Dentro e fuori Cheyenne: intervista esclusiva ad Alias

Alias nasce a Salerno e dopo la laurea in legge, si trasferisce a Milano dove lavora come  avvocato d’affari per oltre dieci anni. Oggi è dirigente di un’azienda operante nel settore Difesa e Aerospazio e vive in Liguria.

Sin da bambino si dedica alla scrittura e il suo libro d’esordio è Dentro e fuori Cheyenne (edito da Antonio Tombolino Editore collana Klondike), il primo volume di una serie di romanzi ambientati sullo sfondo del “Conflitto Atlantico”, un apocalittico scontro armato tra Stati Uniti e Unione Europea.

Ed è in questo mondo abitato dalla guerra, dove pare impossibile distinguere il bene dal male, cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, la ragione dal torto, si aggira un misterioso personaggio.

Chi è Nessuno? A quale organizzazione appartiene? E quale nuovo compito gli verrà affidato? Le sorti del conflitto globale sembrano essere nelle sue mani in un romanzo ricco di tensione e colpi di scena che terrà il lettore inchiodato sin dalle prime righe.

Ecco cosa è Dentro e Fuori Cheyenne, un’opera borderline, che vi permetterà di fantasticare su vicende ricche di suspense e di enigmi irrisolti.

Se volete saperne di più, leggete l’intervista qui sotto!

Ha carta bianca e tre aggettivi per descriversi…

Non amo parlare di me, quindi la carta resterà bianca. I miei aggettivi sono senza dubbio libero, sognatore e determinato.

Mai senza?

Sogni. Chissà perché siamo abituati a pensare che sognare, sopratutto a occhi aperti, sia sinonimo di buono a nulla o fanfarone. Quanto volte abbiamo apostrofato (o magari ci hanno apostrofato) dicendo: «Tu sei un sognatore!» Redarguiamo i bambini sin dalla tenera età, intimandogli di «…non stare con la testa tra le nuvole!» Io non la vedo così. Per me il sogno è l’anello di congiunzione necessario tra ciò che è reale e ciò che ancora non lo è. Senza sogni, e senza sognatori, nessuno dei fantastici progressi dell’umanità sarebbe stato possibile. E allora, lasciamo che i nostri bambini se ne stiano pure un po’ con la testa tra le nuvole, a sognare e fantasticare, perché quando torneranno sulla solida superficie del pianeta saranno senz’altro persone migliori e magari porteranno indietro con sé, su questa nuda terra, almeno un piccolo frammento di cielo.

Cosa le piace leggere?

Io non leggo più, non ne ho il tempo. Se che fa brutto detto da uno che scrive cose che si suppone altri dovrebbero leggere, ma è la verità, e io non sono qui a raccontarvi frottole. Nel mio tempo libero scrivo i miei romanzi e li leggo. Leggo e rileggo me stesso, e a ogni giro trovo sempre un refuso, una frase da alleggerire, un segno di interpunzione da spostare. Per come la vedo io, uno scritto non è mai perfetto: semplicemente a un certo punto il suo autore si stufa di migliorarlo. E poi leggo internet: mi piace curiosare in giro, immergermi nella rete e scoprire cosa nuove, assaggiando e smozzicando le informazioni di cui la rete è ricca. Mi piace leggere di luoghi e storie poco note, con cui arricchire me stesso e le cose che ancora non ho scritto.

Se dovesse esprimere tre desideri?

Me ne basterebbe uno: vorrei vivere di sola scrittura. A quel punto, non avrei bisogno di altro e i due desideri che mi resterebbero li regalerei volentieri a chi ne avesse realmente bisogno.

La sua vita in un tweet?

Io non uso Twitter. Twitter limita la libertà di espressione dei propri utenti a un massimo di 140 caratteri e io sono contrario a questa forma di castrazione intellettuale così come a ogni altra forma di controllo e limitazione delle libertà fondamentali degli individui.

Ci parli del suo ultimo romanzo. A chi lo consiglierebbe e perché?

Il mio ultimo romanzo è Dentro e fuori Cheyenne, che poi è anche il primo. È un testo di difficile inquadramento perché è fantascienza, ma senza navi spaziali o formidabili androidi; al tempo stesso è decisamente una spy-story, ma senza 007 super-addestrati che hanno la meglio su torme di nemici mentre sorseggiano amabilmente un caffè; ci sono elementi della narrativa paranormale, ma questi fenomeni sono così diluiti e sfumati che finiscono per sembrare quasi reali; e c’è anche un pizzico di ucronia, ma senza la pretesa di speculazioni cervellotiche sui sé e i ma della storia. Insomma, ci sono dentro tante cose e in definitiva lo consiglierei a chi ha voglia di una lettura immersiva e avvincente ambientata in un mondo imprevedibile dove nulla è come sembra e il confine tra giusto e sbagliato è mutevole e sinuoso come le spire di un serpente.

Come nascono i suoi personaggi, vi è un collegamento con la realtà?

Non particolarmente. In realtà, all’inizio avevo una storia da raccontare e ho disegnato i personaggi che mi servivano per raccontarla. Quindi, si potrebbe dire che i personaggi sono nati per essere funzionali alla storia. Il problema è che quando i personaggi prendono vita, sono come persone in carne ed ossa, e neppure il loro autore ne ha più il pieno controllo. Anzi, sono loro a prendere le redini della narrazione che infatti spesso prende pieghe nuove e assolutamente impreviste anche allo stesso autore. Una di queste è che la storia si è allungata al punto che prevedo di dover scrivere almeno cinque o forse sei romanzi per darvi pieno sviluppo.

Le ambientazioni che sceglie provengono dal reale o sono anche una proiezione dell’anima?

Amo viaggiare, e sono stato abbastanza fortunato sino ad ora da poterlo fare spesso. Per questo motivo, nei miei romanzi cerco anche di raccontare il mondo reale. Non sono stato però in tutti i luoghi di cui parlo, e quelli che non ho visitato ho cercato di ricostruirli documentandomi al meglio che ho potuto.

Come può riassumere ai suoi lettori il suo romanzo? Qual è il messaggio che vuole trasmettere?

Nulla di particolarmente originale, in realtà, ma al tempo stesso di eccezionalmente importante. Ho scelto di parlare della guerra nel mio romanzo: la guerra è il motore di tutto; è sempre lì, in agguato, anche se spesso non si vede; è uno spettro angosciante che aleggia nell’aria e tira le fila dei vari personaggi manovrandoli come burattini. Ho scelto di parlare della guerra perché quando ero bambino e studiavo storia a scuola, mi trovavo spesso a riflettere su quanto ero fortunato a non aver vissuto nell’antichità, in un mondo pieno di odio e di guerre continue. Poi però sono cresciuto, e ho constatato mio malgrado che il mondo in cui viviamo è in stato di guerra permanente. L’instabilità è crescente, i focolai e le tensioni internazionali molteplici. Tutto questo mi preoccupa ed è da questa stato di ansia per il presente e il futuro che nasce Dentro e fuori Cheyenne.

È già al lavoro su un nuovo libro?

Ho già ultimato la stesura del mio secondo romanzo, nonché seguito di Dentro e fuori Cheyenne, che ho già consegnato ad Antonio Tombolini Editore e che, salvo cambi dell’ultimo minuto, si intitolerà Sangue freddo. In questo momento sto lavorando al capitolo successivo di quella che non è affatto una saga ma semplicemente un’unica storia suddivisa in più volumi.

 

Silvia Casini

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