Il mistero della casa del tempo: recensione

Direttamente dalla fama di uno scritto realizzato da John Bellairs nel 1973, ed illustrato da Edward Gorey, il cui titolo è La pendola magica, ecco spuntare nelle sale il fantasy Il mistero della casa del tempo, un esclusivo appuntamento per ragazzi che porterà i suoi giovani spettatori in un regno fatato tra incantesimi e maledizioni, al cospetto di una coppia di protagonisti ben accetti al tipo di trama narrata.

Loro sono Jack Black, reduce dal successo di Jumanji: benvenuti nella giungla e Piccoli brividi, e Cate Blanchett, oscarizzata attrice nota a molti e qua in una rara escursione per ragazzi della sua vasta filmografia; a dirigerli in questa trasposizione prodotta dalla nota Amblin (casa di proprietà di sua maestà Steven Spielberg), troviamo un nome come Eli Roth, autore poliedrico che ha visto la sua carriera avviarsi sotto il segno dell’horror (Cabin fever, i primi due Hostel, Green Inferno) poi passato recentemente ad un cinema più mainstream (di quest’anno l’uscita del suo remake Il giustiziere della notte, interpretato da Bruce Willis).

Il qui presente Il mistero della casa del tempo è una storia ambientata nel 1955, in una cittadina degli Stati Uniti, dove il piccolo Lewis Barnavelt (Owen Vaccaro), dopo aver perso i propri genitori, si trasferisce a casa dello zio Jonathan (Black), un tipo assurdo che condivide la sua esistenza con l’altrettanto misteriosa Florence Zimmerman (Blanchett), sua vicina di casa.

Ma cotanta stranezza troverà un suo perché quando Lewis scoprirà che la casa dove vive ora è un luogo magico e che Jonathan e Florence altri non sono che due maghi, o meglio stregoni, il cui incarico è quello di impedire ad un’antica maledizione, che si aggira tra le mura dell’abitazione, di prendere vita; tutto è legato alla vicenda del vecchio padrone di casa, Isaac Izzard (Kyle MacLachlan), un uomo oscuro e dai poteri malefici, il quale ha nascosto nella casa un ordigno capace di distruggere l’umanità.

Dopo aver scoperto la possibilità di poter divenire mago, Lewis intende aiutare suo zio Jonathan, andando incontro alle difficili avversità che possono rendere complicata la vita di uno stregone.

Pellicola che in primis sa di compromesso per il regista Roth, nome sempre legato ad un tipo di titoli estremi, per tematiche e violenza, Il mistero della casa del tempo è un qualcosa di facilmente catalogabile nel genere fantasy, dato che è un tipo di film che mostra elementi già visti e stravisti in tale ambito, senza però sfigurare in trovate e ritmi.

Ovvio che l’accoppiata Black/Blanchett, per quanto difficile da concepire sin dal principio, aiutano questo lungometraggio a trovare una propria degna identità, regalando dei battibecchi carini e adeguati al tipo di ironia infantile, gingillandosi in un paio di caratteri che avrebbero potuto fare la loro figura anche in un qualsiasi episodio di Harry Potter.

Ed oltre a trarre ispirazione dai trattati cinematografici del maghetto creato dalla Rowling e dalle atmosfere dei Piccoli brividi di R.L. Stine (Black docet), Il mistero della casa del tempo regala anche una buona visione di intrattenimento, memore dei fantasy anni ’80, decennio evidentemente caro a Roth (che nel film si ritaglia anche un divertente cameo), e pregna di una giusta morale per il bene dei giovanissimi spettatori; infatti, oltre ad assistere ad una iperbolica avventura ricca di effetti speciali, c’è anche modo di assorbire nel mezzo anche un messaggio contro la brama di potere presente nelle menti più deboli.

Un dettaglio che rende Il mistero della casa del tempo un qualcosa più di un semplice film per ragazzi, e ciò è cosa molto buona.

Mirko Lomuscio