Improvvisamente a Natale mi sposo: recensione

A un anno di distanza dal film Improvvisamente Natale, opera creata per il campo dello streaming, tornano le avventure del Lorenzo di Diego Abatantuono e dei suoi famigliari, i quali, per le festività natalizie, vivranno una nuova esperienza nell’albergo dell’uomo e, stavolta, veramente sotto l’albero natalizio, tra sorprese e new entry.

Sempre con la regia del confermato Francesco Patierno del primo film, in questo sequel lanciato per i grandi schermi, intitolato Improvvisamente a Natale mi sposo, vedremo quindi la giovane Alberta (Violante Placido), figlia di Lorenzo, venire a conoscenza di una nuova notizia da parte di suo padre; l’uomo ha conosciuto una donna, la straniera Serena (Carol Alt), e se ne è innamorato al punto da volerla sposare.

Nonostante la bella notizia, Alberta non crede che la donna sia adatta per diventare la sua nuova mamma e, con tutte le proprie forze, tenta di scoprire la verità dietro a questa assurda faccenda; nel frattempo la figlia adolescente Chiara (Valentina Filippeschi) dovrà aiutare il prete del paese, don Michele (Nino Frassica), nella lotta contro il sindaco Zandonai (Elio) per formare di conseguenza un coro per la chiesa, e nel farlo dovrà tentare di coinvolgere il nuovo talento musicale Fabiano (Federico Di Scola), il quale è in vacanza proprio nel paese dove si trova la ragazzina.

Con un rimaneggiamento del cast rispetto al precedente capitolo (la Filippeschi al posto della precedente Sara Ciocca; Primo Reggiani nei panni del marito di Alberta, ruolo prima ricoperto da Lodo Guenzi; l’assenza di Antonio Catania e Anna Galiena), Patierno torna sui passi di questa piccola saga natalizia e, rispetto al precedente capitolo, tenta di dare un respiro ben più cinematografico tra le righe di questa semplice trama, che , tra delineazioni all’acqua di rose e risvolti all’ordine per la commedia leggera, riesce ad alzare l’asticella qualitativa se confrontata con il primo mediocre film.

Non che con Improvvisamente a Natale mi sposo si arrivi alla sufficienza, anche perché trattasi di un prodotto che aleggia tra la commedia famigliare e il cinepanettone più anonimo, senza essere né l’uno né l’altro, ma trova maggior ragion d’esistere sull’essere il solito film sostenuto da product placement ed enti per il turismo, elementi che ovviamente fagocitano ogni logica narrativa del caso se mal gestiti esclusivamente e ritenuti essenziali per l’opera in sé, fagocitando ogni ragione artistica del caso.

Agglomerare un perennemente seduto Abatantuono alla Placido, a Frassica, a Elio (di Elio e le storie tese), a Paolo Hendel (ancora il fattore Franz) e a Michele Foresta (che torna nei panni del concierge Otto), con la partecipazione della sempre bella Alt, non è che possa bastare per fare di Improvvisamente a Natale mi sposo un prodotto riuscito, perché stancamente e con molta superficialità tratta parentesi che volgono anche al contemporaneo, come la lotta tra il classicismo della chiesa e il modernismo del pensiero politico, oppure i fenomeni musicali da mercato multimediale quale è il personaggio di Fabiano, abbozzato in modo abbastanza superficiale, anche per il pubblico di giovanissimi a cui è rivolto.

E nonostante i vari difetti che si possono trovare in questa pellicola di bocca buona, non è invero se affermiamo che Improvvisamente a Natale mi sposo non ha nulla da invidiare dal malriuscito capitolo precedente.

Mirko Lomuscio