La chiave dell’abisso: intervista esclusiva a Giulio Galli

Giulio Galli è redattore e coordinatore editoriale per De Agostini da una ventina d’anni. Le sue grandi passioni, oltre a quella per il lavoro, sono le serie televisive, i quotidiani e lo sport.

Con Libromania ha pubblicato i thriller Il reality della paura, L’ultimo bersaglio, Tutti i gradini del Male e La chiave dell’abisso. Resa dei conti alla Casa Bianca.

Tutte le sue opere si sono confermate un gran successo e per carpire i segreti della sua penna brillante in grado di regalare al pubblico trame mozzafiato e avvincenti, lo abbiamo intervistato.

Ecco cosa abbiamo scoperto…

 

Ha carta bianca e tre aggettivi per descriversi…

Perseverante, curioso, empatico.

Mai senza?

Gli amici sinceri.

Cosa le piace leggere?

Innanzitutto La Stampa, il mio quotidiano preferito. Poi i libri, sia fiction che non fiction. C’è così tanto da scoprire e da imparare.

Se dovesse esprimere tre desideri?

Uno lo terrei per me, e sarebbe l’augurio di una buona salute. Due li lascerei esprimere a coloro che nella vita finora, pur meritando, non hanno avuto fortuna.

La sua vita in un tweet?

Sii un sognatore concreto: individua obiettivi realizzabili e metticela tutta.

Ci parli del suo ultimo romanzo. A chi lo consiglierebbe e perché?

Il mio ultimo thriller si intitola La chiave dell’abisso e si svolge alla Casa Bianca nell’autunno del 2017. Lo consiglierei a tutti coloro che amano ​romanzi incalzanti e verosimili, trame ricche ma mai confuse, colpi di scena ben preparati e personaggi che restino impressi. Lo suggerirei anche a ​chi ama distrarsi con una storia fiction ma al tempo stesso leggere qualcosa che faccia riflettere sulla realtà.

Come nascono i suoi personaggi, vi è un collegamento con la realtà?

I miei personaggi sono in genere totalmente inventati. Ho fatto qualche eccezione ne La chiave dell’abisso​: ​ il Presidente americano somiglia molto a Trump e compare anche Putin. Non c’è uno studio particolare “a priori” sui personaggi. Nascono e si sviluppano durante la narrazione. Alcuni si prendono la scena, sorprendono lo stesso autore e ottengono più spazio e ​più ​dialoghi; altri deludono e vengono ridimensionati in corso d’opera. A tutti i personaggi viene concessa una chance. Ma mi è difficile prevedere fin da subito se “sfonderanno” o si riveleranno inferiori alle mie aspettative.

Le ambientazioni che sceglie provengono dal reale o sono anche una proiezione dell’anima?

Bella domanda. Nei miei romanzi descrivo luoghi in cui sono stato (Budapest) e luoghi in cui probabilmente non andrò mai (le isole Svalbard). Ma si tratta di città assolutamente reali (Minsk, New York, Los Angeles, Roma, Parigi, Washington). Vero è che a volte l’ambiente rispecchia lo stato d’animo del protagonista (l’entusiasmo dei concorrenti che arrivano alle Bahamas e il gelo di uno sconsolato Harry Miller, quando raggiunge le Svalbard).

Come può riassumere ai suoi lettori il suo romanzo? Qual è il messaggio che vuole trasmettere?

Dicono che se un libro è valido, lo si può riassumere in poche battute. La chiave dell’abisso è un thriller ambientato alla Casa Bianca, in cui il Presidente perde il controllo della valigetta atomica a causa di problemi di salute, congiure interne, pirati informatici. Nessuno si dimostra ​davvero affidabile e i destini del mondo sono incredibilmente fragili.

Il messaggio, senza voler essere allarmistici, è che ci sono molte cose che noi non sappiamo e di cui non ci interessiamo, convinti che alla fine tutto si sistema e nessuno ha interesse allo scontro frontale. In realtà bisogna a mio avviso tenere alta la guardia, informarsi, cercare di compiere scelte che possano favorire l’incontro e non lo scontro, anche nel nostro piccolo. Essere insomma persone che si sforzano di capire e di agire per il bene comune.

È già al lavoro su un nuovo libro?

Un autore non può smettere di colpo di scrivere, a meno che non perda l’ispirazione. Il mio quinto thriller è incentrato su un dentista di Ferrara che si ritrova da un momento all’altro accusato di omicidio, e scopre a poco a poco che tutte le persone della sua cerchia affettiva (moglie, figli, migliore amico ecc.) avevano il movente e l’occasione per colpire la vittima e far ricadere su di lui la colpa.

 

Silvia Casini

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