Parasitic twin: recensione

Nonostante il panorama cinematografico italiano più blasonato sia ricco di commedie e drammi, nel sottobosco delle produzioni indipendenti è possibile scorgere la presenza di qualche prodotto più di genere, qualcosa che possa mantenere ancora vivo quel sibilo alternativo proposto al vasto pubblico delle sale cinematografiche; adesso a mostrarsi in tutta la sua anima di film thriller/horror arriva questo Parasitic twin, un piccolo lungometraggio concepito col minimo indispensabile e indirizzato a trasportare gli spettatori in una storia angosciante, traendo liberamente ispirazione da un fatto realmente accaduto.

Dietro il timone di regia di questo prodotto troviamo un esperto direttore della fotografia come Claudio Zamarion, artigiano del settore al lavoro per registi del calibro di Carlo Vanzina ed Ezio Greggio, nonché assistente in svariate produzioni hollywoodiane per conto di autori famosi quali sono Martin Scorsese, Anthony Minghella, Rob Cohen e Renny Harlin, qua al suo esordio registico sotto lo pseudonimo di All Zammi.

La trama segue le vicende di cinque amiche, Jana (Francesca Pellegrini), Maya (Dani Tonks), Sara (Giulia Martina Faggioni), Emily (Anna Butterworth) e Helen (Esmeralda Spadea), conosciutesi in un orfanotrofio, ora in vacanza su un’isola, dopo che una di loro è stata reduce da un importante intervento chirurgico.

La lieta villeggiatura verrà però interrotta da una presenza inquietante, qualcosa legata al passato di una di loro e che non ha intenzione di rimanere in disparte, cercando di uccidere ognuna delle ragazze.

Tante volte, per tirar su un piccolo horror, determinati artigiani si mettono in testa che bastano quei due o tre elementi e utilizzarli al meglio che si può, nonostante il budget irrisorio; con Parasitic twin le intenzioni sembrano nascere da questo principio, salvo però rovinarsi con un vero e proprio ingarbugliamento di tali elementi, frullati e gestiti nel modo più gratuito e caotico possibile.

Va bene giocare di morbosità, atmosfere e scene spaventose, come il nostro cinema di genere anni ’70 sapeva fare, ma in questo esordio di Zamarion si assiste alla sagra del “non senso”, portando avanti la visione tra svariati nudi gratuiti (ogni cinque minuti le protagoniste si denudano per farsi il bagno nelle fonti del luogo) e la presenza di una non ben definita figura femminile inquietante, un risibile incrocio tra una strega e una gattara.

Ed in mezzo a tutto ciò il futile espediente del “gemello parassita”, elemento cardine su cui ruota questo Parasitic twin ed inserito gratuitamente per dare maggiore credibilità al confusionale script steso dal duo Franco Forte (altro nome d’arte?) e Francesco Spagnuolo; insomma come a voler dimostrare che basta poco per poter tirar su un lungometraggio di genere.

Ma l’esordio di Zamarion non è proprio riuscito a riguardo, anzi osservandolo potrete solo che rimanere coinvolti nella noia imperante e nel vuoto narrativo del tutto, aggiungendosi così come altro tassello al sottobosco di genere italiano più malriuscito del momento.

E di titoli poco lodevoli ce ne sono in tal caso, compreso questo Parasitic twin.

Mirko Lomuscio