The conjuring – Per ordine del diavolo: recensione

Entrate di diritto nell’immaginario moderno dell’horror contemporaneo cinematografico, le avventure dei due para sensitivi Ed e Lorraine Warren proseguono il loro percorso su grande schermo,  giungendo ad una terza terrificante pellicola tratta da uno dei vari innumerevoli casi demoniaci intrapresi dalla coppia.

Sotto l’ala produttiva del regista James Wan, che diresse i primi due capitoli della saga, The conjuring – Per ordine del diavolo è un prodotto che si lega quindi alla tradizione dello spettacolo legato al raggelante mondo degli esorcismi, con nuovamente Vera Farmiga e Patrick Wilson a ricoprire i ruoli della coppia composta dai Warren, accompagnando di conseguenza lo spettatore verso un’altra “storia vera” ricca di colpi di scena.

Siamo nei primi anni ’80 e dopo aver risolto un caso di possessione, liberando l’anima del giovanissimo David Glatzel (Julian Hillard), Ed (Wilson) e Lorraine (Farmiga) faranno però ben presto di un’ulteriore scoperta al di là delle loro conoscenze.

Infatti, Arne (Ruairi O’Connor), il ragazzo di Debbie Glatzel (Sarah Catherine Hook), la sorella di David, commette un brutale omicidio uccidendo un conoscente, un gesto compiuto nella totale incoscienza e, stando a quanto dichiarato dal ragazzo stesso, ordinato da una forza maggiore sconosciuta, appartenente al mondo degli inferi.

Starà a Ed e Lorraine scoprire la verità e, mettendo tutto il proprio sapere in materia al servizio di questo caso, faranno di tutto purché Arne possa risultare innocente agli occhi della giuria e dei tribunali.

Alla terza occasione, la saga demoniaca di The conjuring si tinge di legal, cercando magari di portare un qualche barlume di originalità nelle sue continue trame a base di esorcismo; quindi, messe da parte le suggestive presenze di bambole Annabelle o suore fantasma (comunque citate anche in questa occasione), The conjuring – Per ordine del diavolo prende la strada del cinema investigativo, costruendo sulla presenza dei due Warren un solido filo narrativo che, di momento in momento, continua a crescere con qualche spavento sparso qua e là.

C’è da dire che l’idea in sé aiuta all’economia del prodotto in questione, senza però essere originale in determinati punti come il tipo di entità maligna da combattere e i vari jump scare fini a se stessi, ed il regista Michael Chaves (suo il mediocre La Llorona – Le lacrime del male, spin off sempre appartenente all’universo narrativo dei Warren) gestisce il tutto con fare molto adrenalinico e dosato, ma ciò che alla fine storpia in questo The conjuring – Per ordine del diavolo, come un po’ in tutti i prodotti appartenenti a questa saga prodotta da Wan, è fare i conti con la dicitura “tratto da una storia vera”, perché per quanto si voglia romanzare ed esaltare il lato horror della faccenda, alla fine tutto risulta essere sempre abbastanza inutile, soprattutto se non si rende veritiero qualsiasi coinvolgimento del demonio (esorcismi con gente che vola e assurdità varie sono anche qua presenti).

Non che si voglia sminuire questo aspetto, in un prodotto del genere è sempre bene accettare questi momenti spettacolari, ma nel caso di The conjuring e dei suoi derivati (la saga Annabelle, The nun – La vocazione del male) tale coinvolgimento manda alle ortiche l’idea alla base e tutta la suggestione del lavoro svolto dai Warren, lasciando nulla all’immaginazione dello spettatore più sensibile e annientando di conseguenza l’effetto angosciante di poter credere all’esistenza di entità maligne.

E se si perde questo obiettivo inutile quindi assistere ad ulteriori pellicole simili con dicitura “tratto da una storia vera”, The conjuring – Per ordine del diavolo in primis.

Mirko Lomuscio