Escobar – Il fascino del male: recensione

Dando uno sguardo a gran parte dei prodotti realizzati recentemente, un nome che la maggioranza delle volte viene coinvolto, quando si tratta di storia del narcotraffico naturalmente, è Pablo Escobar, noto boss criminale che ha dominato il commercio della cocaina dalla fine degli anni ’70 ai primi anni ’90, dando un seguito al suo “mito” anche dopo decenni la sua morte, avvenuta nel 1993.

Molti sono i titoli che negli ultimi anni hanno avuto a che fare con la sua cattiva fama, coinvolgendolo in determinate trame o facendolo addirittura divenire lo spunto d’inizio di alcune storie; si va dalla biografia di un pilota che lavorava per suo conto con Barry Seal: una storia americana di Doug Liman ed interpretato da Tom Cruise, al sorprendente Escobar dell’italiano Andrea Di Stefano, dove il noto Pablo veniva ricoperto da un convincente Benicio Del Toro, fino alla nota serie tv di successo andata in onda su Netflix, Narcos.

Insomma diversi punti di vista per poter osservare la politica di vita di un personaggio nell’occhio del ciclone, vero e proprio simbolo di un’esistenza criminale incentrata sull’essere in assoluto i numeri uno; e lui numero uno lo è stato, in modo alquanto insolito e poco incline alle regole morali di una persona qualsiasi.

Tali ambizioni vengono quindi descritte ora in un nuovo film basato sulle sue gesta, tratto da un libro scritto da qualcuno che gli è stato fin troppo accanto, Virginia Vallejo, giornalista colombiana amante del noto trafficante; per la regia di Fernando Leòn de Aranoa, Escobar – Il fascino del male dovrebbe quindi essere il resoconto di una conflittuale storia d’amore all’ombra del sangue versato in quel regno criminale, chiamando ad interpretare il ruolo dei due amanti realmente esistiti una coppia di interpreti maiuscoli come gli spagnoli premi Oscar, nonché legati sentimentalmente anche nella vita, Javier Bardem e Penelope Cruz.

Tutto prende inizio alla fine degli anni ’70, quando il ricco proprietario terriero Pablo Escobar (Bardem) e la giornalista Vallejo (Cruz) vengono presentati, galeotta la realizzazione di un servizio televisivo per il canale dove lei lavora.

Da qua nasce un amore segreto e passionale, intento a voler durare nel tempo, nonostante lui sia un personaggio a dir poco scomodo per l’opinione pubblica e per le autorità mondiali; da estroverso uomo politico a ricercato trafficante, se non proprio sanguinario criminale, Escobar risulterà essere quanto di più temibile e temuto si possa trovare nel regno del narcotraffico, grazie ad un impero multimiliardario andato avanti per anni.

Davanti a tutto ciò Virginia si renderà ben presto conto dell’errore che ha commesso.

Premesse e spunti vengono ovviamente dal libro della Vallejo, che già dal titolo Loving Pablo, Hating Pablo rende l’idea di voler incentrarsi su questa loro storia sentimentale, ma stando a quanto mostrato in Escobar – Il fascino del male al regista de Aranoa stava più a cuore descrivere la dinamiche di alcuni eventi cardine che sono dietro l’impero del temuto Pablo.

Il lungometraggio in questione è una convenzionale biography che molto si incentra sui fattori scatenanti, lasciando in disparte lo sviluppo psicologico dei suoi protagonisti, resi quanto basta e proprio in minimi termini.

Questo per dire che la lente d’ingrandimento che avrebbe dovuto accrescere i dettagli della relazione tra Escobar e la Valloja viene puntata su altre sfumature, mostrando esclusivamente il regno di violenza sanguinaria che popolava in quegli anni; ad accentuare tale aspetto anche la presenza di un Peter Sarsgaard in versione agente DEA, controparte sacrificata e consona alla minimale parentesi dedicata alle indagini poliziesche del caso.

Certo, non manca all’appello un’interpretazione allucinante, ed allucinata, di un Bardem coinvolto, anche produttore dell’opera, qua in scena con un fisico ingrassato e munito di vistosa, ed ingombrante, pancia, pronto a rendere con tutto se stesso ogni facciata di Escobar (da manuale quando insegna al figlio di non abusare in cocaina, invitandolo a seguire le istruzioni di Nancy Reagan in tv).

Un po’ più sacrificata la partecipazione della Cruz, ma come già detto, Escobar – Il fascino del male, vale più per ciò che racconta che per altro in sé.

Mirko Lomuscio