Darkwood: recensione

Prodotto dalla Acid Wizad, Darkwood è una piccola perla dei videogiochi survival horror. Si presenta come una fiaba oscura, ambientata durante gli anni ’70/’80 in una non ben precisata foresta dell’est Europa. Una piaga misteriosa sta infettando tutte le creature della zona, rendendole degli abomini.

Il nostro protagonista è un uomo senza nome, così come gli altri personaggi, che si risveglia in questo bosco oscuro, senza ricordo della sua vita precedente. Il suo volto è mutato, ma non la sua mente. L’uomo sarà costretto a sopravvivere notte dopo notte alle creature che tenteranno di assalirlo, cercando di scoprire nel frattempo la causa del male che affligge la foresta e soprattutto il modo per fuggire dalle sue grinfie.

Nonostante non sia un gioco dalla grafica eccezionale, racchiude in sé lo spirito di sopravvivenza del genere horror: prima che le tenebre calino, dobbiamo rinchiuderci un un’abitazione, sprangare porte e finestre ed armarci fino all’alba. Ogni notte superata ci farà guadagnare dei punti reputazione che potranno essere usati per comprare armi e viveri. Vi avvertiamo: sarà molto facile morire in quanto il gioco è particolarmente realistico. Non dovrete sottovalutare nemmeno gli animali selvatici.

Raccogliendo carne di buona qualità e funghi potrebbe potenziarci per sopravvivere meglio alle insidie della natura, facendoci un vero e proprio salto di evoluzione.

Come detto in precedenza, nessun personaggio ha un nome proprio, eccezione per Piotreck (Pietro in Polacco), inventore piuttosto folle quanto infantile. Ciò serve a rafforzare il ruolo quasi fiabesco che ognuno di loro ha nella storia: c’è il bambino, la nonna dei funghi, la signora della galline, gli “elefanti” (il cui nome deriva dalle maschere a gas), il venditore, l’uomo lupo, il dottore ecc..

Ognuno si relazionerà con il protagonista in base a come esso si rapporterà con loro e se il protagonista soddisferà le loro quest. Badate che non sempre avranno un buon epilogo e soprattutto potreste commettere atti orribili in nome della sopravvivenza.

Le atmosfere molto cupe e le musiche riescono a trasmettere una sensazione di perenne ansia che ci accompagnerà anche nelle giornate più soleggiate.

Darkwood, così come The vanishing of Ethan Carter, è un gioco che non “accompagna per mano” il giocatore: sarete voi a scoprire pian pianino i vostri obbiettivi così come la trama della storia. Non mancheranno gli easter egg: in sogno, il protagonista raggiungerà una stanza che non è altro che lo studio della Acid Wizard.

Piccola nota di merito sta alla casa video ludica stessa: hanno diffuso il gioco da loro creato in un torrent per permettere a chi non poteva acquistarlo di giocare a Darkwood. Essi hanno sperato inoltre che il gesto contrastasse il fenomeno dei key reseller, definito come “cancro che sta affondando l’industria del videogioco”.

In conclusione, Darkwood è un ottimo survival horror capace di creare una situazione di ansia e disagio nello spettatore. Il bosco è un luogo oscuro, che vi chiama a sé, per farvi addormentare tra le sue radici.

 

Debora Parisi

© Riproduzione Riservata