X – A sexy horror story: recensione

Autore underground con alle spalle un seguito riconosciuto dagli appassionati di ogni dove, l’americano Ti West è sempre stato un regista capace di spaziare il proprio interesse nel genere horror in qualsiasi frangente, che siano gli sprazzi da eco-vengeance dell’esordio The roost – La tana oppure l’operazione sequel di Cabin fever 2 – Il contagio, fino ad arrivare al found footage di The sacrament, una sequela di vari punti di vista che sviscerano tutto il sapere di questo nome del new horror americano.

La sua ultima opera si presenta sotto questo concetto in modo molto accattivante; dal titolo X – A sexy horror story, il lungometraggio è un omaggio agli orrori anni ’70, innanzitutto seguendo un canovaccio narrativo molto caro ad un capolavoro come Non aprite quella porta.

Siamo nel 1979 ed un gruppo di persone provenienti dal mondo dello spogliarello, tra cui l’ambiziosa Maxine (Mia Goth) e il suo uomo manager Wayne (Martin Henderson), decidono di voler girare un film porno per poter sbarcare il lunario.

Il luogo scelto per le riprese è una vecchia fattoria dispersa tra le paludi degli Stati Uniti del Sud, appartenente a due anziani proprietari, e sullo sfondo di questa fatiscente atmosfera i nostri danno sfogo ai propri istinti sessuali, ripresi perennemente da una macchina da presa.

Tale contesto alimenterà un qualcosa di sinistro, che ben presto si farà strada spargendo sangue tra i nuovi ospiti.

Opera difficile da descrivere in poche righe, X – A sexy horror story è un omaggio duro e puro a tutto quello che ha formato la conoscenza artistica del buon West, il quale uniforma questo film con un compendio di rimandi e citazioni che faranno la gioia di qualsiasi appassionato al genere horror, ma senza che tutto questo citazionismo fagociti l’intera operazione.

Anzi qua ci troviamo di fronte ad un riuscito prodotto di tensione, il quale sale di minuto in minuto, sfociando verso la seconda metà della durata nello slasher duro e puro, sanguinolento e sorretto da un nutrito utilizzo di fx vecchia e nuova maniera.

In mezzo a tutto ciò anche un forte messaggio sull’eccessivo utilizzo della lussuria, soprattutto quando viene sfruttata in modo spropositato, un dettaglio che affina la scrittura di questo horror dalla caratura semplice ma ben più sviluppato di quello che sembra, miscelando strizzate d’occhio a opere come Non aprite quella porta, Psycho e Quel motel vicino alla palude, senza però far divenire nel complesso tutto quanto un’operazione fine a se stessa, avendo invece un proprio carattere tutto da mostrare.

E in questa sua particolarità è da citare almeno la partecipazione della sensuale e ambigua Goth (ricordata per Nymphomaniac di Lars Von Trier), qua relegata nel doppio ruolo di Maxine e dell’anziana Pearl, stupenda la sua performance a tratti allucinante; il suo contributo è una delle cose migliori di X – A sexa horror story, senza nulla togliere a tutto il resto, che lo rendono uno degli horror più piacevoli degli ultimi tempi, capace di rielaborare da materiale già esistente una visione a se stante, originale e ispirata quanto basta.

Ed infatti, non per niente, è già in cantiere un prequel, sempre interpretato dalla Goth, e dopo l’exploit di X – A sexy horror story sarà un piacere anche assistere a questo prologo annunciato.

Mirko Lomuscio