Io sono Mia: recensione

Manca dalle scene da quasi 24 anni, dopo quella sua morte prematura che è avvenuta il 12 maggio del 1995, ma Mia Martini è ancora una voce che fa sognare chiunque, una cantante dalla presenza unica e che ha sempre fatto parlare di sé, sfortunatamente a volte vittima di malelingue che la volevano come portatrice di sfortuna; una carriera la sua ricca di successi e di momenti difficili, di persone su cui fare affidamenti e di personaggi poco raccomandabili, una sequela di elementi che coronarono la vita di un’artista a tutto tondo che non si è mai tirata indietro dopo le innumerevoli difficoltà.

E dato che per il cinema siamo in un momento in cui i biopic musicali vanno alla grande (basta vedere gli esiti del recente Bohemian Rhapsody, sulla carriera dei Queen e di Freddie Mercury), ecco che la tv italiana, la quale riguardo a biografie sui nostri cantanti non si è mai tirata indietro (non molto lontani sono state quelle su Rino Gaetano e Fabrizio De Andrè), propone per i suoi spettatori un film dedicato alla famosa Martini, un lungometraggio (prodotto da Luca Barbareschi) che per l’occasione, su distribuzione della Nexo Digital, sarà proiettato in sala il 14, 15 e 16 gennaio.

A ricoprire i panni della grande artista troviamo un’altra grande performer, con tanto di passati recenti avuti nel cinema (Song’ e Napule, Ammore e malavita), Serena Rossi, volto molto noto dei piccoli e grandi schermi che in questa avventura nella fiction televisiva si prende la responsabilità di far rivivere Mimì a suon di celebri canti (è la stessa attrice a dar voce alle canzoni del film); Io sono Mia è una finestra aperta sulla vita di questa figura indimenticabile, diretta dal regista Riccardo Donna, un affezionato della tv che al cinema fece capolino nel 2009 col musicale Questo piccolo grande amore (opera costruita sugli hit di Claudio Baglioni), e portata a compimento con la consulenza in sceneggiatura (firmata da Monica Rametta) delle due sorelle della Martini, Loredana e Olivia Berté.

Il racconto prende vita nel 1989, qualche giorno prima che Mia (Rossi) si esibisce davanti a milioni di persone al Festival di Sanremo, un ritorno alle scene per lei che dovrebbe riportarla sulla cresta dell’onda, cosa che ormai da un po’ di tempo non avviene.

In questa attesa un’intervista effettuata da una giornalista ripercorrerà tutta la carriera della Martini, dai primi successi degli anni ’70, epoca in cui scorrazzava la notte con la sorella Loredana (Dajana Roncione), fino al suo ritorno alla nota rassegna canora, in cerca di una rivincita su chi ha sempre assecondato quelle malelingue che la volessero portatrice di sfortuna; ed esibendosi con Almeno tu nell’universo quella rivalsa non tarderà ad arrivare.

Sorvolando l’aurea agiografica che questo Io sono Mia si porta di minuto in minuto, possiamo semplicemente dire che qua ci troviamo di fronte ad un film che veramente regala grandi emozioni, ripercorrendo al fianco della sua protagonista epoche di grandi momenti musicali lontani anni luce dall’attuale piattezza sonora di oggi; Donna regala alla Martini un’opera monumento, la celebra e ce la mostra in tutta la sua fragilità descrivendone scontri professionali (con manager e colleghi fidati, come l’Alberigo Crocetta interpretato da Antonio Gerardi), familiari (i duri rapporti col padre, quello all’apparenza aureo con la sorella Loredana della poco somigliante Roncione) e sentimentali (la storia con l’amato Andrea interpretato da Maurizio Lastrico), romanzando dove è possibile ma senza sconfinare nel patetismo totale.

E con tutto ciò Io sono Mia affida gran parte della sua riuscita alla presenza della Rossi, la quale, nonostante la sua faccia meno marcata rispetto alla vera Martini, fa rivivere a gran voce le note vocali della sua protagonista, completando così questo profilo artistico elogiato a più non posso da questa fiction ben calibrata; attorno a lei si aggirano collaboratori fidati della scomparsa cantante, da Bruno Lauzi, autore di Almeno tu nell’universo, a Franco Califano, quest’ultimo ricoperto da un improbabile Edoardo Pesce, che alla nota Mimì regalò la splendida Minuetto, splendido brano che a fine visione non potrete far altro di ricanticchiarlo nella vostra mente.

Ciò conferma che il mito è stato più che rispettato in questa fiction ben realizzata.

Mirko Lomuscio