In viaggio con Adele: recensione

On the road e sentimenti familiari, se mischiati in modo degno può darsi che possano tirar fuori il meglio del nostro cinema, almeno sulla carta di una trama intimista e giocata sulla presenza di un paio di caratteri forti; su tali basi l’opera prima di Alessandro Capitani, un giovane nome con all’attivo alcuni cortometraggi, cerca di uniformarsi nel miglior dei modi, sfoggiando per l’occasione un rapporto padre/figlia particolare, all’insegna dell’accettazione dell’altro e della verità che ci circonda.

E siccome due personaggi del genere hanno bisogno di nomi all’altezza della situazione, ecco che In viaggio con Adele si appoggia assolutamente sul botta e risposta tra un Alessandro Haber in veste, molto rara nel suo caso, di primo attore cinematografico e una Sara Serraiocco in versione stralunata, attrice in ascesa solita ai ruoli senza qualche rotella (basta ricordare il recente Non è un paese per giovani di Giovanni Veronesi).

Scritto dal Nicola Guaglianone di Lo chiamavano Jeeg Robot, su soggetto steso da lui stesso più Haber e Tonino Zangardi, il film di Capitani è la storia dell’attore Aldo (Haber), un uomo di settant’anni che vede la sua carriera artistica in un momento importante, dato che in ballo per lui c’è un ruolo nel prossimo lungometraggio di Patrice Leconte (che appare brevemente nei panni di se stesso).

Ma dalla Puglia arriva all’orecchio dell’uomo una tragica notizia; Margherita, una sua vecchia fiamma, muore improvvisamente, lasciando ad Aldo un qualcosa che gli appartiene.

Tale cosa è Adele (Serraiocco), una giovane ragazza con problemi psichici che altri non è la figlia di lui, notizia che gli scombussolerà ovviamente l’esistenza.

A tal proposito Aldo dovrà affrontare un lungo viaggio assieme a lei, spacciandosi per amico della madre, ed in questo tragitto ciò che per alcuni sembrerà essere “diverso” risulterà invece essere non lontano dalla normalità che si vive, scoprendo sentimenti che magari mai si sarebbe pensato di provare.

On the road basilare che si sorregge su quei due o tre elementi principali, In viaggio con Adele è un piccolo prodotto pensato e sviluppato affinché si possa tirar fuori una trama che coinvolga degnamente lo spettatore, senza alcun impegno e dettagli accurati all’eccesso.

Capitani gestisce l’operato con fare non proprio ispirato, ma si sorregge sulla professionalità di un Haber pur sempre efficace e una Serraiocco, sì insopportabile (e antipatica), però credile nei panni della poco lucida Adele del titolo; insomma qua ci troviamo di fronte ad un compitino ben fatto, che inserisce nella propria resa finale tutto il dicibile del cinema italiano sia nella morale che nella gestione di determinate situazioni.

Nel mezzo anche qualche godibile parentesi ironica ed esilarante, dove ad avere la peggio è il nome di Toni Servillo e, soprattutto , di Margherita Buy, più la partecipazione di altri nomi di un certo calibro che dovrebbero fare la differenza, come il succitato Leconte e una Isabella Ferrari nei panni della decisa Carla, manager ed amante di Aldo, pronta a tutto per i propri scopi.

Certo di opere ambientate su strada che guardano ai cambiamenti interiori troppe ne abbiamo viste nel tempo, e veramente migliori rispetto a questo In viaggio con Adele, però la presente piccola prima escursione di Capitani nel lungometraggio ha le sue modeste trovate, certo non nel complesso esplosive, ma che almeno non mandano in malora l’intero operato finale.

Sincero e indolore, questo film una sua visione sulla fiducia la merita.

Mirko Lomuscio