End. Elizabeth: recensione

Scritto e disegnato da Barbara Canepa e Anna Merli, End. Elizabeth si presenta come un fiaba gotica e piuttosto cupa. La storia inizia col funerale della protagonista, Elizabeth, e il suo risveglio in una dimensione onirica. Lei vorrebbe rivedere la sorella, ma qualcosa trama nell’ombra affinché non si sappia la causa della sua morte.

La struttura narrativa è divisa in due parte, principalmente ne il mondo dei vivi ed il mondo dei morti. Come riscontrato nel film La sposa cadavere, la prima realtà è triste e cupa, la seconda è decisamente piuù allegra, coi suoi colori sgargianti e fiabeschi. Nonostante ciò, si prova lo stesso un sentimento di solitudine, dato che Elizabeth è bloccata in tale dimensione, con la sola compagnia di due creature sue amiche. Inoltre, l’intera storia sembra girare attorno alla causa della morte della protagonista, di cui ella stessa non sembra avere alcun ricordo. Il vero nemico della storia sono le suore e principalmente la loro natura corrotta. Si presume quindi che la morte di Elizabeth abbia a che fare con qualche losco intrigo d’affari.

I personaggi sono ben caratterizzati e vi è un certo distacco tra adulti e bambine: i primi vengono rapresentati come figure corrotte, mentre le seconde sono vittime dell’avidità delle suore e nel contempo cercano di scoprire la verità. Interessante è il legame quasi morboso che univa Elizabeth e sua sorella, due bambine sole che si davano conforto l’una con l’altra.

I colori sono piuttosto cupi ma allo stesso tempo morbidi, ogni bambina ricorda una bambola di porcellana delicata, mentre gli adulti hanno volti grotteschi.

Un unico lato negativo è il fatto che si comprende poco sulla natura della dimensione onirica, in quanto certi animali sembrano rinascere sotto altre forme, ma non si capisce lo scopo. Essendo questo il primo volume di una serie, spero che nel secondo approfondiranno di più la natura di tale realtà.

 

Debora Parisi

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