Zombie contro zombie: recensione

Arriva direttamente dal Giappone l’ultima follia horror legata al mondo degli zombie, una commedia intrisa di geniale metacinema nata sotto la stella di prodotto totalmente indipendente (è un saggio workshop costato solo 20.000 dollari, ispirato ad uno spettacolo teatrale di Ryoichi Wada, Ghost in the box!) ma che dalle sue parti ha già sfondato i botteghini (un incasso di ben 20 milioni di euro a fronte di 2 milioni di presenze), pronta ad approdare anche sui nostri schermi, grazie a Tucker Film, in una uscita evento il 7/8/9 novembre; questo è Zombie contro zombie (meglio noto con l’anglofono One cut of the dead), titolo del 2017 diretto dal semi-esordiente Ueda Shinichiro (alle spalle già un lungometraggio collettivo del 2015) e che parte da una base prettamente appassionata verso il genere horror, tutto per poter inscenare un lungometraggio divertente, ricco di gag esilaranti e sprizzante genio puro, di fotogramma in fotogramma.

La storia è quella di un film a basso costo girato dal regista Higurashi (Takayuki Hamatsu), un perfezionista del settore che si ritrova a dover realizzare uno zombie movie dentro una fabbrica abbandonata, dirigendo attori inetti e tecnici altrettanto inefficienti, un nucleo di personaggi che ben presto si ritroveranno ad avere a che fare con una leggenda del luogo; in quei posti infatti sembra che l’esercito compiva degli esperimenti e quindi, misteriosamente, alcuni componenti della troupe cominciano ad assumere sembianze di morti viventi.

La lotta per la salvezza sarà lunga e delirante, ma nonostante ciò la camera continua a girare, documentando e filmando ogni bizzarria che l’obiettivo trova davanti a sé, in ogni istante.

Ma tale filmato ha anche un dietro le quinte alquanto assurdo, dove ogni segreto riguardo alla sua realizzazione sarà svelato.

Di misti tra genere comedy e horror zombeschi nella nostra vita ne abbiamo visti a bizzeffe, che vadano dall’intramontabile Splatters – Gli schizzacervelli di Peter Jackson a L’alba dei morti dementi di Edgar Wright, quindi è difficile pensare che qualche titolo avrebbe potuto aggiungere qualcosa di nuovo sull’argomento; eppure Zombie contro zombie di Shinichiro arriva a tanto, usando un pretesto metacinematografico, che fa eco al culto di opere indipendenti come The Blair Witch Project, e costruisce attorno a sé un’operazione piena di geniale ironia, cosparsa di personaggi macchietta funzionali e situazioni che vanno oltre la semplice congenialità.

Questo esilarante lungometraggio è la decostruzione di un lungo pianosequenza, pacchiano nella resa ma perfetto nella sua completezza (in verità sono più riprese unite), che poi sviscera tutta la propria verve comica con la seconda parte del racconto, la quale mostra e scopre gli altarini riguardo alla sua voglia di ridere su (e con) il genere horror, rendendo omaggio alla creatività di chi vi è dietro le quinte di queste operazioni a basso costo.

E’ difficile districarsi in un commento vero e proprio su questo Zombie contro zombie senza poter raccontare nulla, ma c’è da dire che l’operato di Shinichiro, nonostante non brilli di totale perfezione (dei punti morti ci sono narrativamente parlando), in quanto a genialità di fondo mostra tanto di cappello, perché, giocando su una costruzione a strutture differenti, riesce a mettere a confronto realtà e finzione come fosse una sorta di Effetto notte orientale in vena di scherzi e simpatico all’ennesima potenza.

Pochi brividi ma molte, moltissime, risate.

Mirko Lomuscio