Il giardino dei fiori segreti: recensione

Chiude idealmente una trilogia l’ultimo lavoro di Cristina Caboni Il giardino dei fiori segreti (Garzanti Editore).

Dopo il profumo (Il sentiero dei profumi) e il miele (La custode del miele e delle api) arriviamo alla celebrazione del giardino, luogo in cui tutto si armonizza e si rigenera, microcosmo, piccolo ecosistema generoso in scambio continuo con l’esterno, metafora della società e del modo in cui la convivenza – se fatta di tolleranza, pace e rispetto – può solo generare bellezza.

C’è anche il suo impegno per un’agricoltura sostenibile, per l’urgenza assoluta di ascoltare la natura e smettere di calpestarla, per ricordare che su questa terra, siamo solo abitanti, e non padroni.

Ci sono poi sentimenti, emozioni, viaggi e libri, e in questo ultimo romanzo, anche un enigma, legato a due sorelle gemelle separate nella primissima infanzia, che il destino farà ritrovare nemmeno a dirlo, proprio a una delle fiere di floricoltura più famose al mondo.

Nelle storie di Cristina – che sono storie di donne – la Natura è madre, mai matrigna. Osserva, medita, protegge. Tutto permea e tutto regola, come una grande essenza immanente ogni vicenda umana.

Questo è il valore aggiunto di storie già oggettivamente belle.


Cristina Caboni vive a poca distanza da Cagliari con la sua famiglia, dove alterna alla scrittura la cura per l’azienda apistica. I suoi libri sono tradotti e distribuiti in oltre 25 paesi.

 

Eleonora Carta

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