Amici come prima: recensione

Sono stati lontani l’uno dall’altro per ben 13 anni, da quel Natale a Miami che ne rappresentò il canto del cigno di un lungo sodalizio fatto di successi e della consacrazione di un genere che suonò come cinepanettone, grazie a quella cadenza precisa di presentarsi nelle sale proprio nel periodo natalizio; stiamo parlando ovviamente di Christian De Sica e Massimo Boldi, coppia d’oro del nostro cinema, i quali finalmente intendono riunire di nuovo le proprie forze per spalleggiarsi in una commedia tutta nuova, fatta su misura sulla loro presenza scenica.

Passando il timone di regia a De Sica stesso, affiancato in questa occasione dal figlio Brando in veste non accreditata, Amici come prima quindi rappresenta essere un titolo importante e dall’impronta essenziale, un ritorno alle scene, non solo di un duo di attori sempre sulla cresta dell’onda per il loro sapersi fronteggiare sugli schermi, ma anche di un modo di far ridere che da un po’ di tempo mancava al cinema, nonostante entrambi abbiano avuto delle carriere a se stanti che hanno tentato tale approccio comico.

La storia è quella del direttore di un hotel, Cesare Proietti (De Sica), un uomo alle dipendenze di una nota catena di alberghi, sempre ligio al dovere e dall’esperienza decennale senza eguali.

Nonostante tali doti, la signorina Antonella Colombo (Regina Orioli), figlia del padrone di tutta la struttura, Massimo Colombo (Boldi), non può fare a meno di licenziarlo, lasciando Proietti disoccupato e costretto nascondere il tutto alla moglie Carla (Lunetta Savino) e la figlio Matteo (Francesco Bruni).

L’unica soluzione è fare la badante a Colombo stesso, un uomo che gira per la sua immensa villa con una sedia a rotelle elettrica e che sperpera tutti i suoi beni in escort, facendo fuggire tutte le donne di servizio che si prendono cura della sua salute.

E’ così che Proietti, con decisione e istinto di sopravvivenza, si traveste da donna per poter lavorare alle dipendenze di casa Colombo, col rischio che prima o poi possano scoprire la sua copertura.

Ed equivoci comici a riguardo non mancheranno per l’occasione.

Attesi al varco da tempo, una reunion richiesta a più voci in ogni dove, almeno per i fan della risata fin troppo facile e spensierata, quella avvenuta tra Boldi e De Sica per mano di questo Amici come prima è alla fine meno peggio di ciò che parecchi (detrattori?) hanno presagito durante la sua lavorazione; la suddetta pellicola è innanzitutto un’opera che si presenta esclusivamente come commedia, usando il canovaccio del travestitismo già notato in pellicole ironiche indimenticabili (da A qualcuno piace caldo fino a Tootsie e Mrs Doubtfire, tanto per citarne alcuni) e creandolo su misura sulle facce comiche di questo duo (anche se De Sica affrontò già la cosa con Belli freschi, accanto a Lino Banfi).

Sulla presenza scenica di questa coppia dai ritmi comici ben stabiliti c’è poco da dire ormai, in questo frangete ritrovano l’affiatamento dei bei tempi che furono (citati in una battuta) ed in più costruiscono un paio di personaggi dall’andazzo più malinconico di quel che sembra, con un De Sica appesantito e dalla battuta secca meno presente, ed un Boldi folle e ben calibrato alla sua fisica legnosità scenica che di recente si portava di film in film (l’espediente della sedia a rotelle nasconde bene tale limite).

Ma quello che colpisce di Amici come prima è la presenza di una regia più dinamica (firmata Christian, ma la mano nuova maniera di Brando si sente), curata, attenta ad alcuni dettagli tecnici di non poco conto (il lungo piano sequenza iniziale con Masterpiece di Gazebo, la dissolvenza dal volto di Da Vinci a quello di De Sica) ed anche alla delineazione di determinati personaggi di contorno, che siano gratuiti (un Maurizio Casagrande comunque piacevole) o fondamentali alla storia (bravissime e milanesissime la Savino e, soprattutto, la glaciale Orioli).

Che dire? Amici come prima è un gradito ritorno in scena, atteso da milioni di fan che saranno ben soddisfatti dei risultati di questo film, incentivato anche dalla carta di prodotto ben confezionato tecnicamente.

Mirko Lomuscio