Resta con me: recensione

Di survival movie ambientati in mezzo all’oceano recentemente ne abbiamo visti parecchi, chi dal taglio documentaristico (la serie Open water) e chi invece cercando di trarne qualcosa dalla morale poetica (All is lost con Robert Redford); stavolta è una variante sentimentale di questo sottogenere ad approdare in sala e lo fa tramite Resta con me di Baltasar Kormakur, autore già abituato a narrare le vicende di alcuni esseri umani alle prese con la natura, dato che troviamo nel suo curriculum un’opera come Everest.

Ispirato alla vera disavventura vissuta da Tami Oldham Ashcraft, la quale ne trasse un libro scritto assieme a Susea McGearhart, Resta con me ha per protagonisti una coppia di giovani attori come Shailene Woodley, vista nella trilogia Divergent, e Sam Claflin, notato nell’altro melò Io prima di te, i quali riprendono le vesti delle persone che hanno intrapreso questa tragica parentesi tra le acque infinite del mare nel 1983; loro sono Tami e Richard, due giovani che si sono appena conosciuti e che scoprono di avere un’attrazione l’uno per l’altra.

Tale attrazione però pian piano si trasforma in vero amore, tant’è che quando lui, skipper esperto, viene incaricato di portare una barca al di là dell’oceano, da Tahiti a San Diego, decide di invitare anche lei, mostrando così quanto tenga al loro legame.

Soltanto che durante il viaggio arriva l’inattesa tragedia, ovvero una tempesta che distruggerà l’imbarcazione e che costringerà Tami a doversi prendere cura di Richard, ferito gravemente.

Sopravvivere sarà il primo dei pensieri e l’amore che c’è tra loro farà sì che sia così, per il resto della loro esistenza.
Partendo da un presupposto da survival movie, con quello spunto che magari diede i suoi fasti tramite successi tipo Laguna blu del 1980, Resta con me è una pellicola che porta gli spettatori nel mezzo di una storia d’amore, sia tra i due protagonisti che tra il regista Kormakur e la natura, il quale è molto preso ad inquadrare le bellezze che contornano la storia qua narrata; ma, al di fuori di questi elementi, il prodotto in questione sembra difendersi adeguatamente, soprattutto quando rischia di risultare fin troppo melenso nell’aspetto sentimentale del racconto.

Evitando ogni rivolto prevedibile del caso, Kormakur decide di incentrarsi esclusivamente sul lato survival della questione, utilizzando un tipo di narrazione che alterni passato e presente, la quale mostra come il sentimento tra Tami e Richard sia nato e quanto il rischio che esso stesso finisca per volere di calamità naturali sia imminente.

E stando su tale premessa Resta con me sfoggia tutta la sua riuscita, pur sempre scontato nel lato emotivo/sentimentale della vicenda, ma imprevedibile nei risvolti narrativi del caso, che aiutano a renderlo più originale di qualche altro prodotto analogo.

Aiuta alla causa la presenza di una Woodley protagonista assoluta, sulle cui spalle si regge l’intera visione; una performance la sua che vale almeno il prezzo del biglietto, assecondata da un Claflin più sacrificato, ma adeguato per lo spessore realistico da dedicare al suo Richard.

Perché in fondo a tutto non scordiamoci che prima di essere un survival movie, ed al contempo una storia romantica, Resta con me è innanzitutto la commemorazione di un “vero amore” che mai morirà.

Mirko Lomuscio