A tempo di tango: intervista esclusiva a Mario Abbati

Mario Abbati è nato a Roma nel 1966. Laureato in Ingegneria e in Filosofia, con Terre Sommerse ha pubblicato La donna che ballava il tango in senso orario e Il paradiso delle bambole; con Alter Ego ha pubblicato Vado a comprarmi le scarpe da tango, Decimo piano, interno quattro e TanguEros – Storie di ballerini tormentati.

A tempo di tango è la sua ultima fatica letteraria.

Questa la sinossi ufficiale:

Il tempo che governa i passi del tango e il corso ordinato degli eventi, all’improvviso, inizia a prendersi gioco del maestro di ballo Toni de Mastrangelo: la sua vita perde ritmo e logica, trascinandolo in una caotica partita a scacchi di cui lui non conosce le regole. La sua fidanzata, la sua auto, la sua scuola di tango danno infatti segni di cedimento sospettosamente sincronizzati, spingendolo a trovare finalmente il coraggio di volare verso il luogo mitico per ogni tanghèro: Buenos Aires.

Bussola disorientata di questo viaggio è il Pangioco, una versione alternativa degli scacchi creata dal misterioso artista argentino Xul Solar, amico intimo di Borges, e acquistata per caso da Toni.
Da questo strano gioco il protagonista verrà trascinato in una sequela di inganni, pericoli e rivelazioni, insieme a collezionisti di tarocchi, un poeta postavanguardista, una conturbante massaggiatrice, un gatto psicologo e un maestro di tango che non balla.

Per saperne di più, lo abbiamo intervistato.

Hai carta bianca e tre aggettivi per descriverti…

Flessibile, curioso, sognatore.

Mai senza…?

Libri e cioccolato fondente.

Cosa ti piace leggere?

Di tutto, mi piace sperimentare. Confesso di essere carente sul fronte poetico.

Se dovessi esprimere tre desideri?

Che la voglia di scrivere non si fermi mai. Che un giorno vinca il Premio Strega. Che la A.S. Roma vinca la Champions League.

La tua vita in un tweet?

Nato sotto il segno dei Gemelli, da oltre cinquant’anni faccio cose e vedo gente nel tentativo forse illusorio di trovare una giusta collocazione nel mondo.

Parlaci del tuo romanzo. A chi lo consiglieresti e perché?

Nonostante il titolo sembri restringere il pubblico ai soli praticanti del tango argentino, A tempo di tango, al di là del testo, è un invito a riflettere sul concetto di tempo, a non considerarlo come un modello fisso a cui obbedire, ma uno strumento malleabile che possiamo volgere a nostro favore. Poi c’è la musica, l’azione, si cerca di esplorare il variegato universo dei sentimenti umani, insomma, io lo consiglierei a chiunque voglia leggere una storia coinvolgente e costruita con impegno.

Come sono nati i personaggi?

Il mondo del tango argentino è ricchissimo di personaggi fuori dalle righe, al limite surreali. Molti di loro, naturalmente sotto falso nome, li ho attinti da questa galleria e li ho inseriti nel romanzo: compagni di corso di ballo, maestri in salsa argentina, filosofi improvvisati, donne dal fascino irresistibile. Ognuno dei personaggi del libro, perfino le comparse, prende spunto da un corrispettivo reale.

Le ambientazioni scelte provengono dal reale o sono anche una proiezione dell’anima?

Come per i personaggi in carne e ossa, anche i luoghi inseriti nel romanzo si rifanno a posti reali che ho potuto frequentare durante la mia carriera ultradecennale di ballerino. Per le ambientazioni di Buenos Aires, non essendoci mai andato, mi sono servito dei miracoli della tecnologia, soprattutto Google Street View. Il tutto, naturalmente, filtrato dall’immaginazione.

Come puoi riassumere ai potenziali lettori il tuo romanzo? Qual è il messaggio che hai voluto trasmettere?

Al di là della trama di superficie, il tema di fondo più importante che mi premeva sviluppare, come già accennato, è quello del Tempo. Tutti i personaggi della storia, chi più chi meno, cercano di forzare il flusso apparentemente lineare del tempo per arricchire di significato la realtà. Lottare contro il tempo, nel senso letterale del termine, diventa l’unica possibilità per sottrarsi ai meccanismi oppressivi del mondo e imporre un punto di vista originale. In questo, i protagonisti troveranno un complice perfetto nel Pangioco, una variante del gioco degli scacchi inventata da Xul Solar, artista argentino amico di Borges, che nella storia verrà trafugato dal museo di Buenos Aires in cui è conservato e cadrà nelle mani del protagonista sconvolgendogli l’esistenza.

Sei già al lavoro su un nuovo manoscritto?

Sì, sono al lavoro su un nuovo romanzo che parla di doppie vite.

Silvia Casini

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