Cibo ed eros di Raffaella Ricci

Completamente depilata si sdraiò sul tavolo del ristorante. Il cuoco cinese cominciò a posare sulla sua pelle candida piccole porzioni di cibo: pesce e verdure disposti in modo da creare una combinazione cromatica armoniosa, quasi artistica. Gli ospiti sarebbero arrivati da lì a poco. Erano signori e signore, dell’alta società, annoiati della vita e alla ricerca di nuove esperienze, ma le regole erano chiare: il suo corpo si poteva toccare solo per prendere il cibo. Nient’altro.

Quando i camerieri aprirono le porte scorrevoli , ebbe un tremito, come una sorta di timore, un desiderio appena accennato di pudore. Non si era ancora abituata. Chiuse gli occhi. Sentì le mani diverse che si posavano sulla sua pelle e solo da quel contatto riusciva a immaginare a chi appartenessero.

Delle donne sentiva le unghie che prendevano il cibo come con una pinzetta, a volte il tocco metallico degli anelli o dei bracciali le creava una sensazione di freddo, ma lei doveva rimanere immobile.

Ed anche quando la mano massiccia di un uomo sembrava voler prendere oltre il cibo anche la sua carne, doveva rimanere immobile. Qualcuno percorreva tutta la sua coscia prima di decidere il boccone da prelevare, qualcun altro si soffermava sui suoi glutei e nel far questo continuava a parlare del più e del meno, completamente indifferente a lei. Forse.

Aprì gli occhi e guardò nello specchio della sala le immagini riflesse di quelle mani che si allungavano sul suo corpo come tentacoli. Li richiuse.

Quando la riportarono in cucina, saltò giù dalla tavola e andò a rifarsi la doccia, doveva ritornare in sala per il dessert.

Foglie di limone furono posate con delicatezza sul suo addome, sui seni, sul pube e su ogni foglia un dolce. Doveva respirare appena, ma questa volta doveva tenere gli occhi aperti e sorridere.

I lunghi capelli neri le incorniciavano il volto e ricadevano elegantemente sotto le spalle. Sulle labbra le fu posata una fragola rossa e polposa, qualcuno, alla fine della serata, l’avrebbe prelevata direttamente con la bocca.

Ora le mani erano diventate più avide, più audaci: le accarezzavano il pube e la parte interna delle cosce, le sfioravano i capezzoli, qualcuna seguiva la linea morbida dei fianchi.

La bocca di una donna  si aprì sulle sua  e prese la fragola leccandole le labbra.

Con una mano le infilò un biglietto tra i capelli. Sapeva già cosa c’era scritto: un numero di telefono e la parola chiamami.

La serata era finita, fece l’ultima doccia e si rivestì, strappò  il biglietto e lo buttò nel cestino, poi tornò a casa.

 

Raffaella Ricci per Upside Down Magazine

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