Thor: love and thunder – Recensione

Torna il Dio del tuono; torna Thor, l’eroico personaggio Marvel che divide la scena con gli altri “avengers”, che l’ultima volta lo abbiamo lasciato alle prese con un fisico fuori forma ed una nuova esperienza da vivere assieme ai “guardiani della Galassia”.

Ricollegandosi quindi a quell’epilogo visto in Avengers: endgame, la nuova avventura solista del figlio di Odino cerca di ripescare passato e presente per poter di nuovo far felici i numerosi fan marveliani.

Thor: love and thunder di Taika Waititi (riconfermato dopo lo exploit di Thor: Ragnarok) innanzitutto prende ispirazione dagli albi fumettistici di The Mighty Thor, e con questa premessa è d’obbligo quindi riprendere il personaggio di Jane Foster, la fidanzata umana del biondo supereroe, per portare quindi altra linfa creativa nel Marvel Cinematic Universe.

Con Chris Hemsworth a riprendere i panni del nostro protagonista asgardiano, stavolta Thor, in giro per le galassie assieme a Peter Quill (Chris Pratt) e la sua combriccola di “guardiani”, dovrà tornare nella sua terra natia perché una nuova minaccia si sta per fare viva.

Il temuto Gorr (Christian Bale) si è impossessato di una potente spada capace di uccidere tutti gli dei, uno scopo che questo essere sinistro si è promesso di compiere in memoria della sua defunta giovane figlia; a fronte di questo pericolo, Thor accorre in aiuto dei suoi cari ad Asgard, scoprendo che già qualcun altro si è preso le difese del luogo.

Questi altri non è che Jane Foster (Natalie Portman), ex fidanzata di Thor ed ora impossessatasi del potente Mjolnir, capace di tramutarla in una superba guerriera vichinga; sullo sfondo di questa rimpatriata, i due dovranno unire le forze per poter fermare la peggiore delle apocalissi, capace di poter uccidere gli esseri onnipotenti dell’intera storia degli dei.

Ne è passata di acqua sotto i ponti, da quando nel lontano 2011 Kenneth Branagh mise mano a questo supereroe fumettisitico creato da Stan Lee, Larry Lieber e Jack Kirby, cercando di creare un personaggio dai connotati shakespiriani, magari portando un po’ di sana drammaturgia nella filologia della Marvel Cinematic Universe.

Ed invece, dopo un po’ di tempo, si è deciso che tale personaggio doveva buttarla in burletta a tutti i costi, come la gran parte dei titoli firmati dalla nota casa di produzione, ed è così che da Thor: Ragnarok anche il figlio di Odino si è trasformato in una sorta di macchietta comica, nonostante il personaggio emblematico e tormentato quale era prima.

A Hemsworth sembra andar bene, tant’è che sotto la regia di Waititi per la seconda volta si vede essere coinvolto in una sequela di scenette che virano più al comico che al drammatico, tocca alla Foster della Portman portare del sano equilibrio nella parte seriosa di Thor: love and thunder, nonostante l’ironia prende il sopravvento quando meno te lo aspetti.

C’è spazio per ridere parecchio in questa nuova avventura di Thor, anzi l’idea principale sembra essere sempre e solo quella, permettendosi qualche momento drammatico per mano di un Bale in versione villain, a dire il vero anche abbastanza sprecato, e senza neanche preoccuparsi che tutta questa ironia possa alla lunga rendere il tutto meno sostenibile.

Waititi ormai ha carta bianca a riguardo (enormi capre volanti urlanti, Hemsworth a sedere di fuori, lo stesso Taika che sciorina ironia scema nei panni di Korg), getta la sua comicità sfrenata tra un momento e l’altro, coinvolgendo nell’operazione altre facce note, chi cara o chi nuova al mondo Marvel; Pratt e gli altri “guardiani” (Dave Bautista, Karen Gillan, Sean Gunn, Pom Klementieff), Tessa Thompson nei panni di Valchiria, Jaimie Alexander in quelli di Sif e Russell Crowe in quelli di Zeus, prendono tutti parte a questa ricca rimpatriata animando un’ennesima pellicola ironica della Marvel, dove a regnare è lo sfrenato “nerdismo” e non più la voglia di raccontare un film.

Di fronte a queste dementi intenzioni inutile sentenziare la dubbia qualità di Thor: love and thunder, per del buon cinema fatto di supereroi aspetteremo tempi migliori.

Mirko Lomuscio