Arrivano i prof: recensione

I banchi di scuola, un terreno fertile per la commedia giovanile, un luogo in cui il cinema italiano ha sempre mosso le sue facili trame per un pubblico adolescenziale, svagandosi tra lungometraggi comici ed altri dal sapor sentimentale; ora tra questi due elementi ci si inserisce anche un tentativo di analisi sociale, spiegando cosa sta succedendo tra le mura di questi edifici gremiti di studenti e abitati da insegnanti sempre più allo sbando.

Ha tentato recentemente un passo del genere la commedia Classe Z di Guido Chiesa ed ora torna su quei passi questo Arrivano i prof, un’opera leggera e fatta su misura per un pubblico di giovanissimi, che parte da una premessa alquanto provocatoria; e se ad insegnare ai peggiori studenti ci fossero dei professori altrettanto discutibili?

Prodotto da quel Giannandrea Pecorelli che portò sui grandi schermi Notte prima degli esami di Fausto Brizzi, altro titolo emblema del cinema scolastico, questo film, tratto dal francese Les Profs di Pierre Francois Martin-Laval, è diretto da un autore in erba come Ivan Silvestrini, recentemente artefice di due pellicole piccole e sperimentali come il generazionale 2night e il thriller Monolith, ed è interpretato da un cast di nomi forti e variegati; nei panni di un pugno di discutibili docenti troviamo infatti Claudio Bisio, Lino Guanciale, Maria Di Biase, Pietro Ragusa, il campione di MMA Alessio Sakara, Shalana Santara e un ritrovato Maurizio Nichetti, assente dai grandi schermi come interprete dal 2010 (anno in cui fece un’apparizione in Somewhere di Sofia Coppola).

Per la gioia dei giovanissimi invece, nel ruolo di uno degli studenti più duri da educare, troviamo il rapper campano Rocco Hunt, vincitore di Sanremo Giovani nell’edizione 2014.

La storia segue le vicissitudini del liceo Manzoni, l’istituto che ospita forse il maggior numero di studenti peggiori del paese, una conseguenza che potrebbe portare questa scuola alla chiusura definitiva.

L’unico modo per salvarsi è poter far promuovere almeno il 50% dei giovani che vi studiano, anche se dalle qualità discutibili; ma c’è un sistema per poter raggirare questo problema.

Un’idea è quella di arruolare i peggiori professori di sempre; loro sono Locuratolo (Bisio), Cioncoloni (Guanciale), Fanfulla (Nichetti), Melis (Di Biase), Venturi (Santana), Maurizi (Ragusa) e Golia (Sakara), un gruppo di mediocri docenti che si dimostreranno essere tali anche di fronte ai loro studenti.

Nonostante ciò, le sorprese non mancheranno.

Sarà che l’idea di indirizzarlo ad un pubblico esclusivamente di giovanissimi ha preso un po’ troppo il sopravvento, o che il fresco regista Silvestrini non si è trovato bene con una produzione più ampia rispetto alle sue due ultime regie, ma Arrivano i prof è una pellicola inconcepibile sotto ogni aspetto, dal ritmo martellante e dalle sequenze amalgamate nel peggior dei modi, con una linea narrativa inesistente e un senso del racconto difficile da seguire (sfidiamo molti di voi a capire il senso della storia).

Si tenta di intrecciare sketch a sfondo scolastico qua, come anche sottotrame sentimentali ed ironiche, ma nulla che possa emergere in modo altamente professionale, rimanendo il tutto e per tutto superficiale e mal concepito, una sequela di elementi deleteri per un film che vorrebbe essere generazionale e che invece meriterebbe di essere dimenticato a fine visione.

In mezzo a tutto ciò la partecipazione di un cast in vena di suicidio artistico; dagli affermati Bisio e Guanciale, ai nuovi Sakara e Santara, più spalle di classe quali sono spesso Di Biase e Ragusa. Tra loro un Hunt più cantante che attore (infatti nel film si concede anche uno spazio cantato, giusto per acquisire credibilità) e un Nichetti in grande spolvero, che con malinconica tristezza propone la sua mimica dei bei tempi che furono; cosa l’abbia convinto a partecipare a questo Arrivano i prof è lecito chiederselo, con tanto di lacrimuccia che ci casca sul viso.

Mirko Lomuscio