Vicini di casa: recensione

Poliedrico autore, che negli ultimi anni ha visto spiccare la sua immagine di sceneggiature in opere come Perfetti sconosciuti, A casa tutti bene e nel recente Il principe di Roma, Paolo Costella è sempre stato anche un attivo regista nel corso della sua carriera, cimentandosi dietro la macchina da presa in commedie di presa facile come A Natale mi sposo e Matrimonio al Sud, ed in opere più sentite quale è il generazionale Per tutta la vita.

La sua ultima prova registica, remake del film spagnolo Sentimental di Cesc Gay, è un prodotto che guarda alla struttura teatrale del caso, sfruttando un espediente prettamente polanskiano, cinematograficamente parlando, e ambientando l’intero racconto in un solo appartamento; con Vicini di casa Costella raggruppa quindi due coppie di attori, composte da Claudio Bisio e Vittoria Puccini più Vinicio Marchioni e Valentina Lodovini, e li mette al cospetto di uno script pungente, steso dal regista stesso assieme a Giacomo Ciarrapico, che li porta ad un faccia a faccia fatto di battute secche e argomenti scottanti.

La storia è quella di una coppia sposata da anni, formata da Giulio (Bisio) e Federica (Puccini), che invita una sera a cena i due nuovi giovani vicini del piano di sopra, Salvatore (Marchioni) e Laura (Lodovini), con l’intenzione di conoscersi meglio e fare due chiacchiere in piena confidenza.

Una confidenza che però prende una strana piega durante la cena, soprattutto quando i due nuovi inquilini cominciano a dimostrarsi molto più aperti di quello che sembrano, tirando in ballo argomenti tabù e confessioni inaspettate, portando così Giulio e Federica di fronte ad un bivio morale che mette in crisi la loro stessa vita matrimoniale.

Nonostante il plot non proprio originale non abbia messo più di qualche dubbio nelle intenzioni di Costella, Vicini di casa è un piccolo film dall’impianto teatrale in cui difficilmente si possa trovare un benché motivo di esistere, mettendo in ballo uno scontro di idee e ideali tra coppie diverse che, sinceramente, hanno veramente fatto il suo corso.

Eppure c’è da dire che il dialogo a volte tra queste quattro sagome protagoniste si fa anche trainante, andando avanti di minuto in minuto prendendo per la gola lo spettatore e sviluppando un gioco di scontro morali e immorali della società moderna; ma oltre questo, Vicini di casa poi mostra il fiato corto, spara due o tre opinioni sulle coppie di oggi e fa gingillare il poker di attori qua coinvolti in caratterizzazioni ormai antiche a cui ci si affeziona poco.

Bisio musicista e marito emotivamente impassibile agli occhi della moglie, la Puccini consorte frustrata e vogliosa di essere sessualmente considerata, Marchioni vicino macho invadente dal tocco quasi viscido e la Lodovini donna disinibita che sciorina nozioni psicologiche sull’attività sessuale odierna; quattro personaggi difficili da comprendere nel cinema post 2020 e che, ancor peggio, rientrano in questo capriccio filmico dell’autore Costella chiuso in fretta e furia da un epilogo inconcludente e troppo banale.

Vicini di casa apre argomenti che possono e vogliono anche trattare la situazione della vita coniugale odierna, ma non ha la forza di trarne delle degne conclusioni, risultando essere anche meno dell’esercizio di stile che sembra nella sua magra ora e venti di durata.

Forse l’intenzione di Costella era quella di seguire i passi del succitato Perfetti sconosciuti, ma a differenza del film di Paolo Genovese non riesce ad andare oltre alla semplice presentazione dei suoi protagonisti.

Mirko Lomuscio