King Arthur – Il potere della spada: recensione

Esce oggi, 10 maggio, King Arthur – Il potere della spada, il nuovo film del regista Guy Ritchie con Charlie Hunnam, Jude Law, Astrid Bergès-Frisbey, Eric Bana, Mikael Persbrandt, Djimon Hounsou e Aidan Gillen.

La pellicola narra la storia del piccolo Arthur , il cui padre (Eric Bana) viene assassinato da suo zio Vortigern (Jude Law) e si impadronisce del trono. Derubato dei diritti che gli spetterebbero per nascita e senza sapere chi è realmente, Arthur (Charlie Hunnam) riesce a sopravvivere nei vicoli oscuri della città e solo quando estrae la mitica spada dalla roccia la sua vita cambia radicalmente ed è costretto ad accettare la sua vera eredità… che gli piaccia o meno.

È con questo impasto narrativo che il regista di Sherlock Holmes decide di offrire al pubblico un Re Artù inedito e pieno di humour, che si inserisce perfettamente in un montaggio serrato, in un ritmo sostenuto e tra movimenti di macchina repentini.

Di fatto, mescolando elementi e personaggi del mito arturiano a una versione più moderna e fantasy della storia classica, Guy Ritchie regala spessore a una trama già nota, rendendola decisamente più travolgente. Artù, in pratica, è ironico, veloce, viscerale.

Vortigern è ossessionato dalla magia nera. E il loro netto contrasto sfocia in battaglie abilmente coreografate, in caos emotivo, in energia dal forte impatto visivo e in scenografie minuziosamente curate.

Excalibur, poi, è fonte di vigore. Sulla lama è incisa la frase “Prendimi e portami via” in alfabeto runico e quando Artù la afferra con due mani, il suo potere passa gli attraversa il corpo, ma il trauma infantile non lo abbandona mai. Per domare paure e dolore, dovrà compiere una vera e propria catarsi.

Per giunta, la maga misteriosa che lo aiuterà nel suo percorso esistenziale, lascia presagire un possibile sequel, anche perché allenato a suon di arti marziali e cresciuto in un bordello, questo Artù è un tipo in gamba, che sa come mettere su una perfetta tavola rotonda.

In conclusione, il nuovo lungometraggio firmato dallo stile incisivo di Ritchie è puro intrattenimento cinematografico, che reca in sé un’anima incantata, epica e fantastica.

 

Silvia Casini

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