Guida romantica a posti perduti: recensione

Dopo aver contribuito al panorama cinematografico italiano realizzando un paio di pellicole intrise di humour nero, Amiche da morire del 2013 e Ho ucciso Napoleone del 2015, la regista Giorgia Farina approda nelle sale con la sua opera numero tre, tentando stavolta di virare l’attenzione verso una trama orientata maggiormente su un lato meno ironico, ma non per questo priva di una onnipresente leggerezza di fondo.

E’ quindi Guida romantica a posti perduti che le consente di effettuare questo passo, cercando di narrare l’incontro di un paio di personaggi agli antipodi, destinati ad effettuare però un lungo percorso che li porti verso la via del cambiamento; per protagonisti un’inaspettata accoppiata assortita composta dalla nostra Jasmine Trinca e l’attore inglese Clive Owen, ed il che lascia già intendere il respiro internazionale su cui questo titolo vuole appoggiarsi, calcolando anche la partecipazione dell’attrice francese Irène Jacob, volto caro al cinema di Krzysztof Kieslowski (La doppia vita di Veronica, Tre colori: film rosso)

La storia è quella di due persone che abitano nel medesimo condominio, la blogger Allegra (Trinca) e il giornalista inglese Benno (Owen), ed entrambi sono alle prese con un tenore di vita che li porta conseguentemente a mentire; mentre la prima si ritrova a inventarsi una vita che non esiste a scapito del suo giovane compagno Michele (Andrea Carpenzano), il secondo invece non riesce a lasciarsi alle spalle il problema dell’alcolismo, neanche di fronte all’amore della propria moglie Brigitte (Jacob).

Ma ben presto sia Benno che Allegra si ritroveranno ad affrontare un lungo viaggio assieme, alla scoperta di luoghi perduti ed affascinanti, col solo scopo di varcare i problemi che li affliggono e poter tornare così tra le braccia di chi li ha sempre amati per quello che rappresentano.

Pellicola on the road su cui la Farina si getta con le migliori intenzioni, Guida romantica a posti perduti è un prodotto che in fin dei conti riesce a compiere a metà il proprio dovere, mostrando un risultato altalenante che non proprio mette in chiaro le intenzioni di fondo; per quanto possa risultare accattivante e simpatica la partecipazione tra un’ansiosa Trinca e un disperso Owen, il film dimostra in più di un’occasione di avere fiato corto e non sapere bene dove voglia andare a parare.

Di tanto in tanto è proprio il rapporto tra i due protagonisti che si perde nel corso della visione, tanto che lo stesso personaggio di Allegra non vive di un approfondimento ben analizzato, anzi rimane sul vago e si adegua sulla struttura on the road che pervade lo svolgimento.

Non che non ci si rilassi di fronte a Guida romantica a posti perduti, anzi la Farina sotto questo aspetto regala ciò che ci si aspetta da un lungometraggio del genere, ma come già accennato la sensazione che sia tirato inutilmente per le lunghe la si avverte eccome, lasciando dei vuoti inspiegabili e cercando colmare gli stessi con parentesi inaspettate che vedono l’inutile partecipazione di altri attori noti (la parte con un Edoardo Gabriellini barista).

In poche parole col,terzo titolo della Farina ci troviamo di fronte ad un film incompleto, che ci accompagna in un lungo piacevole viaggio tra luoghi inaspettatamente affascinanti, ma in compagnia di un paio di personaggi di cui in fin dei conti non ci importa molto.

Mirko Lomuscio