Antropophagus 2: recensione

Nonostante a suo tempo neanche lo stesso compianto regista Aristide Massaccesi, alias Joe D’Amato, come anche il protagonista e sceneggiatore Luigi Montefiori credevano di realizzare un film che potesse essere ricordato nel tempo, Antropophagus, celebre cannibal slasher movie del 1980, è tuttora un titolo forte tra gli appassionati dell’horror splatter, essendosi creato attorno una propria aura di culto e mostrando una sua personalità artistica tra acute scelte tecniche fatte con pochi soldi e molta creatività (è ancora storico l’aneddoto sul feto realizzato con un coniglio scuoiato preso in macelleria).

Tutto ciò ha permesso nel corso degli anni di generare uno spazio cinematografico che potesse portare alla realizzazione di determinati proseguimenti; in primis c’è stato nel 1981 uno pseudo sequel, sempre firmato dal tandem D’Amato/Montefiori, intitolato Rosso sangue, poi nel 1999 è il teutonico regista Andreas Schnaas, uno dei profeti del gore amatoriale, a rendere omaggio alla pellicola di Massaccesi con Anthropophagous 2000.

Oggi, 2022, è un altro titolo italiano a mettere voce in capitolo, portando su grande schermo un mix di raccapriccio e senso del cinema slasher su una trama a dir poco scarna, ma efficace per ciò che deve raccontare; prodotto dal prolifico Gianni Paolucci (I sopravvissuti della città morta, La tomba,Dracula 3D) per la regia di quel Dario Germani esperto nel campo della luci (proprio come fu D’Amato) ma già dietro la macchina da presa per film come Ninna nanna e Lettera H, Antrophopagous 2 è il presunto sequel che ci si aspetta, uno show senza limiti che gioca tutto sulla rappresentazione del male e dei suoi metodi di tortura alquanto estremi.

La storia vede un gruppo di studentesse chiuse in un bunker antiatomico per una tesi di laurea, isolate dal mondo esterno per effettuare un esperimento della durata di ventiquattro ore; chiuse in una zona dormitorio, le nostre però scopriranno ben presto di non essere sole, dato che tra i lunghi tunnel del posto si aggira una figura inquietante e pericolosa.

Un essere affamato di carne umana che cattura quante più vittime possibili per saziare la propria fame, uccidendo a sangue freddo chiunque gli capiti a tiro.

E le studentesse ben presto conosceranno la sua mano sanguinaria, tra sevizie varie e torture estreme all’ultimo sangue.

Concepito allo stesso modo in cui si realizzavano i vecchi film di genere in Italia, Anthropophagus 2 è un lungometraggio che con propria consapevolezza non ha molto da dire, gettando lo spettatore nel mezzo di un massacro in piena regola sin dai primi minuti: si mostra innanzitutto un trattamento poco convenzionale nei confronti di una donna incita e in quelli del suo nascituro.

Questo per dire che Germani, conscio dell’eredità che si porta dietro con il suo ipotetico sequel, intende dare a quello zoccolo duro di fan hard core ciò che si aspettano, donando loro quasi un’ora e trenta di visione senza freni in cui abbondano ottimi effetti speciali gore (curati dal bravo David Bracci) e mostrando il corposo cast al femminile (Jessica Pizzi, Monica Carpanese, Giuditta Niccoli, Diletta Maria D’Ascanio, Chiara De Cristofaro, Shaen Barletta, Valentina Capuano, Alessandra Pellegrino, questi i nomi coinvolti) come mera carne da macello, vittime di decapitazioni, sbudellamenti, scuoiamenti e chi più ne ha più ne metta.

Certo, la scrittura in sé ne risente, per quanto la sceneggiatura di Lorenzo De Luca (autore di cinepanettoni come Merry Christmas e Natale sul Nilo ma anche di un western crepuscolare come Jonathan degli orsi) non punta a chissà quale approfondimento di trama, ma c’è da dire che sulla messa in scena Germani si affida alla propria professionalità fotografica, curando personalmente luci e atmosfera grondante “rosso sangue” e creando di conseguenza un contesto grandguignolesco utile all’economia del prodotto.

E nonostante alcuni difetti narrativi, Antropophagus 2, artisticamente parlando, è proprio il degno proseguimento di quel film cult datato 1980.

Mirko Lomuscio