Endless: recensione

Il regista Scott Speer è un nome che viene direttamente dal mondo dei videoclip, avendone diretti svariati dal 2006 in poi, e tale posizione gli ha consentito di passare poi al lungometraggio dirigendo tra l’altro un’opera appartenente al mondo della musica e del ballo come Step Up 4 – Revolution 3D, ed il che lo diviene personaggio orientato unicamente verso un pubblico tipicamente adolescenziale.

Tale posizione lo spinge quindi a dirigere col tempo altri titoli indirizzati alla sola massa di giovanissimi, opere che narrano di sentimenti in pubertà a confronto con la durezza della vita, a volte stabilizzandosi su uno sguardo prettamente drammatico, altre virando anche verso un tocco inaspettatamente thriller o fantasy.

Lo ha fatto con i lungometraggi Il sole a mezzanotte e Sei ancora qui, entrambi datati 2018, e si è ripetuto ora con il qui presente Endless, ovvero una storia d’amore che varca la soglia dell’aldilà, raccontando il profondo sentimento in una coppia di ragazzi dopo che questi rimangono vittime di un grave incidente.
Loro sono Riley Jean Stanheight (Alexandra Shipp) e Chris Douglas (Nicholas Hamilton), i quali, di ritorno da una festa, si vedono coinvolto in un disastroso sinistro stradale che cambierà per sempre il corso delle loro esistenze; lei, sopravvissuta all’incidente, si risveglierà quasi incolume sul letto di casa sua, lui, convinto di avercela fatta, si rende ben presto conto di essere morto, cercando continuamente di voler comunicare con Riley stessa.

Vagando quindi da fantasma quale è, Chris non potrà far altro che tentare di entrare a contatto con il proprio amore, cosa che avviene ogni volta che la ragazza prende mano alla propria arte del disegno, riuscendo così a comunicare col suo defunto ragazzo.
Un vero e proprio amore eterno lega entrambi e quello che sta succedendo è la prova che ogni cosa è possibile finché il proprio cuore batte per qualcuno di importante.

Col precedente Sei ancora qui, interpretato dall’idolo teen Bella Thorne, il regista Speer tentò di virare in salsa adolescenziale una trama thrilling riecheggiante un classico come Le verità nascoste di Robert Zemeckis, ed i risultati sono stati abbastanza altalenanti, con questo Endless il nostro autore tenta un riadattamento moderno e dal target giovanile di un’opera come l’indimenticato Ghost – Fantasma, cult movie del 1990 con Patrick Swayze, Demi Moore e il premio Oscar Whoopi Goldberg.

Al di fuori del fatto che il cinema di Speer sia incentrato sul concetto del metafisico, trattando per la seconda volta consecutiva l’incontro tra il mondo degli adolescenti e quello dell’aldilà, con Endless tale argomento non riesce però ad incidere degnamente nel contesto e, reo della poca originalità di fondo della trama (soggetto dell’esordiente Andre Case, sceneggiatura dello stesso assieme a tale Oneil Sharma), il film diviene un compendio del già visto e avvertito in fatto di romanzo giovanile, mostrando un fiato fin troppo corto di sequenza in sequenza.

Innanzitutto il concetto dell’aldilà, di cosa abita in questo mondo, non è mai abbastanza sviluppato in Endless, a parte il fatto di affiancare il personaggio di Chris dal fantasma del giovane Jordan (interpretato da DeRon Horton), un adolescente morto negli anni ’80 (ma vestito come fosse deceduto ieri) le cui spiegazioni dovrebbero aiutare la storia altalenante (ma non lo fa), null’altro si approfondisce a riguardo, lasciando intendere di quanto campato in aria sia tutto questo progetto, sviluppato solo per far piangere anime sensibili appartenenti all’universo teen.

E’ la storia sentimentale tra i due protagonisti a contare, certo, ma mai come in questo caso si era visto uno sviluppo deleterio di tale situazione, buttata via tra rimorsi di coscienza di Riley sopravvissuta all’incidente e incontri metafisici sul limite del risibile; attori coinvolti nella causa a dir poco anonimi, tra cui possiamo notare la partecipazione di Famke Janssen (quasi irriconoscibile con capelli biondi e nuovo lifting) nei panni della distrutta mamma di Chris.

Data la noia che aleggia in questa pellicola e la lentezza narrativa di cui è pervasa, è doveroso notare che questo film risulta veramente essere, negativamente, Endless (cioè senza fine).

Mirko Lomuscio