I primitivi: recensione

Una carriera longeva che dura sin dalla fine degli anni ’80, quattro premi Oscar vinti tra categorie cortometraggio e lungometraggio di animazione e una tecnica arcaica quanto magnifica come quella del passo uno, ovvero semplicemente denominata stop motion; su queste basi si incentra innanzitutto la storia dell Aardman Animations, casa di produzione di cartoni animati fatti con pupazzi che ancora oggi si mostra sui grandi schermi con le sue splendide, artigianali, opere, in barba alla moda attuale che vede spopolare soprattutto nei cinema lungometraggi d’animazione CGI.

Fondata nei primi anni ’70, questa nota società ha visto i suoi allori crescere sull’immagine del duo Wallace & Gromit, personaggi che hanno portato la Aardman al successo consentendole di realizzare anche lungometraggi indimenticati come Galline in fuga, Shaun, vita da pecora – Il film e il qui presente I primitivi.

Diretto da uno dei numi tutelari della nota casa, cioè Nick Park, quest’ultimo titolo è un divertente prodotto ambientato ai tempi dell’età della pietra, seguendo quindi una logica commerciale che ha visto trionfare ai botteghini una saga come quella de L’era glaciale, realizzata dalla Blue Sky.

Ma I primitivi non è soltanto un racconto che districa la sua trama tra clave e dinosauri, elementi che sinceramente poco si notano in tal caso, è anche una storia sportiva, portando nella follia totale di questo progetto la passione per il calcio, passatempo cardine dei protagonisti del film di Park.

La passione per il pallone è quindi l’ossessione per quelli che presenziano in questo titolo, tutti personaggi che trovano come guest vocali italiane un pugno di volti noti del nostro cinema e della nostra tv: Riccardo Scamarcio, Paola Cortellesi, Salvatore Esposito, Greg, Chef Rubio, Corrado Guzzanti ed il calciatore Alessandro Florenzi, centrocampista della Roma.

La storia è quella del giovane Dag (Scamarcio), componente di un gruppo di selvaggi nell’era dei dinosauri, ben presto entrato a conoscenza di una nuova tribù, più evoluta della sua ed anche ben più ricca; questa è la gente dell’Età del Bronzo, pronta a seppellire per sempre quella appartenente all’Età della Pietra.

L’unico modo per poter evitare questa tragedia è sfidare gli abitanti del Bronzo, soprattutto il loro sovrano Lord Nooth (Esposito), in una partita nello sport locale del luogo: il calcio.

Ma Dag e i suoi amici non ne sanno nulla di questo passatempo, quindi l’unico modo per vincere è allenarsi in tutto e per tutto, cercando di ottenere un trionfo unico nella storia; sempre se ciò sarà possibile.

Nel marasma di pellicole d’animazione digitale di oggi, poter mettere occhio anche a qualche pellicola vecchia scuola fa sempre la sua figura, tirando fuori sia il bambino che è in noi che l’appassionato di cinema più puro; con I primitivi questo principio viene estratto grazie ad una narrazione facile e all’utilizzo di protagonisti vari, chi più di spicco (Dag, Lord Nooth) e chi meno (Ginna della Cortellesi, Barbo di Guzzanti).

Park non azzarda a risvolti di sceneggiatura complicati e si accoda alla linea del “cartoon plus calcio” (basti vedere tra i tanti lo spagnolo Goool!) parlando di questa trama di rivalse e di scontri sociali, gettando nel tutto l’amore per lo sport dalla palla rotonda e meno quello per l’età della Pietra; I primitivi è un lungometraggio per grandi e piccini ben calibrato, divertente e soprattutto citazionista, dato che il maggior referente in riguardo sembra essere Fuga per la vittoria di John Huston (operazione simile fu già fatta da Park con Galline in fuga e il punto di riferimento La grande fuga).

 

Mirko Lomuscio

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