La casa di Teresa: intervista esclusiva a Melissa Turchi

Melissa Turchi è nata a Siena, dove si è laureata in Scienze Economiche e Bancarie. Lavora in banca da più di venti anni.

Nel 2018 ha partecipato al corso di scrittura di Sara Rattaro “La fabbrica delle storie” e il suo racconto, Taglio netto, è stato pubblicato nell’antologia La vita vista da qui (Morellini Editore). Nel 2019 il racconto, Un bracciale pesante, è stato pubblicato nell’antologia Una storia al giorno (L’Erudita).

Nel 2020 il racconto, Al mare senza materassino, è stato pubblicato nell’antologia Vizi capitali in cento parole (L’Erudita). 

La casa di Teresa è il suo primo romanzo e per saperne di più l’abbiamo intervistata.

Hai carta bianca e tre aggettivi per descriverti…

Determinata, solare, diretta.

Mai senza…?

Un tempo avrei detto un bel paio di scarpe tacco 12. Adesso dico mai senza un bel paio di scarpe da ginnastica. Si cambia!

Cosa ti piace leggere?

Narrativa varia senza preferenze sul genere letterario. Nell’ultimo anno gli autori di cui ho letto più libri sono stati: Peter Cameron, Emmanuele Carrère, Georges Simenon, Delphine De Vigan e Guillame Musso.

Se dovessi esprimere tre desideri?

Salute, salute, salute. Ma anche essere circondata da affetti stabili e innamorarmi di una nuova storia da raccontare.

La tua vita in un tweet?

Camminare in equilibrio precario sulle lastre della mia amata Siena.

Parlaci del tuo romanzo. A chi lo consiglieresti e perché?

La casa di Teresa parla di quanto la vita possa mutare nel tempo di 168 ore, dando la possibilità alla protagonista, una donna di 40 anni di nome Gloria, di intraprendere un percorso di rinascita che la porta ad acquisire la piena consapevolezza di sé e di quali sono i suoi reali desideri. Un inno al cambiamento e alla ripartenza. La rincorsa ossessiva della maternità da parte della protagonista fa da sfondo alla storia e costituisce lo strumento tramite cui Gloria si chiede se diventare genitore sia la strada per raggiungere una felicità piena.

Lo consiglio alle persone che sono refrattarie al cambiamento perché preferiscono continuare il proprio percorso di vita senza specchiarsi fino in fondo e prendere consapevolezza dei propri reali desideri o dei propri veri obiettivi. Lo consiglio a chi crede nella forza del rapporto tra le donne, che non competono, ma si supportano. Lo consiglio alle persone che tendono a colmare i propri vuoti e le proprie paure con un sentimento che però può non essere un vero amore, ma serve soltanto ad allontanare il timore della solitudine e il senso di esclusione vissuto in famiglia.

Come sono nati i personaggi?

La storia è nata, per caso, dentro un vagone di un treno che da Milano mi riportava in Toscana. Una donna al telefono ha detto: “Tu sai che puoi diventare un’altra in 168 ore”.

Mi sono chiesta quante fossero 168 ore, perché l’espressione mi ha colpita.

La protagonista della storia, Gloria, è arrivata alcuni mesi dopo, quando è maturato il desiderio di raccontare la sua storia e quella delle altre due donne, Annalisa e Noemi, che le ruotano attorno.

Le ambientazioni scelte provengono dal reale o sono anche una proiezione dell’anima?

Punta Scalzi, dove è sviluppata la maggior parte della storia contenuta in “La casa di Teresa”, è un posto di fantasia per la cui costruzione mi sono ispirata a un luogo reale, Zumaia, cittadina della costa basca.

Come puoi riassumere ai potenziali lettori il tuo romanzo? Qual è il messaggio che hai voluto trasmettere?

È una storia di rinascita e di presa di consapevolezza dei propri reali obiettivi. Il messaggio contenuto in La casa di Teresa è rappresentato dalla frase che lo ha ispirato: in 168 ore si può diventare un’altra persona.

Sei già al lavoro su un nuovo manoscritto?

Sì, sono immersa in una nuova storia ma sono ancora in mare aperto e non so quando approderò in porto.

Silvia Casini

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