali per chi non “mastica” la cucina nipponica. Così, tutti, ma proprio tutti, potranno ricreare a casa i piatti presenti nelle opere summenzionate.

Che altre lezioni di vita si possono apprendere dai film di Miyazaki?

Diciamo le cose come stanno: Hayao Miyazaki è il maestro della magia, della leggerezza, della fantasia, della sensibilità. Il suo enorme potere immaginifico, le sue metafore eleganti, le sue creature sorprendenti, la sua animazione curata e poetica, rendono il suo cinema un vivo piacere per gli occhi e il cuore. Perché i suoi film contengono messaggi umani, sociali e etici. Il tutto condito da colori sfavillanti, panorami suggestivi, brani sognanti e un omaggio perpetuo a Madre Natura. La sua arte visionaria ci ha regalato città sul mare, lande incantate, castelli erranti, porci volanti e foreste da tutelare. I suoi personaggi, poi, tendono continuamente alla trasformazione. Grazie alle esperienze e alla sofferenza, sperimentano un processo di guarigione, che germina in una sana rinascita.

Intimo, straordinario, fiabesco e dinamico, il cinema di Miyazaki è toccante, riflessivo e rivoluzionario.

Uno dei temi affrontati è anche l’orrore della guerra, perché il maestro non ha mai eclissato le sue ferite, le ha sempre tenute esposte, esorcizzandole con il suo meraviglioso e prodigioso sentire.

Ci sono sequenze belliche efferate ne Il castello errante di Howl, in Principessa Mononoke, in Porco Rosso, in Nausicaä della Valle del vento, in Si alza il vento, ecc. che lasciano intendere il pensiero di Miyazaki: detesta le armi, la violenza e la cupidigia. Le sue storie traggono spesso spunto dal suo vissuto traumatico e si oppongono al militarismo bieco, con l’amore, il candore, l’empatia, la gentilezza e l’innocenza.

Un altro elemento peculiare del suo stile è lo stupore. Si nasconde ovunque: dai sogni di gloria di un giovane aviatore a un succulento piatto di ramen, dall’evocazione del proprio nome a una scopa piena di speranza e magia. Miyazaki ci ha insegnato che non solo gli uomini, ma anche gli oggetti e persino i luoghi hanno una propria narrazione interiore, fatta di miti e leggende. Ecco perché nei suoi film i castelli camminano, i gatti parlano e i boschi sono pieni di spiriti. Tutto è vita, scoperta, incantagione.

Nausicaä della Valle del vento

Questo film ci ricorda che la vita è una lotta, proprio come la difesa dell’ambiente, per cui non bisogna mai arrendersi.

Il castello errante di Howl

Ci insegna che non dovremmo mai dare un’importanza eccessiva alle apparenze. Ad esempio, un bastone di legno può diventare uno spaventapasseri che può salvarci la vita. Sophie, che per un incantesimo si trasforma in una donna anziana, mostra tutto il coraggio nell’affrontare le avversità: l’età non conta, dovremmo sempre essere pronti ad affrontare sempre nuove avventure.

La città incantata

È considerato il capolavoro del regista giapponese e nel 2003 ha vinto l’Oscar come miglior film di animazione. La storia di Chihiro ci insegna che nulla accade per caso.

Il mio amico Totoro

Al centro del film troviamo il tema del rispetto della natura.

Ponyo sulla scogliera

Il film ci insegna che ogni nostra più piccola azione può influenzare l’ambiente in cui viviamo e fa riflettere sul tema dei cambiamenti climatici.

Laputa – Castello nel cielo

La vita cambia in nome dell’amicizia.

Principessa Mononoke

Conflitto, apparentemente insolubile, tra il mondo naturale e la civilizzazione industriale moderna.

 
Samanta Crespi
 
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