Nureyev: recensione

In occasione del 25° anniversario della scomparsa dello Zar della danza, del genio ribelle di Rudolf Nureyev, Nexo Digital crea un film-evento per celebrare l’icona, l’uomo che ha saputo innovare, rivoluzionare, elevare il concetto di danza.

Il film inizia con i natali di Nureyev, a Irkutsk nel 1938, da una famiglia molto povera, di origini tartare e come dirà tempo dopo l’Etoile: ‘’Nacqui su un treno nei pressi di Irkutsk’’.

E’ proprio il sangue tartaro, dei guerrieri tartari e non quello russo che delinea i tratti volitivi, il trionfo della volontà che saranno il suo tratto unico e distintivo nel perseguire la sua vera musa: la danza.

Contro il volere paterno, il giovane Nureyev fugge ogni sera da casa per seguire le lezioni di una maestra dalla quale impara le basi del ballo classico.

Il talento è così debordante e totalizzante da farlo divenire, in breve tempo, a soli 19 anni, uno dei più grandi ballerini della Russia.

‘Gli uomini di genio sono meteore destinate a bruciare per illuminare il loro secolo’ – Napoleone Bonaparte – e il giovane Rudolf, inizia proprio dalla Russia, il cammino folgorante che lo porterà ad essere il più grande ballerino di tutti i tempi ed un’icona politicamente scomoda per la Russia.

Non è un caso che proprio nel 1961, Nureyev rifiuti il rimpatrio forzato impostogli dal governo russo, da una tournée in Francia e chieda di rimanere a Parigi, disertando.

Da questo momento in poi, gli sarà vietato rientrare in patria, ma inizierà a scrivere la storia della danza classica prima con la compagnia del Marchese di Cuevas, poi con il Balletto Reale Danese di Erik Bruhn  – suo amatissimo compagno – e con il Royal Ballet di Londra, ove incontrerà la sua adorata Margot Fonteyn con la quale formerà una coppia destinata ad incantare ogni platea del mondo.

Nureyev è sicuramente un’esperienza cinematografica innovativa per l’approccio al racconto biografico della vita dell’artista, perchè si avvale di documenti inediti, tableaux di danza moderna diretti da Russel Maliphant – Royal Ballet – , interviste agli amici più cari di Rudolf Nureyev.

Di sè ebbe a dire:’’ La danza è tutta la mia vita. Esiste in me una predestinazione, uno spirito che non tutti hanno. Devo portare fino in fondo questo destino: intrapresa questa via non si può più tornare indietro. È la mia condanna, forse, ma anche la mia felicità. Se mi chiedessero quando smetterò di danzare, risponderei “quando finirò di vivere.’’

Rudolf Nureyev muore a Parigi nel 1993, all’età di 54 anni, dopo aver contratto l’AIDS anni addietro e sino all’ultimo giorno utile rimase in palcoscenico, senza smettere un solo minuto di vivere il suo destino di genio artistico assoluto.

‘’Il genio è l’altra faccia della magia e il significato della magia è che risulta inesplicabile’’ – Margot Fonteyn – , si può solo tentare di goderla appieno.

Sostenuto dalla Rudolf Nureyev Foundation e dal GAY PRIDE Worldwide, Nureyev è in programmazione nelle sale il 29 e 30 ottobre 2018.

 

Antonia Parini

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