Un mondo a parte: recensione

Se c’è una piccola tradizione del nostro panorama attuale cinematografico che sta facendo proseliti, anche con un certo successo di pubblico, è la voglia di progresso che le commedie dirette da Riccardo Milani sfoggiano ad ogni loro uscita, tra titoli riusciti (Benvenuto presidente!, Scusate se esisto!, Come un gatto in tangenziale) e altri meno (Ma cosa ci dice il cervello, Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto, Mamma o papà?), uniformando degli interessanti discorsi su dove andrà a finire la società italiana e il suo stesso popolo.

L’ultima fatica di questo regista azzarda altrettanto, portando in scena una storia che parla di culture e pensieri bisognosi di essere compresi; infatti Un mondo a parte, con protagonisti Antonio Albanese e Virginia Raffaele, è un film che si ambienta innanzitutto tra i banchi di scuola, aprendo poi gli orizzonti verso altri argomenti attuali.

Il maestro elementare Michele Cortese (Albanese) insegna in una scuola di Roma senza alcuna soddisfazione, tra piccoli alunni svogliati e colleghi altrettanto fuori dall’ordinario; un giorno l’uomo però riceve una notizia che attendeva da tempo, ovvero il trasferimento ad un altro istituto sito tra le montagne del Parco Nazionale d’Abruzzo.

La scuola in questione è l’Istituto Cesidio Gentile detto Jurico, un luogo che comprende una sola pluriclasse composta da bambini tra i 7 e i 10 anni e alla cui direzione c’è la giovane vicepreside Agnese (Raffaele), la quale indirizzerà Michele verso il tipo approccio da utilizzare per poter vivere adeguatamente tra quelle fredde montagne.

Ma la notizia ancor peggiore è che la Jurico, a causa delle poche iscrizioni, rischia di rimanere chiusa per sempre, tant’è che sia Michele che Agnese tenteranno il tutto e per tutto per evitare questa immane tragedia.

Che ormai Milani ci abbia preso gusto è cosa indubbia, tant’è che anche qua lo vediamo gestire una storia che parte da piacevole commedia trasformarsi in qualcosa di più ambizioso, ma con una irrefrenabile voglia di alzare il tiro e rendersi assolutamente istruttivo, didattico e attuale.

Tre elementi quest’ultimi che si inseriscono in modo invasivo in Un mondo a parte e che da opera simil-Benvenuti al sud mutano questo semplice film in un titolo che pecca in esagerazioni narrative; qua si assiste ad una trama piacevole e di facile presa che diventa un prodotto farcito di tutto il dicibile dell’attualità moderna, tra strizzatine d’occhio alla didattica di oggi, ai profughi ucraini in arrivo in Italia e anche al dramma di vivere l’omosessualità nella ottusa vita di provincia.

Una serie di argomenti che, anche forzatamente, vengono inseriti in questo lungometraggio, cercando di fare la differenza e di regalare allo spettatore un qualcosa che si trovi tra l’intrattenimento e il sofisticato; e sotto questo ottica Un mondo a parte di Milani compie una serie di sbagli, sacrificando a riguardo lo sviluppo di determinati personaggi, come i bambini coinvolti e lo stesso Michele di Albanese che non brilla di spessore per come è concepito, e stiamo parlando del (presunto) protagonista.

Va meglio invece alla Raffaele, che ci regala una godibile performance con accento abruzzese, ma per il resto Un mondo a parte è nulla di che, meno interessante di quello che potrebbe sembrare, anche se comunque si lascia vedere per la sincerità d’animo che dimostra, quasi memore del cinema di Luigi Comencini dato lo sguardo che rivolge verso il mondo delle scuole, pur non essendo un film solido e ben orchestrato, perché d’altronde di strafalcioni narrativi ne ha eccome.

Mirko Lomuscio