Il cavaliere del grifone: recensione

Il cavaliere del grifone è un romanzo storico ambientato tra il XIII e il XIV secolo d. C. nella Toscana di allora, in particolare tra la Maremma e le campagne senesi.

Il protagonista non è altro che Bino, il giovane figlio cadetto di Messer Abate degli Abati del Malia, un uomo pragmatico e deciso che è il signore del castello e dei possedimenti di Batignano.

Messer Abate da sempre contesta le pretese egemoniche di Siena e della Dogana del sale sui suoi territori, e neanche troppo velatamente osteggia l’operato dei senesi schierandosi con Grosseto.

Tutto viene innescato da un torneo che vede vincitore, tra gli altri cavalieri, proprio il giovane Bino. Il giovane avrà la fortuna di conoscere e di ricevere gli onori della bella Elena Bonsignori, sorella minore di Filippo Bonsignori, erede di una delle famiglie più influenti di tutta Siena e da tempo in rotta con le altre famiglie, compresa quella degli Abati del Malia, di cui Bino fa parte.

Il giovane vincitore del torneo, come prevedibile si innamora della fanciulla a prima vista. E sarà proprio l’amore folle e viscerale, tipico della gioventù a segnare la sorte di Bino, lo porterà, suo malgrado, a perdere ogni cosa, però non sarà la fine, ma l’inizio di un nuovo riscatto, la nascita di un uomo coraggioso, sulle ceneri di un ragazzo ingenuo e sempliciotto, vittima del proprio amore non corrisposto.

Bino diventerà così un prode mercenario, e grazie a nuove amicizie e vecchie alleanze risaldate grazie alla stima verso suo padre, Messer Abate, riuscirà nella grande impresa di ribellione delle terre della maremma al controllo di Siena. Riuscirà persino a strappare la città di Grosseto ai senesi.

Il romanzo intreccia molto bene le vicende storiche a quelle inventate, tutto l’intreccio risulta corrente, e molto curato nonostante la prima parte del libro scorra in maniera lenta, soffermandosi forse troppo su dettagli che un lettore non appassionato di medioevo, potrebbe trovare noiosi.

Ma proseguendo ci si immerge pienamente nell’atmosfera e nella psicologia dei personaggi, i quali hanno tutti un loro specifico peso nella storia.

Ho apprezzato molto l’evolversi del protagonista, Bino, che riesce a risollevarsi nonostante il destino avverso e le delusioni. Proprio lui, infatti, guiderà la rivolta delle genti della Maremma, contro la potente Siena, dimostrando di essere diventato un ottimo stratega e combattente, riconquistando sia il suo castello a Batignano, che la città di Grosseto.

L’amore mai sopito per la bella Elena Bonsignori attraversa tutte le pagine del romanzo e i pensieri di Bino, che ormai fattosi uomo, ci pensa ancora, come a voler star legato a quel ricordo. Finché non scoprirà che è proprio  per mano di lei e di suo fratello Filippo Bonsignori, che lui ha subito tutto quel dolore, che suo padre a Messer Abate è morto.

Bino si vendicherà, a suo modo, e poi, come ogni storia d’onore che si rispetti, troverà la felicità tra le braccia di Agnese, figlia del mercante Credi di Masserizia, il quale in passato, quando Bino aveva perso ogni speranza, lo aveva aiutato a rialzarsi, dandogli la spinta necessaria a reagire. Lo stesso Credi che in tempi più recenti appoggia la riconquista sul campo della città di Grosseto, aiutando gli stessi grossetani a combattere per la propria libertà.

Vorrei chiudere citando un brano del libro. Sono le parole che il vecchio Credi rivolge a Bino, poco prima del suo matrimonio, e secondo me sono significative, perché, pur nella loro apparente semplicità, fanno riflettere sull’idea che ci sia sempre modo di ricominciare, così come fa la natura,  che rinasce ogni anno, così dovremmo fare anche noi, non lasciandoci abbattere dal passato e dagli errori commessi.“Guardate l’autunno, è l’estate che muore ma è l’anticamera di un nuovo inizio. Lasciate che siano solo i vostri fantasmi a morire. Non tormentatevi oltre. Spogliatevi del passato come gli alberi si spogliano delle foglie. Sbagliare è umano. Avrete nuove foglie e nuovi fiori”.[1]


[1] citazione da p. 266

Samanta Crespi

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