Halloween ends: recensione

Ricapitolando: dopo quarant’anni dal mitico capostipite targato 1978, Halloween – La notte delle streghe, la saga di Michael Myers torna sui grandi schermi con il beneplacito del suo stesso creatore, John Carpenter, e del produttore in gran voga Jason Blum (Scappa – Get out, Insidious, Whiplash), i quali affidano le nuove sorti di questa serie horror nelle mani di David Gordon Green, autore cimentato in ben altri generi (Strafumati, Lo spaventapassere, Joe), qua per la prima volta alle prese con un titolo legato al cinema dell’orrore.

Halloween ends

 

Quella che ne viene fuori è una nuova trilogia incentrata sulle gesta di Myers, ripescando la scream queen Jamie Lee Curtis, protagonista del capostipite come di altri sequel a venire, e mettendola nel 2018 alla guida di questa nuova linfa con Halloween, poi proseguita nel 2021 con il sequel di maggior presa creativa Halloween kills.

Ora, 2022, siamo giunti alla conclusione di questa trilogia, con un titolo che dovrebbe chiudere qualsiasi parentesi legata al mondo di Michael Myers, gridato a caratteri cubitali fra le sue lettere; Halloween ends è l’opera che dovrebbe portare lo spettatore alla fine di un lungo percorso, gettando le sorti di una saga horror nelle mani di una nuova storia che azzarda a guizzi narrativi diversi dal solito.

Sono passati quattro anni da quando l’ultima volta è stato visto Michael Myers, il quale nel 2018, a quarant’anni dalla sua strage sanguinaria, riuscì a rendersi protagonista di una nuova mattanza gettando nel panico la gente del posto; tra loro c’è la sopravvissuta Laurie Strode (Curtis), che ormai, dopo aver perso sua figlia, vive con la nipote Allyson (Andi Matichak) in una ridente casa nel mezzo della cittadina.

Quest’ultima fa la conoscenza del giovane Corey Cunningham (Rohan Campbell), un ragazzo che a causa di un incidente si è reso protagonista di un grave crimine, venendo giudicato da tutti come un probabile assassino; Allyson non crede a tutto ciò, innamorandosi di conseguenza di Corey.

Solo che l’ombra di Michael torna a terrorizzare Haddonfield quando tutti meno se lo aspettano, e Laurie, pronta per l’ennesimo scontro, intende mettere fine a questa maledizione una volta per tutte.

Che Green era un regista fin troppo fuori dai generis per questa saga si era ben capito già da quell’Halloween del 2018, dove le dinamiche da slasher venivano messe da parte per una narrazione da cinema indipendente anni ’90, cara a ben altri tipi di opere che vanno dal drammatico alla commedia; nonostante Halloween kills abbia mostrato alcuni miglioramenti a riguardo, accennando ad un’analisi sociologica legata ai mostri creati dalla paura della società moderna, in Halloween ends tale analisi prende totalmente il sopravvento, lasciando lo spettatore in balia ad un sequel horror a dir poco inaspettato e, purtroppo, anche inaccettabile.

Infatti, questo terzo tassello della trilogia “greeniana”, altri non è che un’opera bluff che getta il mito di Michael Myers nel mezzo di un thriller incentrato sul dualismo mentale, dove addirittura il noto serial killer, sempre interpretato da Nick Castle e James Jude Courtney come i due precedenti film, appare solo dopo quaranta minuti di visione, senza neanche essere troppo al centro della scena.

Ci sono forti ambizioni artistiche dietro Halloween ends, ma ambizioni che portano ogni elemento finora creato dal geniale Carpenter (qua anche autore della colonna sonora assieme al figlio Cody e a Daniel A. Davis) alle ortiche, dando vita ad un film che aleggia tra la voglia di rendersi sofisticato e quella di citare determinati slasher del passato appartenenti alla serie e non (rimandi anche a Venerdì 13 parte 5 – Il terrore continua, ma per fini intenditori), senza però rendersi degno di nota a visione conclusa, sprecando addirittura la partecipazione di una Curtis in vena di farla finita una volta per tutte con questa saga.

Non una conclusione degna di nota quella di Halloween ends, minacciando tramite il proprio titolo epitaffio la definitiva fine di un successo horror senza eguali; e mai, come in questo caso, spererete (e pregherete) veramente per un ulteriore futuro reboot degno di nota.

Mirko Lomuscio