Benvenuti a casa mia: recensione

Sareste disposti ad ospitare a casa vostra degli extracomunitari? E se questi fossero dei componenti della comunità rom come vi comportereste?

Certo, se siete dei soggetti dediti ad una linea politica rigida, poco incline ad aprire le proprie braccia al progressismo, la risposta è certa; ma se invece siete dei componenti dagli ideali opposti allora gli esiti sono tutti da vedere, e magari anche da ridere.

Ed è proprio buttandola sulla risata facile che una commedia francese azzarda ad aprire una parentesi in riguardo, perché Benvenuti a casa mia è una di quelle pellicole che miscelano risata e analisi sociale in modo molto approfondito; e non poteva essere altrettanto, dato che dietro la realizzazione di questo titolo troviamo il medesimo team di Non sposate le mie figlie!, altro film che guardava con molta ironia alle integrazioni di oggi, utilizzando per protagonista il Christian Clavier de I visitatori e parlando di un padre alle prese con i vari fidanzati extracomunitari della sua prole femminile.

Ora quest’interprete, sempre sotto la guida registica di Philippe De Chauveron, in Benvenuti a casa mia entra nei panni Jean-Etienne Fougerole, scrittore mediatico politicamente a sinistra, che, intervenendo in un dibattito televisivo con un collega idealmente opposto , decide di lanciare una proposta ai ricchi benestanti: quella di invitare nella propria magione un qualsiasi bisognoso del paese.

A tal proposito spunta una famiglia rom, guidata dal chiassoso Babik (Ary Abittan); questi si insediano in casa di Philippe con tutti i loro pregi e difetti, portando scompiglio nella vita dell’uomo e dell’amata moglie artista Daphné (Elsa Zylberstein), facendo scoprire in loro verità che non sapevano di avere e che mai pensavano di dover scoprire.

Parlare di queste nuove commedie transalpine che sconfinano in discorsi sociopolitici deve prima consentire un appunto; il fatto che almeno hanno il coraggio di dire cose che in altre pellicole mai verrebbe in mente di fare, senza rinunciare ad una certa ironia graffiante.

Certo, non che tutte le risate di questo Benvenuti a casa mia siano frutto di un lavoro satirico al vetriolo, anzi, De Chauveron non se la sente di arrivare fino in fondo e la butta a tarallucci e vino, chiudendo anche bruscamente la visione del film.

Ma l’argomento trattato in sé vale già da solo la curiosità di assistere, avendo modo di gettare semi di pura comicità in uno scontro razziale tutto da ridere, tra luoghi comuni e gag consoni per l’occasione.

Certo i benpensanti avranno modo di ridere su come tutto sia trattato bellamente, riscontrando magari inesistenti messaggi xenofobi nel profondo del contesto, quando in verità l’unico difetto di Benvenuti a casa mia è proprio il fatto che la morale non ha alcuna intenzione di prendere parti, dando un colpo al cerchio ed uno alla botte in modo molto vago.

De Chauveron inoltre, anche con una certa intelligenza, cerca di soppiantare il plot iniziale con alcune sottotrame furbesche (la presenza di un francese manipolatore nella piccola comunità rom, la studentessa arrivista che seduce Philippe), solo che queste stesse non riescono ad arrivare ad un dunque, rimanendo totalmente campate in aria.

Nonostante ciò la simpatia regna in Benvenuti a casa mia, capitanata da un esperto in materia quale è Clavier, per l’occasione doppiato in italiano dal nostro Giancarlo Magalli.

Mirko Lomuscio