Tartufi e delitti: intervista esclusiva a Mauro Rivetti

Mauro Rivetti vive ad Alba, in provincia di Cuneo, e firma il suo primo giallo aperto al grande pubblico, intitolandolo Tartufi e delitti (Golem edizioni, 2020).

Per saperne di più l’abbiamo intervistato, anche perché il suo giallo ha dei risvolti umoristici che ammiccano a James Bond e coniuga l’inimmaginabile con il tangibile.

Parlaci un po’ di te…

Sono Mauro Rivetti, vivo e lavoro ad Alba. Tra le varie cose che mi piace fare, fortunatamente oltre al mio lavoro, e per questo mi considero già fortunato, c’è la scrittura, che ormai occupa una parte considerevole del mio tempo libero. Ero e sono appassionato anche di fotografia, di lettura, mi piace pure tutto quanto riguarda la meccanica, i motori, ma sinceramente niente mi ha appassionato di più e mi ha dato più soddisfazioni, forse soprattutto emotive, della scrittura, in particolare la creazione di racconti “noir”, incoraggiato pure da mia moglie che seguirebbe 24 ore su 24 gialli, noir, thriller. Mi dice che la rilassano dopo una giornata di stressante lavoro. Per il resto faccio una vita molto normale, ma soddisfacente. Mi basta chiudermi nel mio piccolo studio, un PC, un po’ di idee da mettere giù e la giornata con un buon pranzetto per staccare, passa in un attimo.

Cosa ti piace leggere?

Naturalmente vista la mia inclinazione a scrivere racconti “gialli”, ciò che mi piace più leggere sono i romanzi del genere. Sinceramente prediligo autori d’altri tempi, sembrerò banale, ma mi piace tantissimo Hitchcock, Agatha Christie, adoro il suo personaggio “Hercule Poirot”, trovo le ambientazioni dei racconti affascinanti, la campagna inglese con le sue dimore storiche e alquanto misteriose, estremamente adatte al compimento di delitti, come adoro anch’io ambientare le mie storie nei miei luoghi, il connubio tra racconto e scenografia di contorno, lo trovo veramente importante. Poi comunque mi piacciono i libri di Ian Fleming ed anche alcuni contemporanei, come Dan Brown, ed altri scrittori con cui ho stretto amicizia e che incontro nelle serate o partecipo alle loro presentazioni, per non dimenticare nessuno, non andrò a fare nomi, ma posso affermare che ho molta stima di loro, soprattutto non voglio rischiare minacce telefoniche, scherzo, è un mondo speciale che mi si è aperto, grazie ai miei libri.

Qual è il tuo hobby?

Che devo dire? Se per hobby si intende sport, non sono proprio il tipo, fatico a fare il minimo indispensabile per mantenermi un po’ in forma, devo ribadire, il mio hobby è scrivere, poi se si può definire hobby, mi piace pure fare gite con la mia Mini o con la mia Vespa, mi rilassa guidare e ammirare i paesaggi che attraverso, fare lunghe camminate immerso nella natura in compagnia di mia moglie o con pochi amici,  come mi piace pure andare in giro per musei, vedermi qualche mostra, scattare fotografie, creare dolci… no scherzo… quello è stato casuale, comunque collegato alla stesura del mio ultimo libro, un dolce molto apprezzato dai buongustai della zona.

Parlaci del tuo libro. A chi lo consiglieresti e perché?

Se parliamo di Tartufi e delitti, è il mio secondo figlio, me lo sono creato, coccolato, ho cercato di farlo crescere insieme a me come scrittore alle prime armi, l’ho arricchito con la costruzione di episodi, personaggi, ho cercato di renderlo intrigante, in modo da invogliare il lettore a proseguire la lettura e credo di non avergli fatto mancare nulla, dagli omicidi, agli intrighi internazionali, a computer quantistici, alla citazione di artisti dei secoli scorsi, il tutto si è naturalmente svolto nei miei amati luoghi di Langa e Roero. Lo consiglio quindi a tutti gli amanti del genere “noir” e a tutti coloro che vogliono scoprire questi territori patrimonio Unesco, con manifestazioni d’interesse internazionale raccontate in modo alquanto particolare, dove gli indizi per risolvere i delitti sono nascosti nei luoghi descritti e nelle opere d’arte citate. Dedicato a tutti coloro che intraprendendo la lettura hanno la curiosità di scoprire, magari con un sopralluogo, una manifestazione, un luogo dove è ambientato un capitolo, un’opera d’arte o un monumento, assaporare i prodotti tipici, offerti con tanto orgoglio dalle persone che vi abitano. Come ho anticipato prima, con il libro è nato il “dolce RoLa”, ecco la dimostrazione della mia idea di descrivere la finzione come se fosse realtà e vice versa. 

