Illustrazioni, sogni e poesie: intervista esclusiva a Marco Somà

“Per l’originalità di un segno elegante e suadente, preciso e dalle non comuni valenze evocative. Per essere una delle voci giovani, più convincenti e attente, dell’illustrazione italiana. Per una meditata e solida cultura figurativa che si esprime in immagini sospese fra poesia e ironia”.

Questa la motivazione che vede Marco Somà  “Miglior Illustratore” al Premio Andersen 2019.

Immagini sospese.

È esattamente la sensazione che si ha, immergendo il naso e gli occhi dentro i suoi libri.

Sì, perché non si può non entrarci.

Pagine piene che, sfogliate, prendono vita.

Credo sia piuttosto difficile, di questi tempi, ritrovare quella meraviglia vera, scarna di superficialità, che soltanto i bambini sono bravi a provare.

A me, è successo.

Storie semplici e, proprio per questo motivo, di una potenza disarmante come ne Il venditore di felicitàscritto da Davide Calì con le illustrazioni di Marco Somà che fanno venire voglia di vivere lì, proprio lì, ad aspettare il “furgoncino scoppiettante del Signor Piccione” per comprare un barattolo di felicità.

Storie secolari e, quest’anno bicentenarie, come l’Infinito di Giacomo Leopardi che rivive ancora una volta nelle parole di Daniele Aristarco e nelle illustrazioni di Marco Somà che lasciano dolcemente “naufragar in questo mare” e aggiungono poesia alla poesia (sì, è possibile, ve lo assicuro).

E allora non ci si può fermare qui. Io voglio saperne di più. Vorrei sapere cosa c’è oltre la mano che pensa e disegna. Per questo motivo ho deciso di importunare un impegnatissimo Marco Somà per fronteggiare le mie curiosità, colmarle e diffondere le risposte per farle diventare di tutti.

Marco, grazie innanzitutto per la tua disponibilità.

Giovanissimo, anno 1983, studi pittura all’Accademia di Belle Arti e frequenti il Master in Illustrazione per l’Editoria Ars in Fabula a Macerata, ma ho come l’impressione che tu sia nato direttamente con questa passione cucita addosso. Sbaglio?

La passione per il disegno ce l’ho da sempre. Fin da piccolissimo amavo disegnare qualsiasi cosa e raccontarmi storie con il disegno.

Invece, la passione per l’illustrazione e per l’albo illustrato è nata  più tardi,  durante il mio primo anno in Accademia, quando, per la prima volta, ho visitato la Mostra illustratori della Bologna Children’s Book Fair.

E’ stato amore a prima vista! Da quel momento ho iniziato a divorare albi su albi perché sentivo il bisogno di studiarli,  di esplorare le pagine e di carpirne tutti i più piccoli segreti.

Insieme alla libraia della Storytelling Libreria Sala da Tè di Gonnesa, che mi ha venduto i tuoi libri (insieme a tantissima felicità), ci chiedevamo come mai i soggetti delle tue illustrazioni sono gli animali.

Personalmente amo molto la natura e gli animali e mi sento particolarmente in sintonia con questo mondo che  trovo essere una fonte di ispirazione incredibile.

Per questo motivo  tutte le volte che il testo me lo consente o me lo suggerisce rappresento i personaggi con sembianze animali.

Ho una domanda che mi preme. Come dicevo all’inizio, sfogliando i tuoi libri, si ha come l’impressione che ogni immagine prenda vita, fondendosi con quasi ogni senso (vista, tatto, olfatto… e pure l’anima). Vorrei sapere, tu, come ti senti invece quando disegni?

Devo ammettere che quando disegno, ed è un giorno particolarmente produttivo, mi ritrovo completamente immerso nella storia da non sentire più le altre persone che lavorano nel mio stesso studio.

Questo isolamento temporaneo è quasi una meditazione per me, è vitale, mi rigenera e mi fa stare bene come una passeggiata in un campo.

Poi come in tutti i lavori, ci sono cose meno piacevoli da sbrigare che mi riportano alla realtà, come gestire le questioni economiche, rispondere alle mail, correre dietro le scadenze ecc…

Dicevamo, giovanissimo, illustratore pluripremiato, docente di illustrazione e impegnato in attività legate a questo mondo.  Ma… come fai a far tutto?

Riuscire a conciliare tutto non è facile, avrei bisogno di giornate molto più lunghe.

Cerco di fare tutto al meglio delle mie possibilità. Amo ogni aspetto del mio lavoro: sia stare al tavolo da disegno, sia viaggiare per incontrare bambini o adulti.

Penso che sia una gran fortuna, di questi tempi, poter fare il lavoro dei propri sogni.

Si è tenuto nel mese di Maggio il Festival Illustrada, da te curato, nella tua città, Cuneo. Ci vuoi raccontare qualcosa? E cosa pensi di questi festival cittadini e delle fiere che diffondono la cultura e quindi, la bellezza?

Il Festival Illustrada è molto giovane, ma stiamo lavorando per farlo crescere sempre di più come qualità dell’offerta e come numero di attività da proporre sul territorio durante l’anno.

Nonostante il tempo piovoso, quest’anno, ho notato una maggiore affluenza al Festival rispetto all’anno precedente e quello prima e sono convinto che questo dato sia destinato a crescere nei prossimi anni.

Sono consapevole che il lavoro da fare sia tanto, e non siano sufficienti tre giorni di festival per promuovere la letteratura per ragazzi e la bellezza degli albi illustrati.

Ma questa proposta, affiancata ad un lavoro di qualità svolto durante l’anno nelle classi, nelle biblioteche, nelle librerie e, perché no, anche nelle strade può fare la differenza.

Ringrazio Marco Somà per aver risposto alle mie domande soddisfacendo la mia curiosità. E consiglio a tutte e tutti voi, grandi e piccoli, di concedervi un momento, arrestare per un attimo il corso del tempo e fermarvi a sfogliare questi bellissimi libri.

Erika Carta

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