The nun 2: recensione

Continua senza freni l’universo cinematografico del “conjuring verse”, ovvero quella serie di pellicole sfornate dopo il successo della saga The conjuring creata dal genietto del cinema horror James Wan; lungometraggi che prendono vita grazie alle reliquie che i famosi coniugi Warren, demonologi e ricercatori del paranormale, tengono segregati nella propria casa, in modo che non possano fare del male nessuno.

Reliquie come la maledetta bambola Annabelle, cui è stata dedicata una trilogia, o il quadro che ritrae la suora malvagia Valak, ispiratrice di un film datato 2018 ed intitolato The nun – La vocazione del male, diretto da Corin Hardy.

Ora, 2023, quest’ultimo titolo viene accompagnato da un sequel, il cui compito sarà quello di regalare numerosi spaventi e di bissare il successo ottenuto dal suo predecessore; per la regia di Michael Chaves, già al servizio del “conjuring verse” avendo diretto La llorona – le lacrime del male e The conjuring – Per ordine del diavolo, The nun 2 prosegue da dove eravamo rimasti, portandoci in una inquietante situazione nella Francia del 1956.

In questo contesto un prete viene misteriosamente ucciso da un’entità maligna, arso vivo nel mezzo della chiesa dove vive.

Tale vicenda attira l’attenzione di suor Irene (Tessa Farmiga), la quale, reduce dal suo incontro con la suora maledetta Valak (Bonni Aarons), sospetta che la stessa malefica donna sia tornata e che è ancora intenzionata a far del male ad altre persone, in primis Maurice (Jonas Bloquet), ragazzo che ha aiutato Irene nella lotta contro l’infernale suora.

Le lunghe ricerche verso la verità porteranno sconcertanti scoperte agli occhi di tutti, proprio dove le barriere del male vanno ben oltre l’impensabile.

Nonostante il primo The nun – La vocazione del male non fosse un horror che brillava per ispirazione ed originalità, per non parlare di come stancamente trascinasse una storia trita e ritrita, questo sequel gridato dalle masse di giovani fan dell’horror decide di spingere il pedale sull’inquietudine e alza il tasso di macabro già accennato nelle precedenti avventure appartenenti al “conjuring verse”; insomma, in poche parole qua si assiste a maggior presenza di sangue e morti, regalando a questa lunga saga creata da Wan una pellicola che finalmente si accoda all’andamento classico degli horror di una volta.

A scanso di equivoci, non che The nun 2 sia un film indimenticabile, anzi, solo che almeno con qualche idea sparsa riesce a giocare la carta barocca del genere demoniaco, tra apparizioni improvvise e creature inquietanti che corrono incontro alle loro vittime (da citare il demone dalle lunghe corna e il corpo caprino); inoltre, nonostante la modesta riuscita, il regista Chaves però pecca nell’utilizzo di un sonoro ingombrante, pregno di fastidiosi jump scare ogni volta che la suora Valak appare di fronte allo spettatore.

Insomma non un’opera perfetta, solo ben assestata al concetto di film horror cui siamo sempre stati abituati, di quelli indirizzati ad intrattenere e a non risultare troppo scontati nel complesso della loro riuscita; cosa che invece il primo capitolo precedente risultò essere a tutti gli effetti.

Come a poter dire che con The nun 2 non si correva il rischio di poter fare di peggio.

Mirko Lomuscio