Come sono nati i personaggi?

I personaggi sono tutti di mia invenzione, anche se per alcuni di loro mi sono ispirato a persone reali, che vivono, la maggior parte intorno a me, che ho avuto modo di conoscere e mi hanno colpito, alcuni per il loro modo di comportarsi, alcuni per la loro semplicità, per la loro simpatia, alcuni per la loro cultura, ma che ho costruito a mio piacimento, facendo risaltare le loro caratteristiche. La cosa a cui tenevo di più, e forse è anche stata la più difficile, renderli veri, come se leggendo si parlasse di persone realmente esistenti e quindi sentirle vive e parlarne poi con i lettori, che quasi mi chiedono: «e ora cosa stanno facendo?»   

Ti è mai venuto il “blocco dello scrittore”?

Per fortuna per ora no. Anzi, in questo periodo tutt’altro che facile, periodo di isolamento forzato, dove siamo costretti a stare fermi, a non uscire molto, io mi sento particolarmente ispirato. Terminato il lavoro mi chiudo nel mio studietto, non voglio essere disturbato, se non dalla presenza di mia moglie che a metà pomeriggio, mi offre un caffè e creo, invento, mi vengono in mente situazioni che mi appunto. Ogni tanto, vengo distolto da Maria Teresa che, magari mentre sta vedendo uno dei suoi gialli, mi vuole dare qualche spunto. Poveretta, la interrompo malamente perché mi deconcentra. L’unico blocco che mi viene è la difficoltà che trovo nel raccontare il libro, premesso che raccontare un giallo non è facile, essendo i miei racconti, con una trama molto articolata, spesso mi perdo nella descrizione di alcuni passi, quindi mi rendo conto che mi divago troppo e vado fuori tema. Per fortuna nella maggior parte delle presentazioni ho un nutrito gruppo di amici che mi supporta, cito i principali, dal caro amico Gian Maria Aliberti Gerbotto, al grande Massimo Tallone, ai miei confidenti Elio e Gabrielle Rancoita.

Quali sono le tue fonti di ispirazione?

Ogni cosa può essere fonte di ispirazione: da un luogo, ad una scena a cui assisto, mi piace molto sedermi al tavolino di un bar e osservare quello che succede intorno a me, immagino ad esempio che in quel momento che appare così tranquillo, possa succedere o possa vedere qualcosa di inquietante, possa passare una persona che magari trovo curiosa e adatta a creare un personaggio da inserire in un mio libro, posso trarre ispirazione soffermandomi su un quadro, come è successo nella stesura del primo libro. Oppure, come nel libro che sto scrivendo: mia moglie un mattino mi racconta un sogno fatto durante la notte, mi dice «prendi una matita e un foglio, scrivi cosa ti racconto, se ti ispira crea una storia», così sto facendo. Insomma, posso dire che la quotidianità, è la mia maggior fonte di ispirazione.  

Qual è il messaggio insito nel libro?

Il messaggio che si vuole trasmettere, a parte il bene che vince sul male, è che anche in una situazione tragica, inquietante, macchinosa, pericolosa,  innanzitutto non bisogna lasciarsi trarre in inganno dalle apparenze, non bisogna demordere o perdersi di coraggio, non bisogna aver paura di manifestare le proprie idee, i propri sentimenti e forse anche le proprie debolezze, e che alla fine ciò che ci salva e per cui vale veramente la pena di lottare, è la salvaguardia della nostra famiglia. 

Quanto c’è di te nei tuoi personaggi?

Per ora nulla, non ho ancora visto in me niente di particolare da raccontare. Non mi sono ancora trovato una collocazione in nessun racconto. Chissà prima o poi verrà fuori un personaggio con le caratteristiche di Mauro Rivetti, ma starà a chi mi conosce individuarlo… Io non lo dirò mai.

Progetti futuri?

Che bello parlare di progetti! È quello che ti tiene attivo, sveglio, darsi degli obiettivi è molto importante. Naturalmente scrivere altri libri, sperare che la fantasia e la voglia non mi abbandonino, e sperare soprattutto di farmi conoscere sempre di più, che i lettori aumentino e siano sempre più incuriositi dai miei racconti e mi seguano con interesse, come pure spero che ci sia sempre qualcuno che creda in me e mi sostenga, come è stato, seppur nella mia breve impresa, fino ad ora. 

Silvia Casini

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