Shadows Peak: recensione

Primo episodio della trilogia di Andrii Vintsevych Games, a differenza del secondo capitlo, Gynophobia”, Shadows Peak può considerarsi un buon survival horror. Certo, la grafica non è tra le migliori, ma ne mantiene lo spirito.

La trama parla di uno scrittore intento a passare una vacanza con la sua fidanzata. Improvvisamente, quest’ultima scompare ed il nostro protagonista dovrà affrontare alieni, fantasmi e un orsacchiotto pirocinetico posseduto (non stiamo scherzando) per ritrovare la sua fidanzata.

Che dire, la prima parte del gioco è la migliore: armato solo di un coltellino insanguinato, entreremo in contatto con eventi paranormali che sembrano tenere in ostaggio la nostra fidanzata. Lo scopo primario del gioco è esplorare la zona, lasciandoci una grande mappa da assaggiare: solo scovando luoghi abbandonati o miniere desolate, potremmo scoprire indizi utili. Dalla seconda parte in poi, l’atmosfera diventa più fantascientifica, assumendo caratteristiche sparatutto e perdendo l’atmosfera inquietante che caratterizzava la parte precedente.

Presenta nemici decisamente interessanti, soprattutto le ombre, mentre l’orsacchiotto posseduto è stata letteralmente un’idea fuori di testa quanto geniale.

Unico lato negativo: demoni ed alieni sembrano essere messi a caso, senza un incastro equilibrato, mentre il finale pare un po’ frettoloso.

In conclusione, è decisamente migliore del secondo capitolo Gynophobia, ma presenta alcune pecche. Piccola curiosità: in Gynophobia vi è un poster cameo di Shadows Peak.

 

Debora Parisi

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